Anni Ottanta, Novanta e Duemila: qual è la Nazionale italiana più forte tra queste?
15 Maggio 2020
ITALIA 2000 – 2009: Modulo 4-3-2-1
Buffon; Zambrotta, Nesta, Cannavaro, Grosso; De Rossi, Pirlo, Gattuso; Totti, Del Piero; Vieri. Allenatore: Lippi
Gianluigi BUFFON
Erede di Gianluca Pagliuca, come miglior portiere d’Italia e come estremo difensore della nazionale. In azzurro ha esordito a diciannove anni, Italia contro Russia, ottobre 1997, andata dello spareggio per andare al mondiale di Francia 98. Che sia un predestinato e un fenomeno lo dimostra già dalla seconda gara, con la parata su un tiro di tal Brizuela nell’amichevole premondiale del Tardini contro il Paraguay. Questo è il primo Buffon azzurro, quello che va ai Mondiali di Francia ’98 e che diventa padrone della porta azzurra a partire dall’ottobre del 1999, con l’unica “pecca” di Euro 2000, che salta a causa di un infortunio (il titolare in Belgio e Olanda è Toldo, che di certo non fa rimpiangere Gigi). È soltanto un caso, perché Buffon si riprende la porta da titolare e diventa, come ancora oggi, il vero padrone dei pali azzurri in tutte le grandi rassegne internazionali a seguire, a partire dal 2002 per arrivare ai Mondiali del 2014. Come tanti compagni dà il meglio nel 2006, ed è ancora nella memoria di tutti la parata decisiva su Zidane durante i supplementari, oltre alle altre prestazioni-monstre. Istrionico, affidabile, esuberante, costante. Quattro parole per uno dei migliori portieri del mondo, vanto della grande scuola italiana, leader in campo e fuori. Ha chiuso il suo sogno azzurro nel 2018. Un sogno durato cinque Mondiali, quelli a cui ha preso parte, di cui quattro da protagonista assoluto. Quello che è sempre stato in 176 presenze azzurre, il primo in assoluto.
Gianluca ZAMBROTTA
Como, Bari, Juventus, Barcellona, Milan. Questo è il percorso che ha portato Gianluca Zambrotta sul tetto del mondo, sia come miglior terzino del mondo e sia come perno fondamentale della nazionale italiana campione del mondo. È complicato raccontare questo giocatore senza puntare tutto sul Mondiale tedesco, dove Zambrotta è stato assoluto protagonista. Gol e assist, chiusure e progressioni, cross e diagonali: Gianluca gioca e impressiona tifosi e addetti ai lavori, un terzino come non se ne vedono da tempo e come ad oggi in Italia non esistono. Titolare praticamente da subito, e sempre ad alto livello di rendimento: la laurea la prende al mondiale di Germania, dove resta nella memoria, tra le tante, la prestazione contro l’Ucraina. Capitano alla novantaquattresima presenza azzurra: era il 2010. Conta 98 presenze in Nazionale: l’ingiustizia è che la sua ultima gara sia stata quella famigerata Italia-Serbia a Genova, con Ivan il Terribile a dare il peggio di sé sugli spalti.
Alessandro NESTA
Giusto qualche curiosità, per capire di chi e di cosa stiamo parlando. Tre volte tra i candidati al Pallone d’Oro, quinto nel 2000, nel 2004 uno dei 125 più grandi giocatori viventi nella lista compilata da Pelè e dalla FIFA. Potremmo andare avanti ore per raccontare cosa abbia rappresentato per il calcio italiano e per quello mondiale Alessandro Nesta, Campione del Mondo con l’Italia nel 2006 a coronamento di una carriera eccezionale. Campione d’Europa con l’Under 21 nel 1996, Nesta è stato per più di dieci anni una delle colonne della nazionale, in particolare nelle gare insieme a Fabio Cannavaro al centro della difesa, un sodalizio che ha fatto le fortune dei commissari tecnici e fatto sognare generazioni di tifosi. L’esordio, come tutti i predestinati, è a vent’anni contro la Moldavia, gara di qualificazione a Francia ’98, prima di una serie di 78 presenze passate attraverso tre mondiali. Chiude ad ottobre 2006 con la sua ultima gara in azzurro, ufficializzando l’addio nel successivo mese di agosto. Bravo e sfortunato, vista la quantità di infortuni che spesso lo hanno frenato nel corso della sua carriera.
Fabio CANNAVARO
Ai Mondiali del 2006 è ovunque. Quando un avversario tenta di insidiare Buffon, lui c’è. Di piede, di testa, in scivolata e in anticipo, una serie di prestazioni sensazionali nella vittoriosa cavalcata azzurra che lo rendono di fatto immortale. La sua prima presenza è nel 1997, apripista per la partecipazione al mondiale di Francia ’98, dove gioca bene e addirittura da eroe nella gara poi persa dagli azzurri contro la Francia ai rigori: qui Cannavaro è il migliore dei suoi nonostante la ferita allo zigomo provocata da un gomito di Guivarc’h. Tra i migliori anche ad Euro 2000 così come agli sciagurati Campionati del Mondo del 2002: sarà un caso, ma Fabio, contro la Corea del Sud, è squalificato, e l’Italia alla fine perde, molto per colpa di Byron Moreno, ma chissà che con Cannavaro in mezzo alla difesa qualcosa non sarebbe cambiato. Il resto è semplicemente storia: la fascia di capitano e i Mondiali del 2006 – con l’intermezzo di Euro 2004 – con la Coppa del Mondo alzata al cielo di Berlino e prestazioni di livello assoluto: è lui tra l’altro a dare il via al raddoppio nella semifinale contro la Germania, anticipando gli avversari e uscendo dall’area di rigore palla al piede. Chiude dopo i Mondiali del 2010 e dopo 136 presenze. Davanti a lui c’è solo Buffon.
Fabio GROSSO
Il ballottaggio in questo caso è con Chiellini per il posto di terzino sinistro. Non ce ne voglia il buon Giorgio, che avrà senza dubbio spazio nelle Nazionali dei decenni futuri, ma Grosso è una questione di cuore un po’ per tutti noi. E come potrebbe essere altrimenti? La storia di Fabio è una favola che diventa realtà: è la riserva che si prende fascia e gloria, è l’uomo del destino al 93’ di Italia-Australia, quando si prende il rigore che poi Totti segna, è la rivisitazione dell’Urlo di Tardelli, è il rigore fatale alla Francia e della gioia immensa per tutti noi. Poco importa se dopo il 2006 la presenza di Grosso in Nazionale sarà una lieve scia di quella cometa che ha rappresentato per lui e per noi Germania 2006: Fabio è la rappresentazione concreta di come i sogni possano diventare realtà da un giorno all’altro. Da Serse Cosmi e dalle corse sulla fascia con la maglia del Perugia a Berlino all’assist di Pirlo e al tiro di prima intenzione. Fu vera gloria, senza dubbio. In azzurro conta quarantotto presenze e quattro gol.
Daniele DE ROSSI
I gol sono ventuno, ma per lui non sono mai stati la priorità. Le presenze 117. Che sia stato protagonista in azzurro è fuori discussione. È uno che ci ha sempre messo la faccia e non ha mai tirato indietro la gamba Daniele De Rossi, pilastro della nazionale per tantissimi anni: esordio in Nazionale maggiore nel 2004, ultima gara nel 2017 persa contro la Svezia. In mezzo battaglie, alcune vinte ed altre no, chiusure, lanci, tackle, cartellini, reti e grinta da vendere. Campione del Mondo del 2006, De Rossi è stato tra i pochi a sopravvivere al rinnovamento post Germania, da vero punto di riferimento quale è sempre stato, nel bene e nel male con l’assunzione di responsabilità nei momenti no, affrontati sempre a testa alta e con il carisma dei grandi. Al centro del campo e quando serve al centro della difesa, Daniele ha sempre unito garra sudamericana ad una tecnica che lo ha sempre inserito, a pieno merito, tra i più grandi centrocampisti d’Europa. Purtroppo chiude con l’amarezza dell’eliminazione al play-off per i Mondiali 2018 contro la Svezia. Avrebbe certamente meritato di meglio.
Andrea PIRLO
Il Maestro. Il regista per eccellenza del calcio italiano degli ultimi anni, la testa alta, l’incedere regale, la visione di gioco, la capacità di costruire e interdire, i calci da fermo. La sua fortuna è stato l’incontro con Mazzone, che a Brescia lo ha arretrato al centro del cerchio di centrocampo consegnando al ragazzo le chiavi della squadra. Lui ha ripagato la fiducia ed è nato un altro calciatore, uno di quelli che ha vinto tutto con Milan e Juventus e che ha fatto le fortune della nazionale. L’esordio del 2002 con Trapattoni in panchina è la prima pietra di un castello fantastico composto da 116 presenze e tredici gol. È suo il primo gol azzurro del mondiale 2006 contro il Ghana. A vederlo oggi non poteva che segnarlo lui. Calcio d’angolo, Andrea riceve la palla al limite dell’area e di destro la mette all’angolo. Con la noncuranza dei grandi. Nella rassegna iridata Andrea realizza altri due assist, quello splendido per Grosso contro la Germania e quello per Materazzi, da calcio d’angolo, nella finale di Berlino. Una vera delizia per gli occhi, e, per quanto fatto in Germania in quel Mondiale, anche per il cuore. Quello di tutti noi.
Gennaro GATTUSO
Scudiero di Pirlo per antonomasia e quasi per vocazione, nel Milan e nella Nazionale. Ma forse scudiero per vocazione, frangiflutti dove puntualmente si bloccano le azioni delle squadre avversarie. Una carriera da “diga” quella di Gattuso, 73 presenze in nazionale e una sola rete: contro l’Inghilterra, un gol pazzesco, un tiro da fuori area che colpisce la traversa ed entra in porta. Una roba strana e per quanto ancora più straordinaria per Gennaro, che non ha il gol nel sangue ma ha la grinta e il furore. L’esordio azzurro è nel 2000, con Zoff in panchina, poi il ciclo di Trapattoni che lo porta al Mondiale 2002. Una presenza mai continua fino all’avvento di Lippi: è lui a rendere Gattuso uno dei titolari, protagonista della fantastica corsa azzurra verso il titolo mondiale del 2006. La sua ultima gara è quella contro la Slovacchia del Mondiale 2010.
Francesco TOTTI
Solo uno dei grandi, per talento, coraggio e follia, può presentarsi sul dischetto per calciare un rigore nella semifinale di un campionato europeo, annunciare «Mo je faccio er cucchiaio» e farlo veramente, ovviamente con successo, davanti a un basito van der Sar. Potrebbe essere questa una delle cartoline per raccontare l’avventura azzurra di Francesco Totti, a pieno titolo tra i numeri dieci più forti della storia del calcio italiano e Mondiale. Mai banale nelle giocate, ha il dono di rendere facile qualsiasi tipo di giocata, che sia un assist o un gol. Tra pallonetti, colpi al volo, tacchi e assist il repertorio di Totti è assolutamente completo, e ne ha beneficiato ovviamente anche la nostra nazionale. L’esordio in azzurro arriva il 10 ottobre del 1998 contro la Svizzera, il primo gol nell’amichevole del 2000 tra Italia e Portogallo. Arriva poi Euro 2000, dove mette a segno due reti, segna il rigore con il cucchiaio contro l’Olanda e inventa la giocata in finale per il gol di Delvecchio, prima della rimonta francese. Nei Mondiali del 2002 è vittima della pazzia di Byron Moreno, che lo caccia per somma di ammonizioni contro la Corea del Sud. Le delusioni continuano con Euro 2004, dove Totti cade nelle provocazioni del danese Poulsen e viene squalificato per tre giornate. La paura per l’infortunio nella gara della Roma contro l’Empoli viene scacciata via dalla convocazione di Lippi per Germania 2006, dove è assoluto protagonista, sempre titolare, con quattro assist e il rigore decisivo segnato all’Australia negli ottavi di finale. Chiude con la vittoria della Coppa del Mondo, dopo 58 presenze e nove reti.
Alessandro DEL PIERO
Protagonista nella Juventus, rapporto tormentato con la Nazionale. Tra dubbi, staffette, infortuni e difficoltà di collocazione nei moduli scelti dai vari commissari tecnici, la storia azzurra di Del Piero racconta comunque di 91 presenze e ventisette reti. Niente male, quale è stato il problema? Forse proprio a causa di quanto scritto sopra, nelle occasioni “mondane” non è mai riuscito a spiccare del tutto. Solo così possono spiegarsi le tre reti messe a segno tra i Mondiali e gli Europei disputati. Prima gara nel 1995, ultima nel 2008: in mezzo tante gare, con una importante alternanza tra il ruolo di titolare e quello di subentrante, e le ovvie dimostrazioni del suo talento. Perché quando parliamo di Del Piero, non si può prescindere da un fattore, quello della sua classe e della sua tecnica, dei gol belli e spesso impossibili. I patimenti della staffetta con Baggio durante Francia ’98, gli Europei del 2000 con la finale da subentrato e il gol sbagliato davanti a Barthez, le buone qualificazioni mondiali e la rassegna iridata del 2002, anche qui in staffetta con Totti e il gol, importante per il passaggio del turno, contro il Messico. Arriva però Germania 2006 – prima l’Europeo 2004, che crediamo tutti in Italia vogliano dimenticare – ed Alex cancella tutte le amarezze. Entra ai supplementari, batte l’angolo dal quale nasce il gol di Grosso e segna il raddoppio. Cannavaro, Gilardino, Del Piero. Gol e tutti a Berlino.
Christian VIERI
Chi segna ventitré gol in quarantanove presenze in Nazionale non può non essere il centravanti titolare di una nazionale del decennio. Abbiamo scelto questo decennio perché, seppur l’epopea di Bobo Vieri inizi nella fine degli anni ’90, facendo bene ovunque nella sua carriera da giramondo, altrettanto ha fatto con la maglia della Nazionale addosso all’inizio del XXI secolo. È assoluto protagonista a Francia ’98, dove segna all’esordio contro il Cile, ne fa due al Camerun e un altro all’Austria, e continua anche agli ottavi contro la Norvegia. Tutte reti alla Vieri: di potenza e precisione, di fisico, ma anche condite da una buona tecnica di base che lo ha reso uno dei migliori centravanti italiani di sempre. Non smette di segnare praticamente mai in quegli anni: salta Euro 2000 per infortunio, ma fa benissimo anche nel drammatico Mondiale del 2002. L’Ecuador viene messo KO da una sua doppietta in neanche mezz’ora, porta anche l’Italia in vantaggio nella sfida dello scivolone contro la Croazia. È sempre lui a segnare il vantaggio azzurro contro la Corea del Sud. Prima di Byron Moreno, ovviamente. Presente anche ad Euro 2004, ma non riesce ad incidere come suo solito. Chiude l’anno dopo contro la Moldavia nel 2005, stessa selezione con cui ha iniziato il suo percorso azzurro nel 1997, segnando, fra l’altro, il millesimo gol nella storia della Nazionale azzurra.
Commissario Tecnico: Marcello LIPPI
Scelta doverosa e quasi dovuta, frutto della meravigliosa – e inattesa – vittoria del Mondiale 2006. Allenatore pragmatico per eccellenza, ha fatto benissimo nel primo ciclo azzurro iniziato nel 2004. L’esordio choc contro l’Islanda è dimenticato dalle vittorie successive e dalla qualificazione al Campionato del Mondo con una partita di anticipo. La sua Italia è un perfetto mix di solidità difensiva, di sagacia tattica, di utilizzo del contropiede e di qualità in campo, un approccio non lontano, come filosofia, dagli anni sulla panchina della Juventus. Il tutto unito dalla capacità di unire e di fare squadra: l’Italia di Lippi, partita per la Germania dopo le macerie di Calciopoli, è diventata immediatamente un solo corpo e una sola anima, come forse soltanto la nostra nazionale riesce a fare nelle difficoltà. Come nel 1982. Il suo ciclo successivo dal 2008 al 2010 è decisamente da dimenticare, ma non va ad intaccare minimamente quanto creato da Lippi nel 2006.
A disposizione
Anche per questo decennio non è stato per nulla facile venire a capo degli undici più rappresentativi. Perché, credeteci, è certamente duro lasciar fuori Pippo Inzaghi, Francesco Toldo e Angelo Peruzzi, Marco Materazzi, Mauro German Camoranesi, Antonio Cassano, Christian Panucci, Antonio Di Natale, Luca Toni e tanti, tantissimi altri.
Non resta che metterci al lavoro per immaginare la Nazionale di questo decennio che sta per concludersi, ma questo sarà un lavoro che faremo magari tra qualche tempo. Quello che ci piace pensare è il continuo esserci della nostra Nazionale nei cuori dei tifosi. Ben poche entità sanno unire come la partita degli Azzurri, e in un momento così complicato per il nostro Paese e per noi tutti, è stato bello metterci a pensare ai grandi – e ai meno grandi – che hanno vestito la maglia della nostra nazionale in passato. Tempi dolcissimi per momenti indimenticabili. Il 1982, le notti magiche di Italia ’90, il 2006, ma anche tutte le delusioni che abbiamo vissuto, insieme, tutti. Perché niente unisce come la maglia azzurra. Sono unici i sogni e le delusioni che solo questa sa regalare. L’appuntamento è per il prossimo anno, con gli Europei. E saranno, siamo certi, di nuovo notti magiche.
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