La rosa della Croazia del ’98 vince per distacco il premio “Astutillo Malgioglio”
2 Novembre 2021
I Balcani hanno vissuto indubbiamente pagine movimentate durante la loro storia recente. In particolar modo se si analizza la sfera politico-culturale, che vedeva convivere nel medesimo lembo di terra svariate etnie e popoli. Una sola cosa li accomunava sotto la solita bandiera e li faceva sentire davvero “vicini”: lo Sport. Le discipline di squadra, fra cui il calcio, hanno rappresentato per decenni una vera ancora di salvezza, una boccata d’aria pura in un periodo infestato da guerre e rivalità.
Infatti, non a caso nel 1992 l’allora Jugoslavia, dovette rinunciare alla partecipazione agli Europei in Svezia, poiché completamente dilaniata dalle guerre interne. Si parlava di una Nazionale candidata alla vittoria, che di talenti ne aveva iosa. Questa parentesi ci sembrava doverosa per raccontare una storia che nasce proprio dalle macerie della Jugoslavia e che di quella patria ha fatto parte fino all’8 ottobre 1991, data dell’effettiva indipendenza: la Croazia.
Se pensiamo ai croati ed il loro legame con il football, ci viene subito in mente una filosofia di calcio che prevede un gioco molto offensivo, dove le barriere e gli schemi difensivi passano letteralmente in secondo piano. “Segnare un goal in più dell‘avversario” è in sintesi il motto di gioco, sul quale i croati – e più in generale le nazionali balcaniche – hanno fondato la loro interpretazione del concetto di kalcija (calcio in croato).
Il Mondiale transalpino del 1998, resta senza dubbio la massima espressione del calcio a scacchi bianchi e rossi, nonché il marchio di una generazione di campioni che ha indelebilmente scritto le pagine di un’epoca: quella della seconda metà degli anni ’90. Divise iconiche, sguardi segnati dal sofferto passato facevano da contorno ad una classe di nomi che, come già brevemente accennato, ha rappresentato l’élite di questo paese: Zvonimir Boban, Davor Suker, Robert Prosinecki, Aljosa Asanovic e tanti altri. Lo ricordano e lo ricordiamo benissimo quel torneo, condotto egregiamente fino a quella fatidica semifinale con i futuri Campioni del Mondo. Ad un passo dal realizzare un sogno che li aveva portati lontano.
Proprio oggi, spegne le candeline uno dei membri di quella storica rosa: Zvonimir Soldo, portentoso capitano dello Stoccarda. A noi è salita una nostalgia fuori dal comune e abbiamo voluto rispolverare le incredibili pagine di quella favola del ’98, iniziata da matricola e terminata da eroi.
Occhio ai nomi, il tasso nostalgico schizza alle stelle.
1. Drazen LADIC
Le chiavi della porta croata durante l’intera competizione sono affidate a lui. Cresce e si forma tra i pali militando in squadre della ex Jugoslavia. Su tutte si annovera naturalmente la sua lunga esperienza alla Dinamo Zagabria con la quale ha militato per ben quindici anni, vincendo numerosi titoli nazionali. Partecipa da titolare agli Europei in terra britannica nel 1996 e ai Mondiali francesi dimostrando tutta la sua qualità, esibendosi in parate ed interventi incredibili. Trascina i suoi fino alla fatidica semifinale contro i padroni casa, dove tuttavia non basterà il perentorio vantaggio di Suker per mantenere vivo il sogno della finale.
2. Petar KRPAN
Non fatevi ingannare dal numero di maglia. Petar, infatti, è un attaccante che in patria si sta facendo notare con la maglia dell’NK Osijek, tanto da meritarsi la considerazione del commissario tecnico Blazevic che gli concede nove minuti iridati: scende in campo in occasione degli ottavi di finale contro la Romania, subentrando a Goran Vlaovic. Dopo la rassegna mondiale, Krpan viene notato dallo Sporting Lisbona che lo acquista, ma con i biancoverdi delude le aspettative, centrando la porta soltanto tre volte in ventinove partite. Viene così ceduto all’União Leiria, dove il rendimento precipita ancor di più. Torna così in patria all’Osijek, per ritrovare la vena smarrita. Chiude nel 2007 all’età di trentatré anni.
3. Anthony SERIC
Nato a Sydney, emigra in Europa seguendo la sua grande passione: il calcio. A notarlo per primo è l’Hajduk Spalato con il quale vive tre stagioni tra il 1996 e il 1999. Le sue prestazioni sempre costanti lo mettono in luce all’Italia. Approda al Verona, passando con gli scaligeri tre annate, prima di arricchire la sua esperienza italiana vestendo le maglie di Brescia, Lazio e Parma. Con gli emiliani totalizza 17 presenze ufficiali in Serie A, prima di salutare definitivamente l’Italia e dirottare la sua carriera tra Grecia e Turchia. Il ritorno nella tanto amata patria, di nuovo con la maglia dell’Hajduk segna la fine della sua esperienza giocata. Nonostante fosse in possesso di passaporto australiano, il cuore batte in modo irrefrenabile per la Croazia. Sceglie di vestire la maglia degli scacchieri e sarà inserito nella lista dei convocati per la spedizione al mondiale transalpino, a quello nippo-coreano e tedesco, senza però mai scendere in campo in nessuna delle tre competizioni.
4. Igor STIMAC
Il difensore è una delle colonne storiche dell’Hajduk Spalato: cresce nel vivaio dei dalmati e, dopo un anno in prestito alla Dinamo Vinkovci, dirige per quattro anni la retroguardia degli Splitski Bili, fino a quando non tenta l’avventura in Spagna nel 1992 con la maglia del Cadice. Due anni con i gialloblù e il ritorno in patria di una stagione, prima dell’approdo in First Division al Baseball Ground con la casacca del Derby County. Dà il suo contributo ai Rams per conquistare la promozione in Premier League, navigando nelle zone centrali della classifica per tre campionati. Nel 1999 il passaggio al West Ham United: dopo due anni con i Claret and Blue, torna in patria per chiudere la carriera a trentacinque anni. Con la maglia a scacchi bianchi e rossi, Stimac gioca cinquanta partite, partecipando da grande protagonista al Mondiale di Francia ’98.
5. Goran JURIC
Cresce calcisticamente nel proprio paese d’origine, approdando nel mondo del professionismo nel 1982, al Velez Mostar. Il suo carisma e la sua aggressività agonistica, lo mettono in luce e nel 1987 viene acquistato dalla Stella Rossa Belgrado, con la quale riesce a togliersi qualche soddisfazione, vincendo due campionati e una Coppa di Jugoslavia. Approfitterà anche di una breve parentesi in Spagna, con la maglia del Celta Vigo, prima di tornare in patria e concludere il suo percorso calcistico. Il commissario tecnico Blazevic lo mette nella lista dei convocati per l’avventura del Mondiale transalpino, dove però non scenderà mai in campo.
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