La Coppa Uefa 1993-1994 del Cagliari
12 Marzo 2021
Per tutti gli anni ’90 – fino alla riforma delle competizioni europee del 1999 – la Coppa UEFA è stata il salotto buono del calcio del vecchio continente.
La Champions League era una competizione elitaria, che vedeva poche partite tra le squadre vincitrici dei campionati europei. Il resto delle compagini si sfidavano o in Coppa delle Coppe (dove si affrontavano le vincitrici delle coppe nazionali) o nella Coppa UEFA e non è un caso che il livello della manifestazione fosse di spessore elevatissimo. Non a caso, tra le vincitrici di quegli anni, troviamo il Napoli di Maradona, l’Inter dei record e successivamente quella di Ronaldo, la Juventus di Baggio oltre al Parma di Malesani.
Un po’ per caso, ma con assoluto merito, nel grande calcio europeo ci finisce il Cagliari nella stagione 1993-94, arrivando a sfiorare una clamorosa finale. Una delle tantissime dimostrazioni che in Italia, in quel periodo, anche le provinciali erano grandi.

Il Cagliari è la grande sorpresa della stagione precedente, una squadra che come capocannoniere registra ben quattro calciatori a quota sette reti: Oliveira, Cappioli, Francescoli e Pusceddu. La regia è del maestro Mazzone che, dopo aver riportato l’Europa in Sardegna (a distanza di ventidue anni dalla storica Champions League del 1971), decide di tornare a Roma. Il presidente Cellino punta su Gigi Radice per la guida tecnica mentre per l’attacco sceglie Dely Valdes per affiancare Oliveira al posto del partente Francescoli, suscitando malcontento tra i tifosi, essendo l’attaccante panamense (ancora) un oggetto misterioso. Il resto della rosa, al netto delle partenze di Ielpo e Cappioli resta pressoché immutata affidandosi all’estro di Allegri e a i gol di Lulù Oliveira.

A dispetto dell’entusiasmo della gente la stagione rossoblù comincia decisamente storta: Radice e Cellino, ancor prima dell’inizio della stagione, hanno diversi dissidi e bastano i primi novanta minuti della stagione per far saltare la panchina: a Bologna (in campo neutro), l’Atalanta schianta il Cagliari per 5-2; unica nota positiva è la doppietta proprio del centravanti panamense all’esordio. Al posto di Radice, Cellino affida la panchina a Bruno Giorgi.

La stagione cagliaritana fatica ad avviarsi, ma dopo il primo successo in campionato ai danni dell’Inter – con gol di Valdes, divenuto subito idolo in Sardegna – è ora di tornare a giocare in Europa.
L’esordio in Coppa UEFA è ambientalmente ostico: la Dinamo Bucarest è la prima contendente dell’EuroCagliari. I sardi affrontano la manifestazione senza grandi proclami, con molta leggerezza: sarà questo uno dei fattori determinanti per una delle più belle favole della manifestazione.
In Romania, però, l’approccio alla gara è assolutamente da dimenticare: Fiori non trattiene un cross semplice dalla fascia, la punta rumena Moldovan ringrazia e insacca di testa a porta sguarnita. La reazione è veemente ed immediata: Pusceddu mette un cross teso in mezzo, che grazie alla complicità di Prunea – portiere della Dinamo – termina in rete. Ma alla mezz’ora c’è una seconda disattenzione che costa cara ai sardi: Demollari, dopo uno spunto sulla fascia trova ancora Moldovan, colpevolmente solo che insacca indisturbato. Oliveira non ci sta e, dopo otto minuti, si mette in proprio scardinando tutta la difesa rumena e trovando l’opposizione del portiere in uscita, tuttavia Valdes raccoglie la sfera e sigla il pareggio. Nella ripresa il Cagliari reclama due rigori ma se ne vede assegnare uno clamoroso a sfavore nel finale che condanna il Casteddu alla prima sconfitta europea stagionale.
Al ritorno però non c’è storia: una gara in dominio, subito sbloccata da Matteoli su rigore e chiusa dal solito Oliveira, servito da una splendida imbucata di Moriero. Nel finale i rumeni perdono la testa finendo la gara in nove.
Un mese dopo, dopo un singhiozzante andamento in campionato che proietta i sardi in zona retrocessione, si torna a giocare in Europa, nell’ostica Trebisonda contro il Trabzonspor.
La gara è complessa, non trovando la squadra di Giorgi in giornata, e al ventiseiesimo Çıkırıkçı ne approfitta per insaccare alle spalle di Fiori sugli sviluppi di calcio d’angolo. I rossoblù appaiono svogliati, rischiando spesso di subire il raddoppio. Quando la gara sembra conclusa ecco il lampo del campione: Allegri prende palla dai trenta metri e prova la conclusione ribattuta dalla difesa, lo stesso fantasista ha la caparbietà di raccogliere il pallone e calciare ancora; la conclusione è debole e larga ma sulla traiettoria si fionda l’uomo della provvidenza. È Dely Valdes che, sul filo del fuorigioco, insacca scatenando la rabbia dei turchi. Nel ritorno del Sant’Elia il Trabzonspor attacca incessantemente ma il fortino sardo tiene duro e dopo novanta minuti di passione arriva la sudata qualificazione.

Agli ottavi si vola in Belgio per sfidare il KV Mechelen, in una gara condizionata dalla copiosa neve sul campo. A differenze delle altre gare europee, l’approccio cagliaritano è eccellente e dopo una serie di occasioni arriva la meritata rete del vantaggio: sugli sviluppi di una rimessa laterale Mattioli raccoglie la sfera e triangola con Valdes prima di trovare un gran sinistro a giro che batte il portiere.
Ma il Cagliari, come per tutta la manifestazione, mostra grossi limiti in difesa e sugli sviluppi di un’altra rimessa laterale subisce il pareggio: Sabbadini prolunga in area di testa trovando Czerniatynski che insacca indisturbato in area piccola. Il Cagliari delle notti europee ha però il DNA delle grandi squadre: non molla mai e si riversa nella metà campo belga. Come in Turchia, la gara si decide nel finale, e sono gli uomini migliori a colpire: Dely Valdes trova spazio a limite dell’area e serve per Oliveira, il quale dopo uno stop a seguire che elude l’intervento del difensore, sbeffeggia il portiere con uno straordinario pallonetto che fa scoppiare di gioia i tanti tifosi ospiti accorsi nel gelo belga. Nel finale il Cagliari chiude in discorso qualificazione in maniera rocambolesca: dopo un batti e ribatti a centrocampo, Veronesi alza un lunghissimo campanile che trova Pusceddu solo al limite dell’area e il difensore supera il portiere in uscita con un altro pallonetto. Al ritorno i belgi non sono pervenuti e le reti di Firicano e Allegri ufficializzano la storica qualificazione ai quarti.
Dopo una risalita in campionato, staccandosi dalla zona caldissima, l’urna riserva il peggior avversario possibile per il Casteddu: i campioni in carica della Juventus guidati dal Pallone d’Oro in carica, Roberto Baggio. Sull’isola si vive l’attesa della gara con gran serenità, nessuno si aspettava nulla da quella gara ed essere arrivati a giocarsela con i bianconeri sembrava già un traguardo soddisfacente.
L’inizio della gara è segnato dall’abbraccio tra Baggio e Giorgi, allenatore del suo esordio a Vicenza. Al Delle Alpi di Torino, nella gara di ritorno, si dovrà difendere il risultato che nessuno si attendeva: a Cagliari, infatti, il solito Dely Valdes, al termine di una rocambolesca azione di Pusceddu, aveva regalato una clamorosa vittoria per 0-1 che costringeva la Vecchia Signora agli straordinari.

Davanti al pubblico amico la Juventus parte fortissimo e dopo soli venti minuti trova il vantaggio con Dino Baggio, abile a sfruttare un cross di Di Livio e un velo di Roberto Baggio. Ma come già detto, il Cagliari europeo è una squadra che non muore mai. Minuto 33: Conte stende Matteoli al vertice dell’area e, sugli sviluppi della punizione, Firicano svetta più in alto di tutti e sigla un gol pesantissimo ai fini della qualificazione. A compromettere la situazione bianconera si registrano anche dall’espulsione di Kohler e un rigore sbagliato da Roberto Baggio. A firmare il passaggio del turno è il re di coppa, e simbolo della squadra sarda: Lulù Oliveira, abilissimo a sfruttare un lungo filtrante di Moriero e bruciare Porrini con uno stop a seguire, fulminando Peruzzi con una rasoiata.
Da squadra apparentemente sazia a semifinalista. Ancora uno scoglio italiano verso la finale, ancora una squadra più dotata tecnicamente ma meno temuta: l’Inter.

I nerazzurri, benché squadra con grandissimi nomi (Zenga, Ferri, Bergomi, i due Paganin, Fontolan e Bergkamp su tutti) sta vivendo una situazione disastrosa in campionato – dove si salverà per un solo punto – ma sta viaggiando spedita in Europa con un biondo olandese ai limiti del paradossale: oggetto anonimo in campionato e fenomenale nelle coppe.
Al Sant’Elia c’è il clima delle grandi occasioni, ma la gara parte in salita per i sardi: Sosa serve Bergkamp in area, l’olandese non riesce a tirare e scarica sulla fascia per Orlando che, con un cross, serve Fontolan il quale supera Fiori per l’immediato vantaggio nerazzurro. Ma il Cagliari reagisce subito col suo uomo simbolo: Allegri pesca Oliveira in area, il belga aggira il difensore e batte Zenga per il pareggio del Casteddu.
Nella ripresa Ruben Sosa riporta avanti gli ospiti con una rapida conclusione di punta che getta nello sconforto il Sant’Elia, che comunque non smette di sostenere la propria squadra e nel finale – quella che in UEFA in quella stagione è di diritto la zona Cagliari – ribalta clamorosamente la situazione in soli cinque minuti: prima Criniti svetta su Paganin per il pareggio su gran cross di Napoli e poi, dopo appena cinque giri di lancette, è Pancaro a siglare il vantaggio dopo una mischia su corner mandando in estasi un’intera regione.

L’avventura del grande Cagliari di coppa terminerà al ritorno, nell’unica gara dove il Cagliari di coppa non si è praticamente mai visto, lasciando vita facile all’Inter che vincerà con un netto e mai in discussione 3-0.
Malgrado l’amaro epilogo, quella del Cagliari in Coppa UEFA è una delle più belle favole del nostro calcio, in grado di arrivare a un passo dalla finale nonostante le pochissime attese e dimostrando che in Italia, nel corso degli anni ’90, il termine “piccola” mal si confaceva ad una squadra che militava nel campionato italiano di quei gloriosi, mitici anni.

Grigoris Georgatos nella classifica dei 20 terzini più prolifici di sempre
Ci sono terzini che nel corso della loro carriera sono stati apprezzati più per la loro fase offensiva che per quella difensiva. Addirittura in alcune stagioni sono risultati più decisivi di tanti attaccanti. Un esempio? Nel ricordare oggi il compleanno di Grigoris Georgatos ci è venuta in mente la sua incredibile stagione del 1998/1999, quando […]

Le rose dell’Europeo Under 21 2002: il pianto dell’Italia e l’insuperabile Cech
Tutte le rose dell’Europeo Under 21 2002, vinto dalla Repubblica Ceca di Baros e Cech. Quanti campioni e quanti talenti perduti.

Riscriviamo la storia del trofeo mai vinto da Diego
Se la giuria di France Football avesse potuto premiare anche i calciatori sudamericani, di certo la classifica del Pallone d’Oro 1986 sarebbe stata diversa. Ecco la nostra graduatoria Come sarebbe andata se non avessero costruito il Muro di Berlino? E se gli americani non fossero andati sulla Luna? E se non si fossero sciolti i […]

Halloween nel calcio: l‘enciclopedia delle notti horror dagli anni ‘80 ad oggi!
Prepararsi ad Halloween non è mai stato così masochistico e autoironico. Per questo, ripercorriamo le peggiori e più clamorose disfatte delle big italiane negli ultimi quaranta anni Dolcetto o Caporetto? Cos’hanno in comune la festa che esorcizza la paura dei mostri con la più grande sconfitta militare nella storia del nostro Paese, tanto da diventare […]