La classifica marcatori delle qualificazioni ai Mondiali 2006
30 Marzo 2021
Se si apre il vocabolario alla lettera L – si, il vocabolario, quello fatto di pagine di carta, non un motore di ricerca – e si cerca il termine “logica”, tra le tante definizioni si può trovare quella del così detto “uso comune”, che recita più o meno così: l’arte di condurre il ragionamento in modo che le idee siano tra loro connesse e si sviluppino con razionale procedimento l’una dall’altra.
Ecco, a rigor di logica, se sei un uomo alto 202 centimetri, pesi 105 chili e porti il 50 di scarpe, potresti essere un’ottima ala nel basket, o magari un grande pallavolista, logicamente, appunto.
Se però il tuo nome è Jan Koller e sei nato a Smetanova Lotha nel 1973, la logica puoi anche capovolgerla.
Da bambino Jan comincia a giocare a calcio, ma non disdegna di praticare anche l’hockey su ghiaccio, sport molto in voga nel suo paese in quegli anni. La sua non è un’infanzia semplice, cresce nella working class cecoslovacca ma quelli sono anni duri in quell’angolo di mondo; vige infatti il Regime Comunista, e per circa trent’anni – ad eccezione del periodo della famosa “Primavera di Praga” alla fine degli anni sessanta – a farla da padrone è l’assenza di democrazia. Negli anni dell’adolescenza, Jan fa parte della squadra della sua città, allenata dal padre, dove mette in mostra delle grandi doti tecniche oltre ad un incredibile strapotere fisico. Qui nasce il soprannome “Dino” che lo ha accompagnato per tutta la carriera, è infatti il periodo dove il film più in voga è Jurassic Park, e la grande altezza di Koller porta i suoi compagni a soprannominarlo con l’abbreviativo di dinosauro.
Nel 1994 Dino, ormai ventenne, riceve una chiamata dallo Sparta Praga, club più importante del paese. Logicamente, ogni giovane calciatore cecoslovacco sogna quella chiamata ma, come già abbiamo detto, Koller è uno che la logica la capovolge. Jan è tifoso del Bohemians, club rivale dello Sparta, e questo lo porta quasi a rifiutare la grande occasione di calcare palcoscenici calcistici importanti, salvo poi ripensarci e accettare l’offerta.
I due anni a Praga si rivelano poco proficui sia in termini di presenze che di gol e il gigante ceco decide di migrare all’estero, in Belgio, accettando la proposta del Lokeren. Dopo una prima stagione di adattamento, nelle due annate successive Dino esplode e comincia a segnare senza sosta. Il bottino dice 43 reti in tre stagioni, quanto basta per guadagnarsi la chiamata del più quotato Anderlecht. Anche con la nuova maglia arrivano tantissimi gol, venti nel primo anno, ventidue in quello successivo, numeri certamente importanti, in un campionato più competitivo di quello ceco, ma non ai livelli dei top europei. Per Koller è il momento di alzare l’asticella e di rispondere affermativo alle sirene del Borussia Dortmund.
Gli anni di Dortmund sono il fulcro della carriera di Jan, che con i gialli di Germania gioca complessivamente 138 partite gonfiando la rete 59 volte, ma oltre ai freddi numeri mette in mostra delle doti tecniche fuori da ogni logica – a proposito – per un centravanti di quella stazza, oltre ad un’ottima visione di gioco che gli permette, spesso, di mandare in gol i compagni.
Ormai trentatreenne e acciaccato da un grave infortunio, nel 2006 chiude il suo sodalizio con il Borussia trasferendosi a parametro zero al Monaco, dove milita per due stagioni poco felici sia per lui che per il club. Nonostante l’età non più giovanissima Dino vuole rilanciarsi, e dopo sei mesi nelle fila del Norimberga nel giugno 2008 firma per i russi del Krylja Sovietov, dove resterà per due buonissime stagioni che lo vedranno segnare 16 gol in 46 presenze, prima del definitivo canto del cigno con la maglia del Cannes.
Oltre ad un ottima carriera nelle squadre di club, Koller è stato una colonna della Repubblica Ceca per dieci anni, contribuendo a suon di gol alla qualificazione della Cechia ai mondiali di Germania. Nel giorno del suo quarantottesimo compleanno noi non possiamo esimerci dall’omaggiarlo, per farlo vi regaliamo la classifica dei primi venti marcatori delle squadre europee nelle qualificazioni ai mondiali del 2006.
Troveremo nomi che hanno fatto e continuano a fare la storia di questo sport, altri di cui ci si ricorda forse poco, e anche qualcuno che potrebbe evocarci dolorose memorie.
Robert VITTEK (Slovacchia – 6 gol)
Tolto il dente tolto il dolore. Si, partiamo proprio da lui, il nostro giustiziere in Sudafrica. Il classe ‘82 comincia la sua carriera in patria nelle fila dello Slovan Bratislava, nel 2003 il Norimberga lo acquista per tentare la risalita in Bundesliga, obiettivo centrato al primo anno. Resta in Germania per cinque stagioni, che coincideranno con le migliori della sua carriera. Complici diversi infortuni, dal 2008 comincia un girovagare che lo porta prima al Lille, poi in Turchia e infine al ritorno allo Slovan Bratislava, senza mai tornare ai buoni livelli raggiunti in Germania. Con la maglia della nazionale segna ventitré volte in 82 presenze (secondo miglior marcatore di sempre) tra cui le sei reti messe a segno nelle qualificazioni ai mondiali 2006, non sufficienti però a centrare la qualificazione.
Jon Dahl TOMASSON (Danimarca – 6 gol)
L’unico ad aver avuto il coraggio di rubare un gol a Pippo Inzaghi. A livello di club, il biondo attaccante ha vissuto le sue migliori esperienze in Olanda con le maglie di Herenveen e Feyenoord. La maggior parte di noi lo ricorda però in rossonero, dove arriva nell’estate del 2002 per fare da gregario a Inzaghi e Shevchenko, riuscendo a ritagliarsi spesso delle presenze da titolare complici anche degli infortuni di Pippo e siglando alcuni gol pesanti. Tra le altre maglie indossate, anche le esperienze meno prolifiche con Newcastle, Stoccarda e Villareal. Il suo feeling con la Danske Dynamite nasce fin dall’ Under 16. Segna praticamente in tutte le categorie, confermandosi alla grande anche in nazionale maggiore (miglior marcatore di sempre con 52 gol). Nonostante abbia partecipato a diverse competizioni con la maglia della Danimarca, i suoi sei gol in queste qualificazioni non bastano per ottenere il pass per la Germania.
Andriy SHEVCHENKO (Ucraina – 6 gol)
La carriera del Vento dell’est è più che nota a tutti noi. Uno dei centravanti più forti e completi di sempre, Pallone d’Oro nel 2004. 127 gol in 208 presenze con la maglia del Milan dal 1999 al 2006, in un periodo dove fare gol in Serie A non era affatto facile. Dopo essere andato per due volte vicino alla qualificazione nel 1998 e nel 2002, Sheva riesce a trascinare il suo popolo alla prima, e fin’ora unica, partecipazione ai mondiali nel 2006, grazie ad un girone di qualificazione praticamente perfetto, dove contribuisce con sei gol. I gialloblu arrivano fino ai quarti di finale di quella rassegna iridata ( 2 gol per lui) prima di arrendersi davanti ad un’Italia ormai spedita verso il successo. Per Andriy in totale saranno 48 i gol in nazionale, miglior marcatore, inutile dirlo.
Tomas ROSICKY ( Repubblica Ceca – 6 gol )
Se il tuo soprannome è Il Piccolo Mozart, di certo non è un caso. Chi sa cosa ci avrebbe potuto regalare senza tutti quei problemi fisici che ne hanno irrimediabilmente rallentato l’ascesa. Nonostante una carriera piena di infortuni, Rosicky dispensa magie con le maglie di Sparta Praga, Borussia Dortmund e Arsenal, vincendo qualche trofeo in campo nazionale. Con la maglia della Repubblica Ceca partecipa a quattro europei e un mondiale, per un totale di 105 presenze e 23 reti. E’ proprio lui a sancire la qualificazione al mondiale dei cechi, grazie al gol nella gara di ritorno dello spareggio contro la Norvegia. E’ contemporaneamente il più giovane (2000) e il più vecchio (2016) ad aver partecipato alla fase finale di un Europeo nelle fila della Repubblica Ceca.
Eidur GUDJOHNSEN (Islanda – 6 gol)
Ai giocatori di PES potrebbe scendere una lacrimuccia. Come biasimarli. Per gran parte della sua carriera Gudjohnsen è stato l’emblema dell’Islanda calcistica. Fa il suo esordio nel calcio dei grandi nel 1993 nel Valur, da lì in poi sarà un ventennio di esperienze in giro per l’Europa, con Chelsea (2000 – 2006) e Barcellona (2006 – 2009) a fare da punti cardine di una carriera caratterizzata da un buonissimo feeling con la rete avversaria. In nazionale gioca 88 volte timbrando il cartellino in 26 occasioni. Nonostante i soli quattro punti dell’Islanda in quel girone di qualificazione ai mondiali, Eidur segna sei delle quattordici reti della sua nazionale nelle dieci gare disputate. Alla veneranda età di trentotto anni fa in tempo ad esordire nella fase finale di una competizione per nazionali giocando due spezzoni di partita a Euro 2016.
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