Privacy Policy I trenta terzini sinistri italiani che abbiamo avuto almeno una volta al Fantacalcio

I trenta terzini sinistri italiani che abbiamo avuto almeno una volta al Fantacalcio

2 Ottobre 2021

Come tutti ricorderanno e sapranno, il fantacalcio deve le sue origini a Riccardo Albini che a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, ideò questo gioco che ebbe poi la sua definitiva consacrazione (dopo le prime prove e le prime pubblicazioni) nell’estate del 1994. “La rosa” in mano, sotto l’ombrellone, con una bibita fresca e via a cercare di studiare la giusta strategia, i giusti acquisti, quanto più in anticipo possibile, prima dell’inizio del campionato. Chiaramente, nel fantacalcio, un ruolo fondamentale viene svolto dai difensori. Obiettivo primario, generalmente, è quello di spendere il meno possibile, specialmente in difesa per poi puntare tutto sugli attaccanti. Ma la prerogativa di base per i difensori era anche un’altra. Salgono? Spingono? Insomma, te li ritrovi in attacco? Ecco allora che i terzini assumevano un valore strategico importantissimo, pronti a regalare bonus di assist, o addirittura di gol, che nell’arco di una “fanta-stagione” potevano fare la differenza. Se poi erano in grado anche di calciare i rigori o le punizioni, era fatta davvero.  

Ma quindi, quali sono stati i terzini italiani che maggiormente hanno fatto parte delle nostre rose al fantacalcio? Noi ne abbiamo selezionati trenta, a partire dal campionato di Serie A 1994-95 e stiamo parlando esclusivamente di terzini sinistri, proprio nel giorno del compleanno di uno dei più apprezzati nel massimo campionato italiano: Gianluca Falsini.

Dall’elenco stilato sono stati, volutamente, esclusi i grandi nomi, da Maldini a Grosso e Zambrotta, passando per i vari Amedeo Carboni e Antonio Benarrivo o Giuseppe Favalli, ma anche i più “recenti” Spinazzola, Biraghi e Molinaro, rientrato quest’anno in A con il Venezia. Naturalmente vogliamo sapere i vostri terzini sinistri italiani, gli imprescindibili della vostra fata-rosa. Quelli sui quali avete scommesso solo voi, però.

Giovanni MARCHESE

Il terzino sinistro scuola Torino rappresenta il classico esempio dell’elemento imprescindibile per la squadra: svolge in modo inappuntabile il suo compito, non “svetta” come qualche altro collega, ma quando non c’è, tutti quanti si accorgono della sua mancanza. Cresce nel vivaio granata, ma è con il Catania che trova le sue più grandi soddisfazioni. Con i rossazzurri Marchese disputa più di 150 partite fra Serie A e C, mettendo a referto anche tre annate con la maglia del Genoa. Durante le gestioni di Montella e Maran all’ombra dell’Etna, Marchese disputa le sue migliori stagioni, segnando anche cinque gol.

Felice CENTOFANTI

Non ce ne vogliano i “puristi”, ma come si fa a non avere nel nostro novero un mito che cammina come Felice Centofanti? Il Breitner del Teramano ha calcato i campi della massima serie in poche occasioni: con l’Ancona nel 1992-93 e con l’Inter nel 1995-96, ricoprendo il ruolo di vice-Roberto Carlos in coabitazione con Pistone. Veste la maglia numero 9, eppure svaria sulla fascia sinistra a tutto campo, mettendo in mostra doti tecniche e balistiche niente male. Basti chiedere informazioni a Tacconi oppure a Toldo, portieri che hanno subito due reti da cineteca firmate dal caro Felice. La sua carriera, poi, ha fatto faville in Serie B, vestendo le maglie di Genoa e Ravenna.

Marco PISANO

Esordisce quando ha appena compiuto ventuno anni nel Brescia. Alle sue spalle ha soltanto due campionati di Serie C1 con le maglie di Ascoli e Taranto, ma Carlo Mazzone intravede in lui del potenziale. E, come spesso accade, Carletto non sbaglia. Il ragazzo viene impiegato con sempre maggior regolarità dal tecnico romano, tant’è che nell’estate del 2004 viene acquistato dalla Sampdoria che vede nel ragazzo che milita nell’Under 21 un investimento per il futuro. L’ascesa con Novellino in panca è così esponenziale che conquista estimatori in giro per l’Italia. Nel 2006 è chiamato a non far rimpiangere la partenza di un neo-campione del Mondo come Fabio Grosso, ceduto all’Inter: lo ingaggia, infatti, il Palermo. Nonostante siano partiti dei veri e propri pezzi da novanta, mister Guidolin riesce a far rimanere il Palermo nella scia delle grandi. Tuttavia, un finale di stagione non all’altezza delle aspettative lo relega nel giro di poco tempo nelle retrovie. Sembra riprendersi parzialmente con la casacca granata del Torino, ma Marco pian piano scompare dai radar, fino al ritiro giunto all’età di trentadue anni.

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