Privacy Policy Cannavaro al terzo posto fa capire quanti mostri sacri ci siano in questa classifica

Cannavaro al terzo posto fa capire quanti mostri sacri ci siano in questa classifica

13 Settembre 2021

Il 1973 fu un anno di grandi novità: gli USA iniziarono a ritirarsi dal Vietnam, il Cile venne scosso dal golpe di Pinochet, nacquero i Kiss, mentre i Pink Floyd lanciarono “The Dark Side of the Moon”, a New York venne inaugurato il World Trade Center e un tale di nome Martin Cooper effettuò la prima telefonata da un cellulare. In Italia entrò ufficialmente in vigore l’IVA, si cantava “Minuetto” di Mia Martini e a fine anno uscì al cinema “Amarcord” di Fellini. Questo era il ’73, ma non solo: quell’anno il Dio con gli scarpini era un ragazzo olandese di nome Johan e, sarà stato il suo influsso Oranje, sarà stato il caso, fatto sta che vennero alla luce molti calciatori ottimi e alcuni assoluti fuoriclasse. Tra questi ne abbiamo scelti 15, secondo noi i migliori.

Purtroppo non rientra in questa graduatoria un pazzo scatenato, unico a sbagliare tre rigori tre nella stessa partita, per giunta con la maglia della propria nazionale: El Loco, Martín Palermo, mai soprannome fu più azzeccato.
Iniziamo.

15. Cuauhtemoc BLANCO

Cuauhtémoc Blanco e la finta più irregolare di sempre | Calciatori Brutti

Poteva mancare un idolo nostalgico come lui? Il nome azteco, la carriera infinita, la 10 del Messico e soprattutto la Cuauhtemiña, quel dribbling senza senso con la palla bloccata tra i piedi e il salto della rana per sorpassare i difensori davanti a lui. Gioca per 24 anni tra Messico e Stati Uniti, con una piccola parentesi al Valladolid: diverte tre generazioni di tifosi, segna e trascina squadre di club e nazionale. Quando appende gli scarpini al chiodo, si guarda indietro e i risultati sono notevoli: miglior media realizzativa dagli undici metri nella storia (71 gol su 73 rigori calciati), tanti successi, 39 reti in 120 incontri con la Tri, capocannoniere storico della Confederations Cup (alla pari con un certo Ronaldinho). Per finire si butta in politica e diventa Presidente dello Stato messicano di Morelos. Così, a casaccio.

14. Marco MATERAZZI

Maglia Materazzi celebrativa Italia 2006 - Autografata da Cannavaro -  CharityStars

Quando Nesta si infortuna contro la Repubblica Ceca, nella partita che segna la svolta del Mondiale tedesco del 2006, a milioni di italiani non sembra una grande idea affidarsi al rude centrale dell’Inter. Invece la storia ci consegna un torneo da incorniciare: gol in quella stessa partita con uno stacco di testa che nemmeno con l’ascensore, rosso diretto contro l’Australia per ricordare a tutti che la scivolata a piè pari è la specialità della casa (vero Sheva?), altra incornata perentoria in finale che vale il pareggio e, ovviamente, l’episodio con Zidane, che provoca la sua celeberrima ed iconica testata, impensabile anticipazione dei calci di rigore. Neanche a dirlo, uno di questi lo trasforma lui. Roccioso, granitico, pochissimi fronzoli, tante realizzazioni dal dischetto, odiato da mezza Italia per la sua cattiveria agonistica, amato dall’altra metà per la sua cattiveria agonistica, Matrix è stato un calciatore mai banale, controverso e ostico da affrontare. A tutto questo si aggiungono le dodici marcature nella stagione 2000-01 con il Perugia (record per un difensore in Serie A), quindici trofei con i nerazzurri (Triplete compreso) e tanta, tantissima sostanza aldilà dei freddi numeri. Forse non vale la posizione? Beh, in quell’estate del 2006 ci hai fatto veramente godere.

13. Nelson DIDA

Milan, quando Dida si infortunò in panchina e fu portato via in barella |  Goal.com

Tra la topica di Leeds, il fumogeno nel derby di Champions e l’incredibile sceneggiata di Glasgow contro il Celtic, un portiere sublime ha occupato stabilmente il podio dei migliori nel suo ruolo a livello mondiale. Tra i pali solidissimo, ottimo quando affrontava i rigoristi e i tiri ravvicinati. Alcuni momenti rimangono indelebili nella sua altalenante carriera: una Coppa Libertadores con il Cruzeiro, il Mondiale per club nel Corinthians; si trasferisce quindi in Italia e si presenta ai tifosi milanisti con una papera a Elland Road, prima di diventare titolare inamovibile anche grazie alla serie dei tiri dal dischetto nella finale tutta italiana di Manchester 2003, contro la Juventus, quando neutralizza tre rigori. Poi arriva il fumogeno di San Siro nel 2005 e non si riprenderà mai del tutto. Ha il tempo di alzare un’altra Champions, nel 2007, prima di simulare un colpo subìto ad opera di un invasore di campo biancoverde a Glasgow: era in realtà un buffetto innocuo. Da queste montagne russe porta comunque a casa due Confederations Cup, una Copa América e un Mondiale. Scusate se è poco.

12. Jay-Jay OKOCHA

Jay Jay Okocha, il funambolo che portò la Nigeria alla vittoria olimpica -  Gli Eroi del Calcio

Più numero 10 di lui, pochissimi al mondo, forse nessuno in Africa. Tiro dalla distanza, calcio piazzato, dribbling secco. Questi erano i suoi marchi di fabbrica, con cui divenne uno dei simboli alle Olimpiadi di Atlanta ’96, nella quale le Super Aquile centrarono un oro impossibile da prevedere alla vigilia: quella squadra aveva interpreti di assoluto culto, che richiederebbero un articolo a parte; indovinate chi era il numero 10, che univa quantità e corsa ad una qualità sopraffina? Jay-Jay Okocha appunto. Se state pensando che ha avuto poca vetrina internazionale e che non ha vinto quasi niente, ricordatevi che la nostalgia non si pesa sulla bilancia dei trofei. Al cuor non si comanda.

11. Marc OVERMARS

The Best Premier League Transfers Ever: Marc Overmars to Arsenal (1997/98)  | FootballTransfers.com

Sarà una coincidenza ma qual è il numero di maglia che vi viene in mente quando parliamo di Marc Overamrs e di un’ala sinistra? Ala pura, tecnico, rapido, insostituibile nell’Ajax, ha lasciato il segno anche con l’Arsenal e il Barcellona. Sulla fascia è stato il titolare della nazionale olandese per un decennio avaro di successi (vero Toldo?), tuttavia è stato il prototipo dell’attaccante esterno dei giorni nostri. Oltre 600 partite in carriera evidenziano qualche fragilità fisica di troppo, ma si ricordano i suoi cross insidiosi, le accelerazioni devastanti, più di 100 reti e la tripletta Champions League-Supercoppa UEFA-Coppa Intercontinentale del 1995. Miglior giovane olandese a vent’anni, non avanza in classifica per una seconda parte di carriera in Spagna senza trionfi.

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