Ronaldo, l’uomo delle stelle
10 Dicembre 2019
Sembrava proprio che il Maggiore Tom ce l’avesse fatta. Alla base regnava grande entusiasmo: quel viaggio così lungo e pericoloso attraverso lo spazio-tempo era finalmente giunto a destinazione; l’astronave stazionava ormai stabilmente nell’orbita terrestre, pronta ad atterrare.
Dalla base, dissero al Maggiore Tom: «Ora è il momento di lasciare la capsula, se te la senti». Lui esitò per qualche attimo, poi si convinse. Fuori era molto caldo, ma il sole restava nascosto dietro le nuvole. Il Maggiore Tom tolse il casco e respirò a pieni polmoni quell’aria carica di umidità e odori, non più artificiale. Gli piaceva. Con la testa calva imperlata di sudore si avviò, a piedi, verso il nuovo mondo.
Bastò poco. Nessuno aveva mai visto nulla di simile.
Testa e gambe dialogavano secondo paradigmi completamente nuovi; la natura stessa del gioco veniva messa in discussione da quelle finte e da quelle accelerazioni. Il Maggiore Tom pensò che forse sulla Terra si sarebbe potuto fermare per sempre. Correva sull’erba fresca sentendone la fragranza fin dentro a quei buffi scarpini chiodati color argento, che nessuno, in mezzo alle sue stelle, si sarebbe sognato di portare. Le stelle sembrano molto diverse oggi.
Aveva l’impressione di non aver mai vissuto altrove.
I sentimenti dei terrestri nei suoi confronti furono contraddittori. Lo amavano, ma non riuscirono mai a capirlo fino in fondo. Il Maggiore Tom forzava ogni loro limite di comprensione, li costringeva al silenzio. Come dicono nelle galassie oltre la Nebulosa di Andromeda, soffiava via le loro menti.
«No, non è possibile! Quello spazio non c’era un attimo fa, ne aveva tre addosso, non poteva passare!»
«Ma come fa ad andare il triplo degli altri?!»
«È come se il pallone fosse parte del suo piede… »
«Qua finiamo già il primo tempo in 9, come lo fermiamo questo?», si domandarono due grandissimi difensori affrontandolo per la prima volta.
La Terra presentò il conto nella maniera più crudele e prevedibile.
Il Maggiore Tom avrebbe dovuto saperlo; decise di rischiare ugualmente perché si sentiva bene come mai gli era accaduto in vita sua. Ma i corpi umani hanno limiti precisi, derivanti dalla fisica del pianeta. Non è come sulle stelle: esistono confini che non possono superare.
Il Maggiore Tom si spinse all’estremo: ricevette palla in corsa e pattinò sull’erba come solo lui sapeva fare, piegandosi leggermente prima a destra e poi a sinistra. Per un attimo sembrò che la terra, il cielo, il tempo e tutta l’anima del mondo si muovessero insieme a lui in un perfetto accordo. Poi crollò e non riuscì più a rialzarsi.
Il Maggiore Tom, uomo delle stelle, ebbe così la conferma che la Terra non era il suo posto. Né il suo tempo. Per un po’ tentò di non pensarci, di divertirsi ancora, ma non fu più la stessa cosa. Certo, i giornali chiedevano in continuazione che maglietta indossasse; molti ammiratori si aspettavano di trovarlo sul Canale 2 o di scorgerne la luce fuori dalla finestra. Ma il Maggiore Tom, nei suoi pensieri, era già lontano, pronto a riprendere l’astronave, a ridiventare polvere nell’universo infinito. La Terra è blu e non c’è niente che io possa fare, si ripeteva malinconico.
Quasi nell’indifferenza generale, riprese il proprio viaggio il 7 giugno 2011.
Un giornalista inglese riferì di aver avuto un’ultima, breve intervista con lui. Sostenne che il Maggiore Tom lo congedò in pochi minuti e con un’affermazione piuttosto criptica, che riportò per intero: «lasciate che i bambini lo perdano, lasciate che i bambini lo usino, lasciate che tutti i bambini ballino». Purtroppo, non è mai stato possibile verificare la fonte.
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