Il Valencia sul tetto della Spagna: il trionfo firmato da un esordiente vincente
6 Aprile 2022
Chissà cosa sarà accaduto negli spogliatoi del Montjuïc durante l’intervallo del match fra i padroni di casa dell’Espanyol ed il Valencia di Rafa Benitez. Il tecnico iberico, giunto sulla panchina dei Murcielagos dal Tenerife con l’obbligo di far dimenticare quanto di incredibile ha costruito il suo predecessore Cuper, è in crisi di risultati e il match con i catalani non va per il meglio. Con i suoi sotto di due reti all’intervallo, lo spettro dell’esonero si materializza sempre di più. La sua squadra avrebbe dovuto lottare per il titolo, dopo averlo sfiorato in più di un’occasione, così come il duplice successo in Champions League, sfumato in finale per due anni di fila con Real Madrid e Bayern Monaco.
In cabina di regia non c’è più Gaizka Mendieta e tutto sembra in salita per il neo-tecnico valenciano. La squadra non ingrana e alla diciassettesima giornata ci si ritrova all’ottavo posto, con tre pareggi e due sconfitte collezionati negli ultimi cinque match. E sembra stia maturando la sesta partita consecutiva senza successo.
Ed invece, come spesso accade, i suoi hanno uno scatto d’orgoglio e nella ripresa riescono a sovvertire il risultato, vincendo l’incontro con una prova di grande carattere: la doppietta di Rufete a cavallo del quarto d’ora rimette il match in carreggiata nel giro di quattro giri di lancette, mentre un acuto del centravanti rumeno Ilie consente ai bianconeri di mettere la freccia.
Da lì in poi sarà una cavalcata verso il primo, storico successo che manca da oltre trent’anni al Mestalla. Il Valencia si riprende e, complice anche il gioco all’autodistruzione vicendevole messo in scena dalle big, Rafa Benitez porta i suoi sul tetto di Spagna con “soli” settantacinque punti all’attivo. Miracolo del collettivo? Miracolo del tecnico? A voi il giudizio. Dando uno sguardo alla rosa, potremmo dire di entrambi.
1. Santiago CAÑIZARES

Elemento cardine della storia valenciana. Portiere forte, dotato di grandi riflessi, molto bravo nelle uscite. Dopo essere cresciuto nel Real Madrid diventa una delle bandiere degli anni d’oro del Valencia. Una carriera costellata da tanti successi, sia in campo nazionale che internazionale, basti pensare agli undici titoli conquistati fra Real e Valencia. Eletto quattro volte miglior portiere della Liga con il Trofeo Zamora, in carriera ha vissuto anche grosse delusioni, come le due finali di Champions League perse consecutivamente nel 2000 e nel 2001 contro Real e Bayern Monaco. In particolare contro i tedeschi, nonostante riesca a confermare la sua fama di pararigori neutralizzando due penalty, Kahn fa meglio e ne para tre, regalando così la coppa ai bavaresi. Santiago si inginocchia e scoppia in lacrime, Kahn se ne accorge e corre a consolarla. Una bella cartolina di sport e fair-play.
2. Mauricio Andres PELLEGRINO

Si impone ben presto come una delle colonne portanti del Velez Sarsfield che vincerà tutto. Quattro titoli nazionali, quattro continentali con quella ciliegina sulla torta chiamata Coppa Intercontinentale conquistata nel 1994 e che spicca nel palmares del difensore originario di Leones. Con un curriculum così importante il passo successivo è automatico e Pellegrino prende il primo aereo, direzione Barcellona e inizia a giocare alla corte di van Gaal. La scintilla tra l’argentino e i Blaugrana non scatta, Pellegrino torna in Sudamerica, salvo poi riprovarci immediatamente accettando le lusinghe del Valencia. Scelta azzeccata. Con gli spagnoli in cinque stagioni e mezzo alza al cielo cinque trofei. Meno fortunato il suo legame con Valencia come allenatore. Inizia a giugno del 2012 ma già a dicembre è obbligato a fare le valigie.

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