Caduta e rinascita azzurra. Tutti i protagonisti del Napoli Soccer
22 Marzo 2021
Marco CAPPARELLA
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Il suo nome inizia a circolare prepotentemente nell’ambiente nel 2003-04, quando si distingue con un bottino di ben undici reti nel ruolo di attaccante di fascia destra nell’Avellino di Zeman. Le ottime prestazioni, tuttavia, non impediscono agli irpini di scivolare in Serie C1, ma l’Ascoli lo adocchia per costruire la squadra che punta alla massima serie. Segna solo due reti in diciannove uscite, ma quando si concretizza l’opportunità di andare al Napoli, scendere di categoria non è un problema. Dà una sostanziosa mano alle speranze dei partenopei di tornare fra i cadetti, alimentandole con la realizzazione di due reti nelle semifinali dei play-off contro la Sambenedettese, ma nella finalissima con la sua ex squadra, l’Avellino, non riesce ad incidere. Il romano viene comunque confermato in vista della stagione susseguente ed è titolare inamovibile nello scacchiere di Reja: tre reti in trentadue partite e la promozione si materializza. Rimane altre due stagioni al San Paolo centrando l’obiettivo della doppia promozione. Sebbene poi, complice un duro infortunio, finisca ai margini del progetto, Capparella si toglie anche la soddisfazione di esordire in Serie A, disputando diciannove minuti contro il Milan nel 5-2 che i campani subiscono a San Siro.
Luigi CONSONNI
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A Napoli, passato il tempo della rifondazione, è tempo di aggiustare il tiro. Il rodaggio è terminato e c’è bisogno di fare alcune correzioni in corsa, visto che in campionato c’è da colmare un fisiologico gap. Ogni reparto subisce profonde operazioni di maquillage e a centrocampo c’è bisogno di elemento con i piedi eleganti, che incrementi il livello tecnico della squadra. Gli occhi si poggiano sull’elegante mediano di Seregno che gioca nella SPAL: gli estensi hanno bisogno di far cassa e Consonni sbarca a Napoli nel gennaio 2005 facendo tutti felici. Il suo apporto è di due reti sparse nelle quindici presenze, ma entrambe le reti hanno un gran peso specifico, specie quella realizzata al Teramo oltre il novantesimo che è valsa la vittoria al San Paolo. Smaltita la delusione della finale play-off perduta, torna a Ferrara per poi essere ceduto a Grosseto, dove diventa uno dei giocatori più simbolici del club maremmano.
Nicola CORRENT
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Per dare affidabilità al centrocampo, il neonato board dirigenziale del Napoli stila un identikit del giocatore ideale, che coniughi quantità e qualità. Tutti gli indizi, dunque, portano a Nicola Corrent. Il centrocampista veronese nel 2004 ha solo venticinque anni, eppure è riuscito già ad accumulare diverse esperienze tra Serie B ed A, promozioni e lotte per salvezza. Corrent è reduce da un’esaltante seconda parte di stagione che l’ha portato a sfiorare la promozione nel massimo campionato con la Ternana, esperienza in cui non è nuovo, dopo aver guidato la cavalcata del Como tre anni prima. Lo scaligero, dunque, viene indicato come l’elemento che può dettare i tempi della squadra di Ventura. L’esperimento, però, riesce a metà. Seppur scenda in campo in ventisette occasioni, perde la titolarità nel finale di stagione quando arriva Reja. Fallito l’assalto alla cadetteria, Nicola torna alla Ternana e poi nella sua Verona, per poi proseguire la sua carriera che terminerà nel 2014, tra Lecco, Carrarese e Virtus Verona.
Gennaro ESPOSITO
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In lui il Napoli ci crede veramente. È un centrocampista di rottura, ma i piedi non sono male. Infatti, Esposito esordisce in prima squadra quando ha appena compiuto diciotto anni in un accesissimo Napoli-Genoa, finito 2-2. Si avvicina ai grandi e lì rimane, in attesa della grande occasione. Lo monitora il Siena che, nel frattempo è andato in Serie A mentre la squadra della sua città deve ricominciare dalla C1. Le buone impressioni, tuttavia, sembrano affievolirsi con l’andar del tempo e, complice la profonda rivoluzione societaria, Esposito non trova l’occasione buona per “inserirsi” nel nuovo organico. Sono solo due le comparsate che gli concedono prima Ventura e poi Reja, equamente suddivise. Fallito l’assalto alla prima squadra, esordisce in A nelle fila dei toscani – un minuto in un Lecce-Siena 3-0 – ma poi trova la sua dimensione a Verona dove vive tre stagioni da protagonista.
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