Caduta e rinascita azzurra. Tutti i protagonisti del Napoli Soccer
22 Marzo 2021
Nicola POZZI
Forse Nicola è stato uno dei giocatori più sfortunati che si ricordi nella storia recente. Se dessimo un’occhiata alla sua cartella clinica ed alla tempistica dei suoi infortuni, noteremmo come spesso e volentieri la Dea Bendata sia stata davvero cieca nei suoi confronti. Pozzi, infatti, è stato uno degli attaccanti più promettenti del panorama italiano e se non avesse dovuto superare così tanti ostacoli, probabilmente, lo avremmo anche visto con la maglia della Nazionale maggiore sulle spalle in numerose occasioni. Che ci fosse carne al fuoco, se ne accorsero in molti tant’è che il Milan sborsò due milioni e mezzo di euro per assicurarselo dopo l’ottima annata che, appena diciassettenne, stava vivendo in C1 con il Cesena. Dopo qualche mese di apprendistato nelle giovanili rossonere ed il club decide di cederlo al Napoli per monitorarlo attentamente e vedere se le promesse potessero trasformarsi in certezze. Purtroppo per lui, per i rossoneri ed i partenopei, Pozzi ebbe pochissimo tempo per mettere in mostra il suo repertorio: va in rete all’esordio nella trasferta di Lanciano, mettendo il primo mattone della rimonta completata da Abate ed esce per infortunio. Sembra una cosa di poco conto: stiramento ai legamenti del ginocchio. E invece, il recupero dura un paio di mesi, tanto da rivedere il campo solo nel mese di dicembre, in cui accumula due comparsate contro Martina e Rimini. Viene rispedito al mittente, per poi andare al Pescara e concludere una stagione sfortunata.
Roberto Carlos SOSA
Sulle spalle del gigante argentino poggia la storia del nuovo Napoli. Infatti, l’ingaggio del centravanti ha un che di storico: è il primo acquisto ufficiale del Napoli targato De Laurentiis ed il suo arrivo all’ombra del Vesuvio ha una forte valenza, umana e sportiva. A convincerlo a scendere in Serie C1 è il suo ex direttore sportivo, Pierpaolo Marino, che l’ha voluto all’Udinese anni or sono. Dopo le ottime annate in Friuli e il ritorno in Argentina, il richiamo del Belpaese è stato forte, tanto da accettare le lusinghe dell’Ascoli, in Serie B, prima e del Messina poi. Con la maglia dei peloritani è uno dei principali protagonisti del ritorno nella massima serie dei giallorossi e per questo il suo arrivo al San Paolo ha un fortissimo significato. È l’emblema della speranza e della rinascita e seppur non riesca nel miracolo dell’immediato ritorno fra i cadetti nella prima stagione, al secondo tentativo non fallisce l’appuntamento con il destino. Segna e fa segnare ed è questo il cliché che puntualmente si ripropone ogni anno, in Serie B ed anche in A dove si distingue da leader carismatico del gruppo. In occasione della sua partita d’addio al Napoli, Sosa scende in campo contro il Milan con la fascia di capitano al braccio. Il match si conclude in apoteosi: la vittoria sui rossoneri dà la certezza della qualificazione europea. Si conclude così, fra lacrime e giri di campo, una storia d’amore che dura tuttora, nonostante gli scarpini siano stati riposti nell’armadietto.
Robson TOLEDO Machado
L’ala destra brasiliana si è messa in mostra con la maglia del Catanzaro, con cui ha disputato due ottimi campionati, tanto da suscitare l’interesse dell’Udinese che nell’estate del 2004 lo acquista per coltivarne il talento. È rapido e veloce e queste sono solo due delle caratteristiche che convincono Marino ad avallare il suo acquisto. Ventura conta molto su di lui e, nelle prime uscite ufficiali, è il padrone della fascia destra. Segna addirittura all’esordio nel pirotecnico pareggio per 3-3 con il Cittadella, ma le prime difficoltà che la squadra incontra durante il percorso accidentato nel primo periodo in Serie C lo fanno retrocedere nelle preferenze del tecnico Ventura, alla ricerca della quadra perfetta. Toledo ne fa le spese e, pian piano, finisce sempre più spesso in panchina: subentra, ma non incide ed è per questo che nella sessione invernale di calciomercato viene coinvolto nello scambio con l’Ascoli che manda Capparella a Napoli, mentre l’ala carioca è costretta a fare il percorso inverso, interrompendo così la sua esperienza in azzurro.
Massimiliano VARRICCHIO
Varricchio vuol dire gol. Se ci permettete questa citazione ispirata allo slogan di un noto affettato, siamo comunque certi di non fare un torto all’attaccante emiliano che, durante la sua carriera, è stato in grado di segnare oltre duecento gol. Ha provato a far di tutto per giocarsi le sue chance con la maglia del Napoli, ma le quattro reti realizzate nel girone d’andata non gli sono state sufficienti per sopravvivere alla rivoluzione di gennaio approntata dai dirigenti partenopei che hanno portato ad un turbinio di acquisti e cessioni nella sessione di riparazione, per cercare di correggere il tiro di una stagione partita con grandissimi propositi ma che sta andando avanti tra diverse difficoltà. Le sue reti hanno portato in dote dieci punti alla causa napoletana, sbloccando le partite contro Vis Pesaro, Benevento e Martina. Tuttavia, nonostante la sua buona volontà, viene coinvolto nello scambio con il Pescara che porta Calaiò all’ombra del Vesuvio, mentre Massimiliano è costretto a salutare il San Paolo per concludere la stagione all’Adriatico. Conclude la sua carriera con il botto: ha trentotto anni quando realizza le venti reti che consentono alla SPAL di tornare in Prima Divisione dopo il fallimento del 2012.
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