Il 1976 è decisamente l’anno che ha regalato più campioni al mondo del calcio
26 Settembre 2021
Se ipoteticamente il 1976 fosse una persona a noi vicina, siamo ben certi che ad ogni capodanno gli porteremmo le Ore Liete. Quei biscottini che tanto hanno contribuito alle nostre carie non sarebbero che il minimo tributo ad un anno che ci ha fatto cariare il cuore con la dolcezza e l’unicità dei talenti che, sotto la sua egida, sono venuti alla luce.
Effettivamente, dando un’occhiata a quanto accaduto fra il 1° gennaio ed il 31 dicembre del 1976, oltre ai fatti di cronaca che popolano le pagine dei quotidiani – e quell’anno fu particolarmente irrequieto – ogni giorno, possiamo ben notare come in quei 365 giorni la “Provvidenza” fu particolarmente provvida (perdonateci il bisticcio, ma siam certi che lo farete), distribuendo talenti in giro per il mondo. Concentrandosi particolarmente sulla nostra Capitale. Scorriamo insieme la classifica e scoprirete il perché.
25. Rigobert SONG

È il recordman di presenze con la maglia dei Leoni Indomabili del Camerun. Eppure in Italia lo si ricorda principalmente per il suo fulmineo passaggio alla Salernitana dopo l’estate dei Mondiali di Francia ’98. I dirigenti granata scommisero forte su quello che, dati alla mano, risultava essere uno dei prospetti più interessanti del Continente Nero: due tornei iridati alle spalle e quattro campionati di Ligue 1. Una sua rete all’esordio ammutolisce l’Olimpico e, soltanto dopo tre partite, Rigobert saluta l’Arechi per andare ad Anfield Road e vestire la maglia del Liverpool. È stato bello finché è durato.
24. Pavel PARDO

Per chi avesse mai bisogno di un ripasso sul concetto di inossidabilità, basterebbe avere il credito sufficiente per una chiamata intercontinentale e chiedere lumi a Pavel Pardo. Il centrocampista messicano è umano, ma la sua anima sembra essere stata forgiata nell’acciaio. Per quasi quindici anni ha vestito la maglia del Messico, accumulando quasi 150 gettoni. Tutta la carriera di Pavel si è svolta in patria, eccezion fatta per un biennio europeo in quel di Stoccarda dove, appena arrivato dopo i Mondiali tedeschi, alza al cielo il Meisterschale. Non sarà certo un caso.
23. Anders SVENSSON

Così “invisibile” eppure così indispensabile. Ecco cos’è Anders Svensson per la Svezia se si dovesse sintetizzare in poche righe quel che è stato per la sua Nazionale. Mentre l’attenzione si è catalizzata negli anni sul gigante di Malmö, in mezzo al campo il capitano dell’Elfsborg ha dettato i tempi per ben quindici anni. Senza mai fermarsi. Con le sue 148 presenze con la maglia dei Blågult, Svensson è il primatista inarrivabile, avendo anche superato un monumento gialloblù come Thomas Ravelli.
22. Juan Pablo SORIN

Sebbene le sue due esperienze italiane non siano memorabili (eufemismo), il terzino sinistro dell’Argentina si è distinto come uno dei migliori interpreti nel suo ruolo. Dopo esser esploso giovanissimo nell’Argentinos Juniors, fallisce l’esperienza con la maglia della Juventus. Per questo il River Plate scommette forte su di lui e fa bene: sono ben quattro i campionati vinti con i colori dei Millonarios. È una colonna dell’Albiceleste e dopo le nuove tappe nel Vecchio Continente fra Lazio, Barcellona e Paris Saint-Germain, riesce a scrivere le pagine più importanti nella storia del Villarreal, conquistando la finale di Champions League.
21. Gabor KIRALY

Il pantalone più amato al mondo. Impossibile dimenticare le sue gesta fra i pali di una lunghissima carriera, fatta di record e di primati, tra la madrepatria Ungheria, la Germania e l’Inghilterra. Ha disputato quasi novecento partite ufficiali, diventando un’icona nel suo Haladas, con l’Hertha Berlino e il Monaco 1860. Nel 2016, a quarant’anni suonati, ha finalmente esordito nel campionato europeo, diventando anche il debuttante più “stagionato” nella storia della competizione. Viva Gabor!

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