Il vivaio del West Ham è il più prolifico del calcio inglese?
6 Ottobre 2021
Il settore giovanile del West Ham è considerato tra i più prolifici del calcio inglese, ma c’è una generazione in particolare che è stata capace di distinguersi più di altre. A cavallo tra gli anni ’90 i primi albori del nuovo millennio, i prodotti del vivaio Hammers hanno letteralmente spiccato il volo, arrivando a costituire per anni la spina dorsale della nazionale inglese. Quella stessa selezione di fenomeni che tanto ha stupito per la qualità delle giocate, quanto poi deludere per essere riuscita a chiudere il suo percorso senza neanche un briciolo di trofeo. Oggi però non è tempo di rimpianti. Jermain Defoe, spegne la candelina numero 39, e non potevamo che omaggiare il suo compleanno con la Top Ten dei giocatori più forti usciti dalle giovanili del West Ham United. Una squadra incredibile che, sospinta dall’eccezionale fiuto del gol del suo bomber è arrivata addirittura a vincere la Coppa Intertoto del 1999. Se volete tornare ad emozionarvi scorrete la lista. Fidatevi. Non ve ne pentirete.
Jermaine DEFOE

Comincia a farsi notare con le giovanili del Charlton, con cui decide di rompere per firmare il suo primo contratto da professionista con il West Ham. È proprio con gli Hammers – con cui esordisce nel ’99 – che conclude la sua formazione calcistica per poi iniziare a dimostrare tutto il suo valore al Bournemouth. È un anno di transizione, perché la stagione successiva esplode definitivamente facendo innamorare il pubblico dell’Upton Park. Gioca due anni e mezzo strepitosi che gli valgono la chiamata del Tottenham. Gli Hotspur sono il trampolino di lancio che aspettava da tempo, e nelle undici stagioni complessive in maglia bianca si realizza in ambito internazionale, conquistando perfino la tanto ambita casacca della nazionale. La storia con il Tottenham si interrompe solo per la breve parentesi al Portsmouth, mentre adesso – dopo un ritorno al Bournemouth e un passaggio con Toronto e Sunderland – veste la divisa del Glasgow Rangers.
Michael CARRICK

Nonostante le iniziali difficoltà sulle condizioni fisiche precarie, il percorso di crescita di questo incredibile mediano non subisce, per fortuna, arresti. Anzi, tutt’altro. Dopo due stagioni tribolate, Carrick comincia a raccogliere i frutti della sua determinazione, vincendo da protagonista la FA Youth Cup del 1998-99. È già maturo per fare il salto nel calcio dei grandi, ma la dirigenza del West Ham United sceglie di cederlo in prestito prima allo Swindon Town e poi, per soltanto un mese al Birmingham. Ma quando rientra agli Hammers si impone nel suo ruolo come uno dei giovani più promettenti del panorama inglese. Sulla linea mediana è una diga invalicabile, dimostra una grande lettura tattica della partita ed anche se vede poco la porta è capace di sfornare un buon numero di assist. Le quattro stagioni al West Ham sono davvero ad altissimi livelli e, dopo il biennio successivo con la maglia del Tottenham, diventa per dodici anni un pilastro insostituibile del Manchester United.
Joe COLE

La sua era qualità sopraffina ad altissimo livello. Con la palla tra i piedi era capace di inventare assist di pregevolissima fattura, con colpi di classe ascrivibili solo a chi, sulla trequarti, poteva affinare la visione di gioco con rapidità e dribbling. Il West Ham si accorge ben presto delle sue enormi capacità e lo porta in prima squadra a ridosso della maggiore età. Alla prima stagione conta otto gettoni di presenza, mentre dall’anno successivo diventa già una pedina titolare degli Hammers, vincendo perfino la Coppa Intertoto. Il passaggio al Chelsea è conseguente alla retrocessione del West Ham in Championship, con i Blues si fa conoscere a livello internazionale e in sette stagioni porta in bacheca tre campionati, tre Coppe d’Inghilterra, due Community Shield e due Coppe di Lega. Tornerà a far sognare il pubblico dell’Upton Park nel gennaio 2013, anche se solo per un biennio, dopo una sosta al Liverpool e al Lilla. Chiude infine con i colori di Aston Villa, Coventry City e Tampa Bay Rowdies.
Frank LAMPARD

Raccontare la sua grandezza in poche righe è impossibile. Non si può diventare una leggenda dei Chelsea senza avere le stigmate del predestinato. Lampard non era un semplice centrocampista, ma un calciatore totale. Nel senso più assoluto del termine. Sublime nel difendere come per impostare, splendido nel dettare i tempi di gioco e così eccellente negli inserimenti da dietro in area di rigore. Con la prolificità di un attaccante puro. Ma prima di tutto questo, Lampard, regalò tutte le peculiarità del suo immenso talento alla casacca del West Ham, la stessa squadra con cui il padre viene considerato ancora oggi una colonna portante della storia degli Hammers. Alla corte dell’Upton Park vi gioca per sei stagioni – a seguito del debutto con lo Swansea nel 1995 – contribuendo e non poco, con le sue giocate, alla vittoria della Coppa Intertoto nel 1999.
Rio FERDINAND

Il suo nome resterà legato per sempre a quello del Manchester United, dove in dodici stagioni si erge come uno dei difensori centrali più forti della storia del calcio. Rude e tignoso nei contrasti, bravo nell’anticipo e con un imperante colpo di testa con cui sovrastava il diretto marcatore. Entra nelle giovanili del West Ham nel 1993 e soltanto due anni dopo firma il primo gettone in Premier League, giocando contro lo Sheffield gli ultimi cinque minuti. Nell’annata seguente, nonostante le ottime prestazioni – condite da due gol – viene mandato a farsi le ossa al Bournemouth, ma una volta tornato alla casa madre diventa immediatamente il centrale titolare della squadra di Redknapp. Il suo apporto è di quelli decisivi, fa parte anche lui della squadra vittoriosa della già citata Coppa Intertoto, un trofeo con cui saluta l’Upton Park per vestire la maglia del Leeds per un trasferimento da record per il calcio inglese. Due anni dopo inizia la storia d’amore con i Red Devils, chiude infine con la divisa del Queens Park Rangers.
John TERRY

La decisione di indossare i colori del Chelsea ad appena 14 anni, durante il percorso di formazione giovanile, si rivelò una svolta per la carriera di Terry. Ma se professionalmente parlando la scelta fu quanto di più illuminante, per la famiglia del roccioso difensore centrale non fu una teoria altrettanto condivisibile. Anzi, tutt’altro. In casa Terry si professa la fede del West Ham. Una ossessione che portò successivamente il padre e lo zio del capitano dei Blues ad offenderlo pesantemente durante il Derby di Londra. L’episodio, raccontato dallo stesso Terry, descrive come in Inghilterra l’amore per la maglia sia un valore assoluto da tramandare ai figli, un bene così prezioso da coccolare come la cosa più importante del mondo. Comunque sia, una volta conclusa la storia col West Ham, l’amore con il Chelsea ha consentito Terry ad affermarsi in patria ed in Europa come uno dei difensori centrali più forti della sua generazione, costituendo con Rio Ferdinand lo zoccolo duro della retroguardia della nazionale inglese.
Mark NOBLE

Con oltre 400 presenze è l’attuale capitano degli Hammers, con cui ha debuttato nel 2004 ad appena diciassette anni. Solitamente viene impiegato come mediano, ma nel reparto dei centrocampisti è abile e arruolato ad interpretare qualsiasi ruolo. Con una duttilità che è propria solo dei grandi giocatori. Ha tecnica e visione di gioco, ma allo stesso tempo è dinamico e reattivo nel tamponare le ripartenze avversarie. Prima di affermarsi definitivamente al West Ham United ha dovuto superare il cosiddetto “periodo di apprendistato”. La dirigenza lo manda in prestito prima all’Hull City – dove racimola solo cinque presenze – poi all’Ipswich Town ne colleziona qualcuna in più trovando perfino la via del gol. Una volta terminata l’assestamento con il calcio dei grandi, nel novembre del 2006 rientra alla base e si prende le chiavi del centrocampo continuando a dispensare giocate di gran classe.
Paul INCE

Il West Ham investe fin da subito nelle potenzialità di questo blocco di cemento armato che risponde al nome di Paul Ince. Fisicamente straripante, ma allo stesso tempo abilissimo nel misurare con geometrie chirurgiche i tempi di inserimento. Giocava mediano, all’occorrenza qualche metro più avanti, ma vedeva la porta con grande intelligenza tattica. Si fa notare per le sue qualità già nel triennio con la casacca degli Hammers, Ferguson decide di investire su di lui ricucendogli un ruolo da titolare nel suo Manchester United. Saranno sei le stagioni con i Red Devils, tutte annate ad altissimo livello, interrotte dalla scelta di trasferirsi in Italia alla corte dell’Inter, dove delizia la platea milanese con le sue scorribande poderose. Quella della Serie A sarà un’esperienza breve, due anni dopo torna in patria per giocare con Liverpool, Middlesbrough e Wolverhampton. Chiude, infine, la sua scintillante carriera con i colori di Swindon Town e Macclesfield.
Glen JOHNSON

Nonostante la trafila con il vivaio del West Ham, l’esperienza con la prima squadra degli Hammers avrà vita breve. L’esordio tra i professionisti arriva con il Millwall – in seconda serie – dove fu prestato per qualche mese al fine di temprare fisico ed ossa. Torna alla base, ma i gettoni saranno solo quindici. Adocchiato dallo scouting del Chelsea accetta la corte dei Blues, e in poco tempo spicca il volo come uno dei prodotti più interessanti del panorama calcistica inglese. Dopo il passaggio con il Portsmouth – dove vince comunque la Coppa d’Inghilterra – è con il Liverpool che mostra tutte le sue sconfinate qualità. Con i Reds si ritaglia un posto da titolare, giocando sei stagioni a gran livello, pur riuscendo a vincere soltanto la Coppa di Lega nel 2011-12. Chiusa l’avventura all’Anfield Road si trasferisce per un ultimo triennio allo Stoke City, la squadra dove decide, alla fine, di appendere le scarpe al chiodo.
Kieran RICHARDSON

Con il West Ham compie la trafila giovanile senza mai scendere in campo con la prima squadra. Nel 2001 viene inserito dal celebre Don Balon, nella lista dei 100 calciatori migliori nati dopo il 1983, e difatti il Manchester United non si fa pregare per metterlo sotto contratto. Debutta con i Red Devils l’anno successivo, appena in tempo per venire parcheggiato per qualche mese al West Bromwich Albion. Quando ritorna alla corte di Ferguson fatica a trovare la sua strada, ha qualità importanti ma non riesce ad esprimersi come vorrebbe. È chiuso dalla svariata quantità di nomi importanti e sceglie di ridimensionarsi sposando la causa del Sunderland. Con i Black Cats riesce finalmente a ritagliarsi i suoi spazi, giocando cinque ottime stagioni. Una continuità ritrovata che non riesce a cavalcare una volta lasciata la società biancorossa. Nei quattro anni successivi veste le maglie di Fulham, Aston Villa e Cardiff, City abbandonando il calcio giocato a soli trentadue anni.
di Matteo Galli

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