Privacy Policy Quando era impossibile giocare a calcio senza i baffi: tra tutti questi chi ha il baffo più memorabile?

Quando era impossibile giocare a calcio senza i baffi: tra tutti questi chi ha il baffo più memorabile?

3 Dicembre 2021

Se il sacerdote per eccellenza del mustacchio sul tubo catodico è stato Maurizio Costanzo, il quale ci ha consigliato per un decennio l’acquisto di una “camicia coi baffi”, ebbene noi ci dichiariamo rei confessi.

Ci auto-accusiamo, infatti, di paganesimo tricotico, per aver ammirato – anche con una punta di invidia – innumerevoli eroi della domenica, coevi di Costanzo, che hanno ostentato mostacchi di ogni foggia sugli album delle figurine durante la nostra infanzia.

Dinanzi a questo orgoglioso sfavillio di peluria, in attesa che i mutton chops tornino di moda, vogliamo celebrare come si conviene i portatori sani di baffi che hanno innalzato l’asticella della bellezza e della memorabilità laddove pochi altri sono stati capaci.

Stavolta abbiamo deciso di farci veramente del male, proponendovi un’accurata selezione di ben settanta calciatori baffuti che hanno toccato – chi più chi meno – i ventricoli più profondi dei nostri cuori di bambini. O i fegati, fate voi. Precisiamo che, prima di partire con la carrellata, chiediamo preventivamente scusa a Claudio Gentile. Non ce ne vorrà se non è annoverato nella nostra selezione – nonostante Gheddafi sia ricordato incollato a Maradona con i suoi baffi corvini durante il Mundial ’82 – ma non averli sfoggiati neanche in una collezione Panini ci obbliga a chiudere il caso con la cassazione cosmica delle figu.

Dunque, eccovi qui la nostra lista di settanta protagonisti che hanno popolato i nostri ricordi dagli anni ’80 ai primi anni ’90, quando ammirare il baffo in campo divenne merce sempre più rara. Ma non vediamo l’ora che tornino finalmente di moda. Pronti per la nostra selezione coi baffi?

PORTIERI

Fabio BRINI

Forse in pochi lo ricordano, ma il portiere dell’Ascoli fu in ballo fino all’ultimo nell’estate del 1983 per raccogliere la pesante eredità di Dino Zoff alla Juventus. La sfida a distanza con Stefano Tacconi si risolse a favore di quest’ultimo e così l’estremo difensore marchigiano si accasò all’Udinese e lì rimase fino al 1988, prima di terminare la sua carriera in giro per la terza serie tra Lanerossi Vicenza, Avellino, Avezzano e Fermana.

Paolo CONTI

Il suo baffo ha irretito generazioni e generazioni di attaccanti che gli si sono presentati davanti, vincendo spesso e volentieri i relativi duelli. Così il portiere riminese riuscì a conquistare la porta della Roma nella metà degli anni ‘70, prima che un giovane Franco Tancredi gli soffiasse il posto dopo sei campionati da titolare inamovibile. Viene convocato come vice-Zoff nel 1978 per i Mondiali in Argentina e prosegue poi la sua carriera fra Verona, Sampdoria, Bari e Fiorentina.

Pasquale FIORE

A guardar la formazione Primavera del Napoli che nel 1975 si aggiudica il Torneo di Viareggio si fa fatica a pensare che Fiore abbia solo ventun anni. E invece, carta canta. Dopo le gioie giovanili conquistate con la maglia azzurra, Pasquale sarà uno dei dodicesimi più longevi di sempre. Nelle sue dodici stagioni da professionista, si conta una sola annata da titolare: in Serie C1 con la Paganese. Tornato a Napoli è stato l’eterno secondo del Giaguaro, al secolo Luciano Castellini.

Astutillo MALGIOGLIO

Impossibile non rimanere doppiamente “colpiti” da Astutillo. Non solo per il baffo, ovviamente, ma anche per quel nome così inusuale che – non mentiamoci – è ricordato dall’appassionato di ogni età. Eppure Malgioglio non è stato “soltanto” un egregio portiere che si è ben disimpegnato sui campi di Serie A e B, dando il suo contributo anche nell’Inter dello Scudetto dei Record. L’impegno profuso lontano dai riflettori l’ha recentemente portato ad essere insignito dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, del titolo di Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana «per il suo costante e coraggioso impegno a favore dell’assistenza e dell’integrazione dei bambini affetti da distrofia». Grande Astutillo.

Giulio NUCIARI

La sua carriera rappresenta la quint’essenza del concetto di gregario. L’elemento sul quale poter contare in caso di necessità. Il suo primato di ben 333 presenze in distinta da “dodicesimo” è difficilmente superabile. Eppure, Nuciari ha raccolto grandi soddisfazioni durante gli anni ’80 e ’90. Con il Milan ha spesso vestito la maglia numero 1, mentre dal 1989 al 1995 – dopo un anno a Monza da titolare fra i cadetti nel 1988-89 – ha coperto le spalle di Pagliuca e Zenga con la maglia della Sampdoria.

Giuseppe PELLICANÒ

Nasce a Reggio Calabria, ma il sangue che scorre nelle vene di Pellicanò è viola in tutto e per tutto. La sua carriera, infatti, si dipana quasi totalmente con la maglia della Fiorentina addosso, al netto di alcune esperienze lontano dai pali dei toscani. Con l’Arezzo prima (1981-85) e con il Bari poi (1985-88), Giuseppe è un titolare inamovibile. La sua esperienza, comunque, si è resa utile nella parte finale della sua carriera: chiedete a Claudio Caniggia, per avere informazioni in merito.

Antonio RIGAMONTI

Prima di Chilavert e Rogerio Ceni, il concetto di portiere-goleador è stato ben illustrato dall’estremo difensore brianzolo. Sono ben sei i gol realizzati nel Como di Marchioro – di cui tre in Serie A – durante la metà degli anni ’70. Poi, dopo un ruolo da vice-Albertosi nel Milan della Stella, Antonio si è reso di un’incredibile risalita dall’Interregionale (con il Terranova Gela) alla massima serie (con la Cremonese) nel giro di pochissimi anni.

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