Caduta e rinascita azzurra. Tutti i protagonisti del Napoli Soccer
22 Marzo 2021
Gennaro SCARLATO
A lungo, il suo profilo è stato indicato come uno dei più promettenti nell’ambito degli astri nascenti nel panorama della Serie A della seconda metà degli anni ’90. Gennaro è un esterno d’attacco che ingolosisce addirittura il Chelsea, ma l’amore per la maglia del Napoli, alla fine, ha avuto la meglio. La stoffa c’è, ma qualche infortunio di troppo ne ha compromesso la crescita che, comunque, non gli ha impedito di disimpegnarsi egregiamente tra la massima serie e quella cadetta. Quando arriva l’estate del 2004, sulla panchina partenopea c’è Ventura che, durante la sua esperienza all’Udinese, lo ha stabilmente impiegato nel ruolo di difensore centrale. Ora che l’allenatore si ritrova alla guida del Napoli, l’acquisto di Scarlato – che ha già disputato quasi cinquanta partite con quei colori – è praticamente obbligato e la fascia di capitano va necessariamente a finire sul suo braccio. Sebbene ci siano tutti gli ingredienti per il ritorno perfetto tra i cadetti con la squadra guidata da uno dei suoi scugnizzi, l’operazione naufraga nel doppio confronto con l’Avellino in finale di play-off e con il pessimo rapporto personale con Reja che ne avalla la cessione al termine del torneo.
Claudio TERZI
Dopo aver assaporato la Serie A con la maglia del “suo” Bologna, il giovanissimo Terzi ha bisogno di accumulare minuti ed esperienza. Quale occasione migliore per effettuare il battesimo del fuoco se non in Serie C e con la maglia del Napoli? Questa sì che può essere l’occasione per dimostrare di avere le carte in regola per diventare un calciatore professionista con la “p” maiuscola. Ha soltanto venti anni Claudio, quando sbarca a Napoli e l’entusiasmo della piazza amplifica ancor di più le aspettative. Sulla panchina c’è Ventura, un vecchio leone del prato verde, e Terzi non si lascia intimorire, dimostrando di aver carattere a sufficienza per dir la sua a certi livelli. Riesce a mettere insieme quindici presenze, condendole con una rete nella sfortunata trasferta di Rimini, terminata 2-1 per i padroni di casa. E dopo aver ben figurato a Napoli, Claudio gioca tuttora in Serie A, guidando la difesa dello Spezia ogni fine settimana, in barba alle ormai prossime trentasette primavere.
Luigi VITALE
La società partenopea viene colpita dalla precisione e dalla potenza del suo sinistro, oltreché dalle sue doti tecniche ed atletiche che gli consentono di andare facilmente in gol, così come di innescare gli avanti con i suoi precisi cross. Si fa notare con i Lupi di Avellino e nell’anno della rifondazione viene tesserato con l’obiettivo di farlo crescere all’ombra del San Paolo. Nella stagione 2005-06 gioca tre partite e viene impiegato perlopiù in Coppa Italia, ma mostra di saperci fare e, dopo i prestiti al Lanciano e al Livorno, convince dirigenti e tecnici a tenerlo nell’orbita della prima squadra. Tuttavia, con l’arrivo di Britos nel 2012, viene definitivamente ceduto al Bologna. La sua carriera prosegue tuttora nel Frosinone, in Serie B, e nonostante vada verso i trentaquattro anni, l’idea di smettere non gli passa neanche per il cervello.
Centrocampisti
Nicolas Andres AMODIO
La sua passione ed il suo amore per il gioco del calcio sono stati così forti da fargli superare le insidie di ogni avversario. E non solo di quelli che la domenica vestono parastinchi e tacchetti, ma anche quelle di un nemico sì silenzioso, ma infido e sfibrante con il quale è costretto a dover duellare ogni giorno: il diabete. Eh sì, perché il mediano uruguaiano, nonostante fosse “fiaccato” da questa patologia, è stato in grado di mettere in mostra i suoi numeri migliori che gli hanno fatto guadagnare la simpatia ed il rispetto dei suoi tifosi. Amodio giunge in Italia nel 2004, accompagnato dal suo amico di lunga data Bogliacino: sbarcano entrambi alla Sambenedettese e dopo un’annata fantastica con i marchigiani vengono entrambi ingaggiati dal Napoli. In maglia azzurra, Amodio vince due campionati consecutivi e – dopo un anno passato fra Treviso e Mantova in prestito – si toglie la soddisfazione dell’esordio in Serie A sotto la gestione di Donadoni. Gioca poi fra Piacenza, Portogruaro, Peñarol, Lecce – un anno ancora in compagnia di Bogliacino – e Martina prima di ritirarsi ad appena trentadue anni.
Mariano Adrian BOGLIACINO
Nelle tappe principali della sua carriera c’è sempre stato il Napoli. La prima volta che il regista uruguaiano incrocia il suo cammino con i partenopei veste la maglia della Sambenedettese, squadra nella quale è giunto insieme ad Amodio. Proprio ai campani, Mariano segna il suo primo gol italiano e lancia la rincorsa degli adriatici verso i play-off che valgono la promozione in Serie B che s’interrompe, guarda un po’, proprio contro il Napoli. È scritto nel suo destino che debba mettersi in mostra al San Paolo e nell’estate del 2005 pianta le sue tende su quel prato verde, dove rimarrà per cinque stagioni. Il suo sinistro gli dà l’opportunità di disimpegnarsi in diversi ruoli: sia da interno che da trequartista. Bogliacino vive da protagonista il doppio salto mortale dalla Serie C alla A, fino alla Coppa UEFA, risultando decisivo in occasione del ritorno dei partenopei in Europa, segnando la rete della vittoria contro il Panionios. Prosegue, poi, la sua carriera tra Chievo Verona, Lecce e Martina, prima di tornare in Uruguay.
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