I 25 giocatori più forti che hanno partecipato ad un nostro raduno
30 Ottobre 2021
Gotthold Ephraim Lessing, scrittore e drammaturgo tedesco, tra i principali esponenti dell’Illuminismo letterario e filosofico tedesco, uno che insomma di nostalgia ne sapeva parecchio diceva che “L’attesa del piacere è essa stessa il piacere” e allora, nell’attesa di farvi conoscere ulteriori dettagli circa il prossimo raduno di Reggio Calabria, quando potremo finalmente rivederci sui coloratissimi spalti del Granillo, abbiamo pensato di stilare la classifica dei 25 migliori giocatori che hanno partecipato ai nostri raduni (speriamo non si offenda nessuno), visto che hanno partecipato (per ora) 105 giocatori ai nostri raduni.
Quindi chiediamo scusa a prescindere.
Forse è questo il miglior antipasto in preparazione del prossimo incontro che ci vedrà protagonisti in Calabria, a pochi passi dal Chilometro più bello del Mondo. In attesa di ammirarlo e passeggiarvici, celebriamo i campioni che hanno rallegrato i nostri eventi passati. Ecco quelli che, secondo noi, sono stati i cinquanta top-player che hanno partecipato ai nostri raduni. In attesa di aggiornare la lista.
25. Diego FUSER
Fra i pochi ad aver militato sia nella Lazio, dove sarà anche capitano, sia nella Roma, seppur con poche presenze durante quest’ultima. Nel mezzo anche una fantastica esperienza a Parma dove alza la Coppa UEFA. Autentico pupillo di Zoff che, dopo il periodo laziale, lo convoca sempre nella sua Nazionale pur non portandolo con sé a Euro 2000 a causa di un infortunio.
24. Stefano FIORE
Nato come interno di centrocampo, Stefano vivrà il suo periodo migliore di carriera come esterno destro o trequartista. Sono quelli gli anni dove il suo talento fiorisce prima a Parma dove si gode due vittorie in Coppa UEFA, poi a Udine sotto la guida di De Canio, per poi andare alla Lazio da mister Dino Zoff che lo aveva voluto titolare nella sua Italia durante gli Europei del 2000. Memorabile la sua rete – la prima in Nazionale – in occasione della sfida con il Belgio allo stadio Re Baldovino.
23. Mirko VUCINIC
Scoperto da Pantaleo Corvino, che con gli slavi ci ha sempre visto lungo, valorizzato da Zeman in quel Lecce delle meraviglie dell’annata 2004-05, quando Vucinic segnò diciannove reti in campionato. Ecco, Mirko è tutto quello che è il calcio balcanico: genio e sregolatezza, affascinante e trascinante se in giornata, irritante se la luna è storta. Talento vero, ha fatto le fortune anche della Roma e della Juventus, ma nei cuori di tutti Mirko ha la maglia giallorossa a strisce verticali. Non per caso infatti era al raduno di Nardò, e non a caso in molti devono ancora riprendersi da quei momenti di pura commozione. Quella che piace a noi.
22. Luis GARCIA
Pedina fondamentale nel Liverpool di Benitez, che lo strappa al Barcellona per sei milioni di sterline nel 2004. Rafa, che ne aveva conosciuto le qualità a Tenerife dopo la cantera blaugrana, lo mette al centro del progetto e lui non si fa pregare. Gol alla Juventus di Buffon ai quarti, gol al Chelsea in semifinale e un secondo tempo da protagonista col Milan a Istanbul. Un vero beniamino dei tifosi dei Reds.
21. David ALBELDA
Il centrocampista è primatista di presenze con il Valencia (101)nelle competizioni UEFA per club. Albelda è un po’ il padrino della compagine bianconera: ne vede la crescita esponenziale e assiste alle sue “cadute” senza mai abbandonare la nave. Un capitano vero, un’istituzione per i tifosi del Mestalla.
20. Simone PERROTTA
Cresciuto nelle giovanili della Reggina, viene acquistato giovanissimo dalla Juventus dopo tre ottimi campionati con i calabresi. Tuttavia, esplode prima nel Bari di Fascetti, per poi consacrarsi definitivamente grazie alla favola del Chievo Verona di Campedelli. È suo, inoltre, il primo gol in Serie A della matricola clivense nel 2001 all’Artemio Franchi di Firenze. Nel 2004 si trasferisce sulla sponda romanista del Tevere. Giocherà nove stagioni all’Olimpico, divenendo una bandiera giallorossa, oltre a rivelarsi un ottimo trequartista in grado di dare equilibrio al 4-3-1-2 di Spalletti. Lo stesso farà in Germania nel 2006 nell’Italia di Lippi, arrivando ad alzare al cielo la Coppa del Mondo.
19. Damiano TOMMASI
Nel 2001, l’anno dell’ultimo scudetto della Roma di Totti, Montella, Batistuta, Samuel, l’allora allenatore dei giallorossi Fabio Capello lo definì, senza dubbio, come il giocatore più importante della rosa. Dopo grandi stagioni in riva al Tevere, nell’estate del 2004 riporta un gravissimo infortunio al ginocchio e per riconoscenza verso la società rinegozia il suo contratto firmandone uno con uno stipendio al minimo sindacale. Gesti che fanno comprendere quale sia la pasta dell’uomo. Anima candida dentro e fuori dal campo.
18. Mario STANIC
Sono quattordici gli anni di differenza tra Stanic e Mandzukic, ma i due hanno molte cose in comune: la nazionalità, il nome di battesimo e la stazza. Ma soprattutto il fatto di poter sempre contare sul proprio spirito indomito quando la partita si fa bollente: averli dalla propria parte è sempre un bene. Pur nascendo come esterno destro, grazie alla sua fisicità e intelligenza, risulterà un prezioso jolly offensivo, soprattutto negli anni tra il 1996 e il 2000 a Parma, dove vincerà anche una Coppa UEFA. Raggiunge uno storico terzo posto con la sua nazione ai Mondiali francesi del 1998 con la sua Croazia.
17. Julio BAPTISTA
Il suo soprannome – La Bestia – non lasciava spazio a particolari interpretazioni: 187 centimetri di altezza per 85 chili di peso. Potente e scattante. Julio Baptista era uno di quei giocatori che, se in giornata, era impossibile da marcare. La sua progressione tutta di potenza poteva farlo rassomigliare a un intercity complicato da bloccare. A Roma non lo si è visto brillare come avrebbe potuto, avendogli dato fiducia dopo le parentesi Siviglia, Real Madrid e Arsenal. Il suo problema cronico è sempre stato rappresentato dalla continuità di rendimento, ma ritrovarselo davanti non dev’essere stata mai una bella sensazione per nessun difensore.
16. Gaizka MENDIETA
Dopo due finali di Champions League perse con quel Valencia spettacolare allenato dall’Hombre Vertical, Hector Cuper, viene eletto miglior giocatore della competizione in entrambe le stagioni terminate ad un passo dalla Coppa dalle grandi orecchie, stabilendo quasi un unicum. Di quella squadra è capitano, geometra, incursore, finalizzatore e filtro. Insomma, Gaizka fa tutto e incanta l’Europa. Dopo la cessione di Nedved alla Juventus, la Lazio punta tutto su di lui: è il crack del mercato di Cragnotti nel 2001 che lo acquista per quasi novanta miliardi di lire. All’Olimpico, tuttavia, atterra un calciatore che non riesce ad esprimersi come fatto negli anni precedenti al Mestalla e, dopo un solo anno, viene ceduto al Barcellona prima del suo buen retiro in quel di Middlesbrough.
15. SERGINHO
Il concorde rossonero, anni su quella fascia sinistra, i suoi movimenti erano geometrici, gli assist in Champions League per Pippo Inzaghi nel 2002/03 hanno fatto impazzire le difese europee, e quella consacrazione del Derby di Milano vinto 0-6.
Al raduno si è andato a conquistare prepotentemente la fascia sinistra e chissà se la lascerà a qualcuno l’anno prossimo.
14. Sebastien FREY
Alzi la mano chi in quegli anni non avrebbe voluto essere un po’ Frey. Personaggio eccentrico, maglie sgargianti, look alla moda, un francese molto italianizzato. In porta come nella vita. Parate spettacolari e grande tecnica anche con i piedi. A Parma raccoglie l’eredità non proprio leggera di una legenda come Buffon senza farlo rimpiangere, mentre a Firenze vivrà altri anni magnifici di una carriera vissuta sempre al massimo.
13. Christian KAREMBEU
L’iconico canaco, soprannominato Cane Pazzo, nei primi anni ’90 si fa conoscere nel Nantes dei Ragazzi Terribili: con lui, infatti, ci sono Makelele, Loko e Cauet. Spadroneggia a centrocampo e con la maglia gialloverde dei Canaries vince il campionato francese nel 1994-95. Le sue prestazioni giungono sul taccuino degli osservatori della Sampdoria che lo acquistano al termine dell’estate per affidargli le chiavi del centrocampo. Brilla particolarmente nelle due stagioni in blucerchiato, tanto da convincere il Real Madrid ad acquistarlo nel 1997. I Blancos, dunque, ricompongono il tandem con Seedorf che, due campionati addietro, avevano fatto faville al Luigi Ferraris. Ma non si scherza neanche al Santiago Bernabeu. Tant’è che a fine stagione entrambi alzeranno la Champions League sotto al cielo di Amsterdam.
12. Faustino Hernan ASPRILLA
È sua una delle esultanze più iconiche degli anni ’90: le sue capriole fanno innamorare il Tardini e permettono al Parma di risultare protagonista con le vittorie della Coppa delle Coppe (1993), pur non giocata a causa di un taglio ad un polpaccio procuratosi per cause ancora da definirsi in Colombia, della Supercoppa nel 1994 e della Coppa UEFA nel 1995. Il Polpo lascerà un ricordo indelebile negli occhi di tutti gli appassionati gialloblù.
11. Dino BAGGIO
A Bruno Pizzul era sufficiente chiamarlo Dino. Non sappiamo quanto gli sia servito per scrollarsi di dosso il peso di quel cognome che porta, ma è certo che quelle due sillabe evocano in noi emozioni difficilmente ripetibili. Dino è stato uno dei migliori centrocampisti della sua generazione: cresciuto nel Torino, dopo un veloce passaggio all’Inter, viene ingaggiato dalla Juventus di Trapattoni. Dopo due anni in bianconero, giunge a Parma dove tocca le vette più alte della sua carriera, alzando al cielo due Coppe UEFA, dopo quella vinta con i piemontesi nel 1993.
10. Predrag MIJATOVIC
Il serbo è fra le punte più temute della fine degli anni ’90. A Valencia nella stagione 1995-96 realizza ventotto reti in quaranta partite, tanto da attirarsi le attenzioni del Real Madrid con cui vincerà tutto: sarà lui a decidere la finale di Champions League del 1998 ai danni della Juventus. Chissà se, anche per questo, nel 1999 viene acquistato la Fiorentina. All’Artemio Franchi non saprà ripetersi come fatto in terra spagnola, tuttavia dà il suo contributo per la vittoria in Coppa Italia nel 2000-01.
9. ALDAIR Nascimento dos Santos
Colonna portante della difesa romanista e della Seleção per più di un decennio, sarà lui a cedere la fascia all’emergente Francesco Totti. Pur non essendo propriamente rapidissimo, eccelle in tutto il resto: difensore molto tecnico abile nel gioco aereo, ma soprattutto grandi doti da leader. Il 2 giugno del 2003 in occasione della partita tra Roma e Brasile, la società giallorossa decide di ritirare la maglia numero 6 in suo onore. La stessa tornerà ad essere assegnata nella stagione 2013-14 sotto richiesta dello stesso Pluto.
8. Gianluca ZAMBROTTA
Dove lo metti, sta. Gianluca è un centrocampista-attaccante laterale che si mette in luce nel Bari di Fascetti dopo ottimi campionati nelle serie inferiori con la maglia del Como. In quel Bari dalla carta d’identità giovanissima agli ordini di Fascetti, si rivela per la sua grande corsa e duttilità, tanto da convincere la Juventus ad acquistarlo. In bianconero, Zambrotta farà l’esterno nel centrocampo a cinque, l’ala nella mediana a quattro e la mezz’ala in quello a tre elementi, finché mister Lippi non decide di schierarlo terzino. E sarà un’intuizione geniale: sarà proprio in quella posizione che Gianluca si toglierà le soddisfazioni più grandi della carriera. Dagli Scudetti con Juventus e Milan, al Mondiale del 2006 vissuto da assoluto protagonista.
7. Fernando MORIENTES
Che giocatore, amici! Una punta dotata di un fisico poderoso e di un’eleganza di altri tempi. A Madrid, El Moro fa coppia fissa con Raul e la bacheca del Santiago Bernabeu dev’essere rinforzata sempre di più. Anche grazie ai suoi gol, il Real fa incetta di trofei. Con l’arrivo di Ronaldo Il Fenomeno – fresco campione del Mondo – vede ridursi notevolmente negli impieghi e nel 2003 accetta l’offerta del Monaco e in Costa Azzurra. Lo spagnolo non tradisce le attese e trascina a suon di gol i transalpini alla finale di Champions League, contribuendo alla clamorosa eliminazione della sua ex squadra nei quarti di finale.
6. Alvaro RECOBA
Se Cristo si era fermato a Eboli negli scritti di Carlo Levi, i cuori di molti appassionati si sono fermati in quel freddo pomeriggio di Empoli. Non ce ne voglia Carmine Esposito che al terzo minuto portò avanti i suoi: tutti gli amanti del pallone, quel 25 gennaio 1998, si sfregarono gli occhi davanti a quella prodezza dell’uruguagio da quasi cinquanta metri che sorprese Roccati e fece il giro del mondo. Vedere El Chino valeva da solo il prezzo del biglietto. Nonostante spesso sia stato fermato nella sua ascesa all’Olimpo del calcio da una continuità dura da trovare, o penalizzato dagli equivoci tattici di alcuni suoi allenatori, Recoba non può non occupare un posto privilegiato nel Pantheon degli amanti del bel gioco.
5. Hernan Jorge CRESPO
Quando si parla di bomber non si può non fare il suo nome. Tra River Plate e Parma segna gol a raffica. Bisognerà attendere un po’ per vederlo ripetere allo stadio Tardini le imprese compiute con la maglia dei Millonarios. Tuttavia, quando l’argentino si ritrova davanti ai portieri avversari, spesso e volentieri sono dolori. Sarà anche per questo che Cragnotti nel luglio del 2000 sborsa l’incredibile cifra 110 miliardi di lire per portarlo alla Lazio: un acquisto che per anni rimane il più oneroso nella storia italiana.
4. Edgar DAVIDS
Nel 1996, approfittando della nuova legge Bosman, il Milan fa il colpaccio e tenta di nuovo la fortuna pescando nuovi talenti in Olanda. Dopo il trio delle meraviglie composto da Van Basten, Gullit e Rijkaard, la dirigenza rossonera attinge a piene mani dal vivaio dell’Ajax portandosi a casa Reiziger e Davids, mentre nella sessione successiva arrivano anche Kluivert e Bogarde. Tutti e quattro, purtroppo, si rivelano dei buchi nell’acqua. Il Pitbull, però, non si è certo arreso di fronte al primo ostacolo e, durante la sessione autunnale di mercato del campionato 1997-98, viene frettolosamente ceduto alla Juventus. Beh, a Torino, Edgar diventa leader dello spogliatoio, rivelandosi uno dei migliori interpreti nel suo ruolo su scala mondiale.
3. Juan Sebastian VERON
«Io lo so dal primo tocco se quel giorno il pallone in campo mi è amico o no. Se lo è, so che posso fare qualunque cosa, rischiare qualunque tipo di giocata. In caso contrario, posso anche chiedere il cambio dopo dieci minuti». In poche righe si riassume della carriera di Juan Sebastian Veron, figlio d’arte soprannominato La Brujita – così come il papà, colonna dell’Estudiantes fra gli anni ’60 e ’70, Juan Ramon La Bruja – che a cavallo dei due millenni saputo illuminare con la sua classe il gioco di Sampdoria, Parma, Lazio e Inter. Ma quando il pallone gli era amico. Per nostra fortuna, il rapporto con la sfera di cuoio si è rivelato figlio di un reciproco amore.
2. Fernando HIERRO
Le dieci cose da vedere a Madrid sono: Museo del Prado, Museo Reyna Sofia, Museo Thyssen, Palazzo Reale, la cattedrale dell’Almudena, Plaza Mayor, Puerta del Sol, Parco del Buon Retiro, il Santiago Bernabeu, Fernando Hierro. Lo storico capitano delle Merengues, infatti, può tranquillamente assurgere al rango di monumento. Ha dato tutta la sua carriera per la Casa Blanca, distinguendosi praticamente in tutti i ruoli che ha ricoperto negli anni. Eccelle, grazie alle sue doti da leader, nelle vesti di regista arretrato, sulla linea della difesa, rappresentando quasi una sorta di prototipo per i nuovi difensori moderni.
1. Alessandro DEL PIERO
Il primo posto non poteva che essere suo. A soli ventuno anni brevetta il suo “tiro alla Del Piero”, facendone un vero e proprio marchio di fabbrica. La sua invenzione è tanto letale per gli avversari, quanto decisiva nella ricorsa della Juventus alla Champions League che si conclude nella meravigliosa serata dell’Olimpico. Alex è stato una vera bandiera della Vecchia Signora. Ma non solo: Del Piero è uno dei pochissimi giocatori amati e rispettati anche dalle tifoserie avversarie. Un signore di sport, sia dentro che fuori dal campo. Se rivedendo il suo gol a Berlino non vi vengono le lacrime agli occhi, siete sulla pagina sbagliata.
Secondo voi, chi riuscirà ad entrare in questa classifica nei prossimi raduni?
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