Privacy Policy Chi sono gli attaccanti che hanno la migliore media-gol degli anni '90?

Chi sono gli attaccanti che hanno la migliore media-gol degli anni ’90?

9 Novembre 2021

Porte improvvisate. Spesso fatte di giacche o maglioni lasciati cadere sul terreno, senza curare minimamente l’eleganza del gesto. A volte invece, era il portone di un vecchio garage abbandonato che si prendeva la piena libertà di “conservare” l’emozione di un goal, un istante dopo il fragoroso suono emesso dall’urto del pallone.

È dai ricordi di pantaloni strappati, ginocchia sbucciate e conseguenti urla domestiche. Di palloni finiti sotto le automobili o, peggio ancora, da rincorrere per strade senza protezione alcuna. Chi non ha mai urlato “gooooooooaaaaaal” in uno di quei tanti campetti di periferia, emulando le gesta di uno dei suoi idoli?

Beh, sono partiti dal basso anche loro naturalmente. Ed hanno cominciato a sognare in grande, fin da piccoli dando i primi calci a quell’oggetto sferico, che rotolava incerto per le vie o i sobborghi delle città. Rinunce, sacrifici, costanza e un pizzico di fortuna sono generalmente gli ingredienti essenziali per compiere il salto di qualità. Diversamente invece, quando il talento divampa in maniera esponenziale, il calcio passa dall’esser giocato ad esser ballato. Un baile cadenzato ed elegante che alterna concretezza e fantasia, snocciolando di tanto in tanto incredibili magie di repertorio.

Il goal è il loro vero marchio di fabbrica. Un istinto innato per depositarla nel sacco e lasciarsi andare ad una di quelle pazze esultanze, che hanno in qualche modo influenzato la nostra infanzia. Sterzate carioca e malcurati passettini di samba o portentosi stacchi aerei e zampate rapaci? Forse dopotutto, non conta quale effettivamente sia la risposta, perché di fatto goleador si nasce, non si diventa.

Così, nel giorno di compleanno di Pinturicchio, abbiamo stilato la classifica dei 20 attaccanti, con la miglior media goal dal gennaio 1990 al dicembre 1999. Siete pronti? Si parte!

20. Marcelo Alejandro OTERO (98 presenze e 37 reti – media-gol: 0,378)

La sua immagine resta un incredibile icona degli anni ’90 ed è difficilmente scindibile dalla sua esperienza con i biancorossi del Vicenza. Un rapporto strettissimo, simbiotico e sincero. Ma come arrivò a Vicenza dal sud America? A metterlo in luce, fu la conquista della Coppa America vinta con l’Uruguay nel 1995. Marcelo, subentrato, all’infortunato Ruben Sosa nell’atto finale, siglò una tripletta che lo rese noto agli occhi di mezzo mondo. Il Vicenza, che tre stagioni prima languiva nel mare magnum della Serie C, si preparava allo sbarco nella massima categoria con una campagna acquisti di tutto rispetto: Otero è tra le pedine scelte per completare il reparto offensivo. Diventerà presto uno dei simboli di quella squadra, inserendosi egregiamente nei meccanismi di Guidolin e vivendo anni indimenticabili conditi dalla conquista della Coppa Italia 1996-97 e il raggiungimento della semifinale di Coppa delle Coppe 1998-99, persa con il Chelsea di Zola e Vialli. A fianco di Murgita forma una delle coppie più prolifiche del campionato, raggiungendo quota dodici centri nella prima stagione e tredici nella seconda. La sua esperienza italiana è sicuramente scandita da quel’8 Settembre ‘96, quando nel romantico teatro dell’Artemio Franchi di Firenze segna ben quattro reti, guidando il Vicenza alla vittoria e lasciando i tifosi viola ammutoliti. El Avioncito vola. Eccome se vola.

19. Sandro TOVALIERI (107 presenze e 41 reti – media-gol: 0,383)

Conosciuto con il soprannome di Cobra per quel suo spirito pungente in fase di realizzazione. Una carriera lunga e importante condotta a giro per l’Italia, macinando reti e prestazioni da vero bomber. I più nostalgici lo ricordano indubbiamente con la maglia del Bari dove si rese celebre dell’esultanza del Trenino insieme ai compagni di squadra Igor Protti e Miguel Angel Guerrero. Con la maglia dei biancorossi realizza ottantadue presenze e quaranta reti confermando la sua concretezza e il suo fiuto innato per il gol. Avellino, Atalanta, Reggiana, Cagliari, Sampdoria e Perugia sono le società che hanno avuto il piacere di averlo in Serie A, assistendo alle sue marcature, spesso decisive. Perché il Cobra era così, pungente sotto porta, letale in Zona Cesarini.

18. Enrico CHIESA (190 presenze e 74 reti – media-gol: 0,389)

Cresciuto nel Pontedecimo la carriera e la vita di Enrico non sono tutte rose e fiori, anzi. Sul campo, prima di esplodere, deve sostenere una lunga ed estenuante gavetta, che lo vede girare diverse squadre e spesso e volentieri essere impiegato fuori ruolo. Lui è certo di avere doti da vero attaccante, ma spesso è il fisico minuto a suggerire agli allenatori di usarlo come trequartista o esterno di fascia. Nonostante tutto il ragazzino regala prestazioni da fuori categoria per tanto è la Sampdoria ad acquistarlo a sedici anni, inserendolo nel settore giovanile. Due anni dopo, un certo Vujadin Boskov, decide di buttarlo tra i grandi contro la Roma, ma il ragazzo ancora non sembra del tutto all’altezza e viene mandato a farsi le ossa, in prestito prima al Teramo poi al Chieti in C1. Dopo le esperienze nelle serie minori Enrico passa alla Cremonese nel 1994-95 guidando a suon di gol, i Grigiorossi di Gigi Simoni ad una storica salvezza in A. Attaccante dinamico, veloce ed imprevedibile diventerà l’incubo di numerose difese avversarie. La sua carriera da allora sarà in divenire. Un’ascesa incredibile che lo vedrà calcare i palcoscenici più blasonati di Europa con il grande Parma di fine anni ’90, dove conquisterà un secondo posto in campionato, una Coppa Italia e la storica Coppa UEFA 1998-99, laureandosi capocannoniere assoluto della manifestazione. Vestirà le maglie di Fiorentina, Lazio e Siena prima di concludere definitivamente la carriera a trentanove anni, in C1 nel Figline al fianco di vecchie conoscenze come Torricelli, Mareggini e Robbiati. Con un totale di 599 presenze e 216 gol all’attivo (138 in serie A), resta uno degli attaccanti più prolifici della massima serie.

17. Alessandro DEL PIERO (145 presenze e 57 reti – media-gol: 0,393)

Ci vorrebbero non si sa quante pagine per descrivere cosa ha rappresentato Alex per tutti gli amanti del bel calcio. E forse neanche basterebbero, per spiegare ed elogiare tutto il suo talento. Un amore incondizionato per la maglia bianconera, che lo ha legato alla società del patron Agnelli per diciannove lunghi anni. Gli spalti del Delle Alpi lo hanno visto regalare incredibili magie e deliziare gli occhi dei tifosi con perle di rara bellezza. Inutile dirvi che Pinturicchio sia stato uno di quei giocatori amato dalle generazioni per quello che è stato, al di là dei colori che hanno caratterizzato la sua carriera. Grande abilità nell’uno contro uno, una vera sentenza sui calci di punizione. Impiegato molto spesso dietro le punte, nell’undici bianconero, tuttavia resta un giocatore duttile che ha rivestito anche il ruolo di ala sinistra in nazionale. Cresciuto calcisticamente nelle giovanili del Padova, approda alla Juventus nell’estate del 1993 notato da Giampiero Boniperti. La prima stagione la vive tra giovanili e prima squadra, l’anno successivo compie il salto decisivo. Sarà l’inizio della sua ascesa. Vive gli anni d’oro durante il periodo Lippi, vincendo con la Juve tutto quello che c’era da vincere. Scudetti, Champions League, supercoppa europea dando inizio ad un’epopea che lo vede leader indiscusso dei torinesi. Nel giorno del suo compleanno, lo abbiamo voluto omaggiare regalandogli questa classifica nostalgica. Tanti auguri Alex!

16. Gianfranco ZOLA (199 presenze e 80 reti – media-gol: 0,402)

Nato ad Oliena, in provincia di Nuoro, muove i primi passi nelle giovanili del Corrasi prima di esordire in prima squadra nella Nuorese. Si fa conoscere al grande calcio dopo le ottime annate alla Torres, che gli valgono la chiamata del Napoli nel 1989. Con i partenopei conosce grandi campioni come Careca, Alemão e Diego Maradona, facendo il suo esordio in Serie A e dovendo spesso vestire il ruolo di vice-Pibe de Oro nell’anno del secondo e ultimo Scudetto. Vive gli anni d’oro con il Parma di Nevio Scala, dimostrandosi un trequartista puro, senza però tralasciare il vizio del gol, vincendo la Supercoppa UEFA 1993 e la Coppa UEFA 1994-95. Estro, ed un imprescindibile fantasia lo rendono un giocatore unico nel suo genere tanto da esser soprannominato Magic Box negli anni vissuti al Chelsea insieme a Di Matteo e Vialli. L’Italia e l’Inghilterra hanno avuto il piacere di ammirare le sue eterne magie, i suoi colpi, facendo innamorare milioni di tifosi e appassionati del calcio anni ’90. Con i Blues Zola centra una Coppa di Lega e la Coppa delle Coppe, segnando nella finale contro lo Stoccarda il gol decisivo, poco dopo il suo ingresso in campo. Ma sente la mancanza della sua Sardegna, cosi che dopo sette anni decide di far ritorno in patria, vestendo la maglia del Cagliari in serie B. Caricatosi i sardi sulle spalle, Gianfranco corona un’annata incredibile riportando gli isolani nella massima serie attraverso i suoi gol e lampi di genio prima di dare l’addio al calcio giocato nel 2005.

A PAGINA 2 TROVIAMO DUE CAPOCANNONIERI DELLA SERIE A

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