La classifica degli attaccanti più prolifici degli anni ’90
17 Febbraio 2020
Anno Domini 2020. Siamo arrivati su Marte ed abbiamo scattato la prima foto di un buco nero. Eppure, non abbiamo ancora trovato un vaccino efficace per sconfiggere il raffreddore. Le nostre esistenze terrene, quindi, convivono con la consapevolezza di doverselo beccare, puntualmente, ogni anno. Volendo effettuare un parallelo “medicalcistico” – perdonate il neologismo e l’accostamento ardito – ogni difensore che ha calcato i palcoscenici del calcio che conta era conscio che, prima o poi, avrebbe beccato un gol da uno dei nostri quindici eroi che qui di seguito snoccioleremo. E se i malanni si curano con la vitamina C, con l’antibiotico quando ci vuole, dopo aver chiesto il consulto del medico, gli attaccanti si affrontano con la vitamina della preparazione, con le maniere dure quando ci vuole, dopo aver chiesto il consulto dell’allenatore. Talvolta ci si riesce, ma con questi ossi duri, spesso e volentieri, se ne usciva con la coda tra le gambe.
Con l’inizio dei nostri anni ’20, anni di consapevolezza (quantomeno anagrafica), celebriamo la nostra più bella gioventù con le imprese dei bomber più prolifici degli anni ’90, dal 1990-91 al 1999-00 nei massimi tornei più importanti d’Europa. Allacciate le cinture. Anzi, i parastinchi.
15. Roberto Mancini – 95 reti
Non era solo un attaccante. Neanche solo un trequartista. Mancini era classe concentrata allo stato puro che, talvolta, sfociava quasi in sfacciataggine, tanto era il gap con gli avversari. Ma è stato principalmente il simbolo di una squadra, la Sampdoria, che ha portato ad un battito d’ali dal sole dell’Olimpo d’Europa, prima di sciogliersi improvvisamente ad un centimetro dal traguardo. Ma è comunque una storia con il lieto fine. Veste il blucerchiato quando è appena diventato maggiorenne, dopo una stagione da assoluto protagonista a Bologna. Insieme a Vialli forma i Gemelli del gol, un’accoppiata che, agli ordini di Boskov, consente al sodalizio genovese di vestire i panni di protagonista assoluto del torneo. Tant’è che nel 1991 giunge l’agognato Scudetto, mentre nella stagione successiva i sogni dei liguri si schiantano in quel di Wembley sulla sventola di Koeman e del suo Barcellona. Nella progressiva diaspora dei campioni che fecero grande la Sampdoria verso i grandi club, Mancini resistette fino al 1997 quando disse di sì alle lusinghe della Lazio. Il suo genio portò bene ai biancocelesti e al tecnico Eriksson e la rincorsa al titolo del 2000 ne è la riprova, durante il quale non recita un ruolo marginale nonostante i 36 anni sulla carta d’identità. Si ritirerà l’anno successivo dopo una brevissima parentesi con la maglia del Leicester ad inizio 2001.
14. Ivan Zamorano e Teddy Sheringham – 98 reti
Cuore ed esperienza sono due caratteristiche che hanno sempre fatto parte del DNA dei nostri due protagonisti. Cresciuti sotto stelle diverse ma accomunati da uno spirito combattivo che ha fatto di loro dei simboli in tutti i club con i quali si sono messi in gioco. Ivan Zamorano è nato all’ombra delle Ande, ma non ci ha messo granché a far sentire il suo nome oltreoceano. A ventun anni viene attenzionato dagli emissari del Bologna: Ivan supera i provini finché deve vedersela con il connazionale e più esperto Hugo Rubio. Viene scelto quest’ultimo, mentre Zamorano, giudicato troppo acerbo, trova un ingaggio al San Gallo, in Svizzera. Al termine della stagione Rubio non segnerà neanche una rete, mentre Zamorano fa gol a più non posso. È così inarrestabile che in due anni viene scelto prima dal Siviglia e poi dal Real Madrid con cui si laurea anche Pichichi e miglior straniero. Moratti lo sceglie per rinforzare la sua Inter e, seppur la media sotto rete cali drasticamente, Ivan lascia il segno nel cuore dei tifosi dell’Inter che saluterà proprio al sorgere del nuovo millennio. La sua maglia 1+8 – lascia la casacca numero 9 a Ronaldo in segno di “rispetto” – è un’icona intramontabile nelle memorie degli aficionados.
Gli stessi che non dimenticano quante volte hanno sentito ripetere il nome di Teddy Sheringham dopo un gol. La sua infinita carriera abbraccia la bellezza di 25 anni, ma è durante il nostro periodo di riferimento, gli anni ’90, che Teddy mette in mostra il meglio del suo repertorio. È già un attaccante navigato al sorgere del nuovo decennio ed il Tottenham Hotspur decide di acquistarlo dal Nottingham Forest per due milioni di sterline. Il cospicuo investimento è ben speso, visto che Sheringham si laurea primo cannoniere della neonata Premier League con 22 marcature. Oltre alla maglia degli Spurs, il suo nome viene riprodotto in quantità abnormi dal merchandising ufficiale del Manchester United, visto che realizza una delle due reti che varranno la pazza conquista della Champions League al Nou Camp di Barcellona contro il Bayern Monaco.
13. Dwight Yorke – 100 reti
Eccolo qui, l’altro pezzo dei Calypso Boys. Dwight Yorke vive il suo periodo migliore proprio al fianco di Andy Cole: è lì che trova la sua definitiva consacrazione dopo un lungo periodo di apprendistato con la maglia dell’Aston Villa. Il ragazzo di Trinidad & Tobago va regolarmente a segno con la maglia dei Villans – ne segna 73 complessivamente di cui 46 negli ultimi tre campionati – ma non riesce a trovare la dimensione che gli appartiene. Gli giunge in soccorso sir Alex Ferguson che lo acquista per dargli una maglia da titolare nel suo Manchester United. L’attaccante lo ripaga con gli interessi e disputa una stagione fenomenale: trascina i Red Devils lungo il cammino che li porterà a laurearsi campioni d’Europa, vince la classifica marcatori insieme a Michael Owen e Jimmy Floyd Hasselbaink ed è uno dei protagonisti principali del treble che porta i mancuniani nella leggenda. Dopo altre 22 reti nella stagione successiva, inizia un repentino declino che lo porterà a finire ai margini del calcio che conta, fino al ritiro a 38 anni.
12. Raul – 101 reti
Vien quasi da ridere a pensare che sia in classifica un ragazzo del 1977 e che, quindi, abbia già segnato 101 volte in Liga. Ma quando si parla di Raul Gonzalez Blanco non si può far altro che fermarsi e fare un inchino a uno dei talenti più cristallini della sua generazione. Nella cantera dei Blancos si fa spazio a suon di gol che, rapidamente, giungono sino alle orecchie del tecnico Valdano. L’argentino non ci pensa su due volte e lo manda in campo ad appena diciassette anni: gli basta per entrare nella storia come più giovane esordiente con la camiseta blanca. Raul è un attaccante completo, nel suo repertorio non manca nulla e, dopo la prima stagione in cui si divide fra le varie selezioni madridiste, nel 1995 guida da titolare l’attacco dei nascituri Galacticos. Quaranta reti nelle prime due stagioni, Pichichi della Liga 1998-99 con 25 gol e seconda Champions League nel 2000 dopo quella del 1998. Ne arriverà una terza dopo due anni e alla fine si conteranno più di 300 gol ed oltre 700 presenze complessive con il Real Madrid. Dopo una parentesi di due anni con lo Schalke 04 – di cui diventa idolo, guarda un po’ – chiude il rapporto con il calcio dopo averne diffuso il verbo in Qatar e USA.
11. Matthew Le Tissier e Meho Kodro – 105 reti
Benvenuti nella casa di Dio recitava lo striscione appeso all’ingresso del The Dell di Southampton. Era il monito che i tifosi Saints hanno rivolto ai loro avversari finché Le Tissier, Le God, ha vestito la maglia dei biancorossi. È una storia d’amore infinita quella fra l’eroe nato sull’isola di Guernsey che non ha mai abbandonato la maglia del club nel quale è cresciuto ed è diventato leggenda: ambidestro, polivalente, uomo ovunque. Durante la sua carriera costellata di magie dalla classe sopraffina, quasi aliena, si leva numerosissime soddisfazioni, aiutando il Southampton a toccare le vette più alte della sua storia. Vive la sua intera carriera allo stadio The Dell: in occasione dell’ultima partita ufficiale nella storica sede dei Saints, Le Tissier segna al novantesimo l’ultimo gol nella storia dell’impianto, marcando la rete del definitivo 3-2 con il quale la sua squadra batte l’Arsenal.
Mentre accadeva tutto ciò, in Spagna si metteva in mostra un bosniaco rapidissimo e della gran forza fisica: Mehmed “Meho” Kodro. Vive il suo momento migliore nella Real Sociedad: raggiunge la Spagna dopo lo scoppio della guerra in Jugoslavia e rimane a San Sebastian per quattro anni mettendo a segno 73 reti. È il 1995 quando arriva la chiamata di Cruijff, tecnico del Barcellona: lo vuole al Nou Camp. Segna nove reti ma non gli bastano per la riconferma e viene mandato al Tenerife. Conclude la carriera del Deportivo Alaves con cui conquista un incredibile quinto posto anche grazie alle sue cinque reti.
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