Privacy Policy Chi sono gli attaccanti che hanno la migliore media-gol degli anni '90? - Pagina 3 di 4

Chi sono gli attaccanti che hanno la migliore media-gol degli anni ’90?

9 Novembre 2021

10. Roberto BAGGIO (267 presenze e 126 reti – media-gol: 0,472)

La sua carriera calcistica comincia dal Vicenza, poi un brutto infortunio al ginocchio fa temere il peggio al futuro Divin Codino. Dieci ore di intervento nella clinica del professor Bousquet. Una sfida disperata. Che Roby vince, non senza soffrire. Il passaggio alla Fiorentina segna una svolta nella carriera di Baggio e proprio con i toscani segna un gol da copertina nel tempio di Maradona. La Viola è il suo trampolino di lancio. Un rapporto profondo. Perché i primi amori hanno sempre qualcosa di speciale. Roberto non è mai stato una persona fragile. È andato dove lo portava il cuore. Alla Juventus per assecondare le scelte della sua società. Al Milan perché aveva speso una parola con Berlusconi, al Bologna perché aveva bisogno di ritrovare calore umano, all’Inter perché da ragazzino era tifoso nerazzurro e infine al Brescia perché il calcio è bello, a prescindere dalla classifica. E dove è andato i tifosi lo hanno amato e trattato da eroe. Non solo per i suoi gol. Ma per tutto l’effetto-Baggio. Un effetto-gioia. Amato dalla gente, sopportato a fatica dagli allenatori. Scatto, dribbling, invenzioni fuori dal comune e pennellate morbide all’incrocio dei pali sono state indubbiamente pezzi pregiati del suo repertorio sciorinati in tutte le maglie da lui vestite. Ma se pensiamo a Baggio, la mente e i ricordi volano subito a quella della Nazionale. Al Mondiale americano del 1994, dove prima in veste di “salvatore” ci ha fatto scendere da un aereo pronto a riportarci a casa. Poi da assoluto trascinatore ci ha letteralmente preso per mano portandoci alla finale di Pasadena. E non importa per quel rigore spedito lassù, agli Dei del calcio, perché chi ha conosciuto Baggio ed ha avuto il piacere di vederlo giocare, sa bene che Roberto è stato uno dei massimi interpreti del calcio europeo degli anni ’90. Un brasiliano nato per sbaglio in Italia e cresciuto con il mito di Zico.

9. Abel Eduardo BALBO (226 presenze e 126 reti – media-gol: 0,472)

Dopo aver sfiorato il passaggio al Verona, Balbo viene acquistato dall’Udinese nel 1989 per consentire all’Udinese di conservare la categoria dopo la promozione maturata l’estate appena conclusa. Con i friulani si mette in mostra agli occhi delle big italiane. La Roma, dopo quattro campionati in bianconero conclusi sempre in doppia cifra, ne acquista le prestazioni e Abel si conferma bomber trascinatore dei Giallorossi, realizzando settantotto reti in cinque stagioni e rivelandosi uno dei centravanti più affidabili del campionato. Nella stagione 1998-99 passa al Parma, contribuendo alla conquista della Coppa UEFA e Coppa Italia. Vestirà anche la maglia della Fiorentina, in quella che sarà solo una breve parentesi per lui, al termine della quale tornerà nella capitale regalandosi lo Scudetto del 2001-02 con Fabio Capello e accanto al suo amico Gabriel Omar Batistuta, seppur da comprimario. Dopodiché, fa ritorno in Argentina per appendere definitivamente le scarpette al chiodo. In totale raggiunge le 117 realizzazioni nella massima serie italiana, confermandosi tra i rapaci più concreti dell’area di rigore.

8. Hernan Jorge CRESPO (99 presenze e 51 reti – media-gol: 0,515)

Davanti a goleador del suo calibro c’è ben poco da dire. Un nome che parla da solo per la carriera condotta e le emozioni regalate nei campi calcati. Dopo essersi messo in luce nel torneo di Clausura sudamericano conquistando la vetta della classifica marcatori, l’Europa si accorge del suo innato fiuto per il gol. Così nell’agosto 1996 approda al Parma per otto miliardi di lire vivendo con i Ducali i tempi d’oro sotto la presidenza Tanzi e deliziando il Tardini a suon di gol. La Lazio lo ingaggia nel 2000 investendo una cifra esorbitante pari a 110 miliardi di lire per rinforzare il reparto offensivo insieme a mostri sacri del calibro di Veron, Salas. L’esordio è scoppiettante e Crespo vince subito la classifica marcatori trascinando la squadra alla vittoria della Supercoppa italiana. La stagione successiva, non è proprio soddisfacente per i laziali: eliminati nel primo turno della Champions League. Tuttavia, per Hernan le cose non vanno affatto male; tredici reti in campionato, che portano a venti il bottino complessivo contando le competizioni. Gli anni successivi il bomber vaga tra Italia ed Inghilterra vestendo le maglie di Inter, Milan e Chelsea. Con i Nerazzurri nel 2006 vive una stagione di rilievo, contribuendo alla vittoria di Supercoppa e due Scudetti. Chiude la sua strabiliante carriera al Parma, la squadra che lo aveva lanciato tra i grandi, raggiungendo un record importante: Hernan è il miglior marcatore nella storia dei Ducali in serie A con 200 presenze e 94 reti all’attivo.

7. Filippo INZAGHI (124 presenze e 64 reti – media-gol: 0,516)

Piacentino, classe 1973 straordinario realizzatore. Pippo Inzaghi è il gol in purezza. Opportunismo, scaltrezza e uno scatto imprendibile sul filo del fuorigioco. A Piacenza, soprannominato Peter Pan per quel suo carattere introverso e silenzioso che contrastava fortemente con il suono del pallone che costantemente gonfiava le reti dei campi calcati da Super Pippo. Una vera e propria sentenza sotto porta. Il Verona lo ingaggia ancora giovanissimo lui non tradisce le aspettative segnando tredici gol alla prima stagione e quindici alla seconda. La carriera strabiliante di Pippo inizia ufficialmente dal Parma di Nevio Scala, dove trova campioni del calibro di Hristo Stoichkov e Gianfranco Zola. Tuttavia, non sarà una stagione molto soddisfacente a causa di un brutto infortunio in allenamento e Pippo sarà costretto fuori. La forza di volontà ed un impegno costante lo hanno sempre contraddistinto sia come giocatore che come persona. Il percorso calcistico di Inzaghi negli anni successivi sarà in divenire è vestirà le maglie di Atalanta, Juventus e Milan, storia di un amore romantico e indissolubile sotto la guida di Ancelotti. In rossonero vivrà gli anni migliori della sua carriera vincendo tutto quello che c’è da vincere in una squadra costernata da alieni: Dida, Pirlo, Rui Costa, Nesta per citarne alcuni. Nel 2006 è un punto fermo della Nazionale, con la quale si laurea campione del mondo nel Mondiale in Germania.

6. Oliver BIERHOFF (153 presenze e 84 reti – media-gol: 0,549)

In molti lo ricorderanno per lo Scudetto conquistato con il Milan nel 1998-99 o per gli Europei vinti nel 1996 con la Germania, grazie ad una sua doppietta decisiva a Wembley per superare la Repubblica Ceca al golden gol. In pochi ricorderanno, invece, che a portare in Italia il centravanti tedesco nell’estate del 1991 era stata l’Inter di Ernesto Pellegrini. Nato a Karlsruhe il 1° maggio 1968, Oliver Bierhoff ha sempre avuto nella stazza fisica e nelle notevoli capacità di elevazione i suoi punti di forza. Cresciuto calcisticamente nell’RW Essen, formazione dell’allora Germania Ovest, viene acquistato nel 1985 dal Bayer Uerdingen, formazione di buon livello in quegli anni, con cui debutta a 18 anni in Bundesliga e nelle Coppe Europee. Vive alcune stagioni in Germania vestendo le maglie di Amburgo e Borussia Mönchengladbach, ma si consacra bomber nel campionato austriaco con la maglia del Salisburgo. A quel punto su di lui mettono gli occhi le big d’Europa e ad aggiudicarsi il cartellino è la Beneamata che sborsa 750 milioni di lire per portare in nerazzurro l’ennesimo tedesco e rinforzare la flotta teutonica che può già contare su Lothar Matthäus, Andreas Brehme e Jurgen Klinsmann. Bierhoff viene mandato a farsi le ossa all’Ascoli. L’ariete teutonico fatica non poco per inserirsi nei ritmi del calcio italiano, ma pian piano Oliver lascia intravedere sprazzi del suo potenziale nella seconda parte della stagione. Ciò convince il compianto presidente del Picchio, Costantino Rozzi, a puntare su di lui per trovare un degno erede di Casagrande e Giordano. Una scommessa riuscita appieno: nel 1992-93 si laurea capocannoniere della Serie B. A scommettere su di lui, è l’Udinese di Zaccheroni in vista del campionato 1994-95. Con i friulani Bierhoff esplode e nel 1998 si laurea capocannoniere della Serie A con ventisette gol in trentadue presenze, davanti al Fenomeno Ronaldo. L’Udinese sarà il suo trampolino di lancio: il Milan nella stagione 1998-99 decide di vestirlo di rossonero. Con il Diavolo realizza diciannove reti in campionato, contribuendo alla conquista del sedicesimo Scudetto. Il tedesco resta a Milanello per altre due stagioni prima di chiudere la carriera con le esperienze al Monaco e al Chievo Verona, accomiatandosi dal massimo campionato italiano con una tripletta alla Juventus.

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