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Atlanta, 1996. Tutti i protagonisti di Argentina-Nigeria

26 Marzo 2021

Jay-Jay OKOCHA

Due gol nelle Olimpiadi del 1996, grandi piedi e la certificazione di un talento indiscutibile che arriva addirittura da Pelè, che lo inserisce nella FIFA 100, il gruppo dei 125 migliori calciatori viventi della storia del calcio, resa pubblica in occasione dei 100 anni della federazione calcistica mondiale. Gran dribbling, gran tiro dalla distanza, specialista delle punizioni, Jay-Jay si fa conoscere dal grande pubblico giocando nell’Eintracht, poi le due stagioni al Fenerbahçe e la grande occasione del Paris Saint Germain. Bolton, Qatar SC e Hull City le ultime tappe di una carriera comunque importante, che vede anche la partecipazione a tre Mondiali e la vittoria di una Coppa d’Africa (1994), oltre allo storico Oro del 1996. 

(dal 59’) Garba LAWAL

Due Mondiali con i grandi, la vittoria nel 1993 al campionato del mondo Under 17 e l’oro olimpico del 1996. Palmares di tutto rispetto per Lawal, che si fa valere anche nei tornei di seconda fascia in Europa, vincendo due Coppe d’Olanda con il Roda Kerkrade, dove resta dal 1997 al 2002. Attaccante più di manovra che di sfondamento, non ha una gran media realizzativa: basti pensare ai 20 gol realizzati nelle 154 partite con il Roda, e ai sei messi a segno nelle 56 presenze con la Nazionale.

Sunday OLISEH

Scoperta della Reggiana, che nel 1994-95 lo acquista dal Liegi e lo fa esordire in serie A, dove mette insieme ventinove presenze e un gol. Il buon Sunday è un mediano vecchie maniere, che dopo Reggio Emilia va in Germania al Colonia, si consacra all’Ajax e tenta il definitivo salto con la Juventus, dove però fallisce giocando soltanto diciannove partite tra campionato e coppe. Si riprende con il Borussia Dortmund. Punto fermo della nazionale, dove ha giocato dal 1993 al 2002, Oliseh è stato anche commissario tecnico delle Super Aquile, dal luglio 2015 al febbraio 2016, quando dirà addio per problemi sugli stipendi. 

Nwankwo KANU

L’esplosione nell’Ajax, la sfortunata esperienza italiana con l’Inter dove di fatto non gioca mai per via di un problema cardiaco per fortuna poi risolto, e la risurrezione con l’Arsenal di Thierry Henry dove arriva nel 1999, poi le esperienze al West Bromwich Albion e al Portsmouth. Sono quattro i gol segnati nel torneo olimpico, dove giocando da capitano ha condotto la sua nazionale allo storico oro. Con la Nigeria 87 presenze e dodici gol. In campo, seppur da subentrante, nella finale di Champions League 1994-95 vinta dall’Ajax contro il Milan. 

Victor IKPEBA

L’oro olimpico e lo scudetto con il Monaco. È un gran bell’attaccante Ikpeba, fulcro della manovra offensiva della Nigeria e già affermato protagonista in Europa. In Francia fino al 1999, poi l’acquisto da parte del Borussia Dortmund, club dove il giocatore non si ambienta e dove fallisce, sancendo di fatto l’inizio della sua discesa, sparendo inesorabilmente dai radar del calcio che conta. Un peccato, perché l’Ikpeba visto in Francia è stato davvero un giocatore molto interessante. 

(dal 72’) Emmanuel AMUNIKE

L’uomo del destino, che entra a pochi minuti dalla fine e segna la rete che entra nella storia del suo Paese. Oltretutto è quello che mise molta paura alla nostra nazionale ai mondiali di USA ’94, portando in vantaggio la Nigeria raggiunta e poi battuta dalla strepitosa doppietta di Roberto Baggio. Emmanuel Amunike, classe 1970, piccolo e scattante attaccante, è un volto storico del calcio delle Super Aquile, piuttosto sfortunato nei passaggi cruciali della sua carriera, in particolare i tanti infortuni patiti durante la sua esperienza al Barcellona, che lo acquista dallo Sporting Lisbona nel 1996-97. Una buona stella che invece ha brillato per la punta con la nazionale, decisivo anche nella finale di Coppa d’Africa nel 1994.

Daniel AMOKACHI

È il Bruges a portarlo nel calcio europeo nel 1990, dove gioca e segna, entrando anche nella storia quando nel 1992 sigla la prima rete della storia della Champions League, manifestazione appena nata. Dal Belgio all’Inghilterra, dove con la maglia dell’Everton vince una FA Cup contro il Manchester United, ma è nella semifinale contro il Tottenham che Daniel è decisivo, segnando le due reti cruciali per il passaggio all’atto finale dell’importantissimo torneo inglese. Con la maglia dell’Everton gioca le Olimpiadi, al termine delle quali viene acquistato dal Besiktas. Nella finale contro l’Argentina segna al settantaquattresimo minuto il gol del 2-2, prima della rete decisiva di Amunike.  

Un torneo di altissimo livello, quello delle Olimpiadi del 1996. Basta dare un’occhiata alla classifica dei marcatori: Bebeto, Ronaldo il Fenomeno, il nostro Marco Branca, Flavio Conceição, Maurice, Raul, Oscar, Viduka, Pires, Nuno Gomes e più in generale alle rose delle squadre partecipanti, che veramente hanno portato il meglio del loro calcio giovanile dell’epoca in America. Basti pensare che il Brasile aveva in rosa Aldair, Rivaldo e Roberto Carlos, oltre a quelli già nominati, la Spagna Morientes e De La Pena, senza dimenticare la rosa che il nostro commissario tecnico Cesare Maldini porta ai Giochi, con gente come Pagliuca, Nesta e Cannavaro, Delvecchio, Lucarelli e Morfeo (e tanti altri). Eppure anche giocatori destinati a segnare il calcio dei grandi negli anni a venire hanno pagato dazio contro le Super Eagles di West e compagni. Corsa e cuore contro avversari spesso più tecnici: la prova che nel calcio non sempre vincono i soliti, o più famosi e celebrati. E forse è proprio per questo che quando accadono imprese come quelle che hanno portato la Nigeria a vincere l’oro del 1996 sono destinate a restare immortali. Sono passati venticinque anni. Sembra ieri.

Yari Riccardi