Chi sono i 30 brasiliani più forti che hanno giocato in Italia?
3 Marzo 2020
10. MAICON
I piedi di un centrocampista brasiliano, lo strapotere fisico di un difensore centrale e la velocità di un laterale. Con queste qualità Mancini e Mourinho gli affidarono con tranquillità le chiavi della fascia destra interista sapendo che da quel lato l’avversario avrebbe avuto vita a dir poco difficile. Fu così dal 2006 al 2012. Poi Mancini lo chiamò con sé al Manchester City, ma dopo solo un anno fu ceduto a costo zero alla Roma dove rimase per tre anni riconquistando la nazionale.
9. CAFU
Più che Pendolino, potremmo ridefinirlo il Re Mida del calcio in quanto è riuscito a vincere trofei in ogni club in cui ha militato, oltre ad essere due volte campione del mondo con il Brasile (1994 e 2002). Facile alzare trofei al cielo con squadre di prima fascia come San Paolo, Palmeiras e Milan. Assai più difficile farlo con Real Zaragoza, con cui vinse la Coppa delle Coppe 1994-95, e con la Roma, che portò da assoluto protagonista alla conquista dello storico terzo scudetto nel 2001.
8. FALCÃO
L’ottavo Re di Roma, o Il Divino, scegliete voi quale dei due titoli si addice dii più ad un giocatore capace di dominare il tempo e lo spazio di gioco come pochi altri e che sapeva abbinare alla perfezione letture difensiva e tempi di inserimento. A Roma portò in dote lo scudetto e due Coppe Italia. A molti non andò giù il suo rifiuto di calciare il rigore nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool nel 1984. Chiedere a Sebino Nela, che ancora oggi non lo ha perdonato, per maggiori informazioni.
7. SOCRATES
Se Oronzo Canà non riuscì a portarlo nella sua Longobarda nonostante la sua missione in Brasile con Bergonzoni e Giginho… riuscì nell’intento di ingaggiarlo il Conte Pontello che, nell’estate del 1984, portò a Firenze quello che all’epoca era considerato il miglior centrocampista al mondo insieme a Falcao. Il carisma e il carattere ribelle non consentirono però a Socrates di adattarsi nel nostro calcio, lui che era stato il principale fautore della vincente Democracia Corinthiana non poteva sopportare di vedere la sua libertà di espressione calcistica irrigidita negli nella disciplina tattica nostrana. Tornò in Brasile l’anno seguente, dopo 25 partite e sei gol.
6. ROBERTO CARLOS
Chissà cosa avranno pensato a Madrid quando lo acquistarono dall’Inter per soli sette miliardi, scaricato dai nerazzurri dopo un solo anno (30 presenze e 5 gol) neanche fosse stato Darko Pancev. Fabio Capello, nuovo entrenador delle Merengues, ne fece un perno dei madrileni colmandone le lacune difensive, con buona pace di mister Roy Hodgson che all’Inter decise di puntare su Pistone. La lungimiranza. Non è stato un semplice terzino, è stato un simbolo per un’intera generazione, la generazione Roberto Larcos.
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