Privacy Policy Chi sono gli attaccanti che hanno la migliore media-gol degli anni '90? - Pagina 4 di 4

Chi sono gli attaccanti che hanno la migliore media-gol degli anni ’90?

9 Novembre 2021

5. Giuseppe SIGNORI (242 presenze e 141 reti – media-gol: 0,583)

Se nell’estate del 1989 il giovane Signori non avesse incrociato il suo cammino con quello di Zeman, sicuramente non avremmo modo di parlare di uno dei centravanti più prolifici che l’Italia abbia conosciuto durante gli anni ’90. Dopo l’esperienza al Pino Zaccheria, nel Foggia dei Miracoli a fianco di Baiano e Rambaudi, per Signori giunge la grande chiamata dalla Lazio e in riva al Tevere esplode definitivamente, aggiudicandosi per ben tre volte il titolo di capocannoniere della Serie A. Sembra un amore senza fine, ma l’arrivo di Eriksson in biancoceleste pone fine alla sua luna di miele con i capitolini. Dopo una breve parentesi alla Sampdoria, dove tuttavia non avrà alcuna soddisfazione, viene abbracciato dal Bologna di Mazzone, in cerca di un talento da rimpiazzare dopo la partenza del Divin Codino. Signori si cala nelle vesti di trascinatore della squadra felsinea e all’ombra della Torre degli Asinelli conduce i Rossoblù fino ad un incredibile semifinale di Coppa UEFA. Nei sei anni al Renato Dall’Ara, Signori segna complessivamente ottantaquattro gol, di cui sessantotto in campionato. Prestazioni tali da issarlo al sedicesimo posto assoluto nella nostra classifica marcatori.

4. Gabriel Omar BATISTUTA (226 presenze e 135 reti – media-gol: 0,597)

La favola calcistica del Re Leone comincia da Buenos Aires Il debutto è con il Newell’s Old Boys, dove l’attaccante argentino viene scoperto da Marcelo Bielsa. Una figura che avrà un ruolo importante, forse decisivo, nella sua crescita. In campo lo massacra di lavoro, fuori dal campo gli impone una dieta che gli fa perdere una decina di chili. Batigol inizia una lenta trasformazione che lo porterà ad una condizione fisica stratosferica. Calca i massimi palcoscenici del futbol sudamericano vestendo la camiseta del River e dando spettacolo poi con quella del Boca Juniors. Anni incredibili nei quali regala emozioni a non finire, guadagnandosi l’interessamento di alcuni club europei. Sposa il progetto della Fiorentina nel 1991 affezionandosi particolarmente alla città. Quello tra Bati e Firenze è una storia di amore sincero, eterno, basato su un rapporto di fiducia reciproca. A Firenze diventa l’idolo della Fiesole, con i suoi missili terra-aria che bucano puntualmente le mani dei portieri avversari. La città di Dante vive i fasti dell’epopea di Batigol, esportando il suo marchio anche al di fuori dei confini nazionali. Gabriel segna a raffica e ogni domenica illumina gli occhi dei tifosi viola. Il campione viene corteggiato da club importanti. Il Real Madrid bussa alla porta del patron Cecchi Gori con un’offerta interessante. Ma Gabriel non abbandona la sua città d’adozione, rispondendo con un “no, grazie”. Vestirà la casacca viola fino al 2000, diventando il marcatore più prolifico nella storia del club, superando un mito come Kurt Hamrin, prima del triennio alla Roma condotto ancora ai massimi livelli e impreziosito dallo Scudetto del 2001. Un’esperienza all’Inter nel 2003 prima di lasciare il Belpaese all’età di trentaquattro anni e concludere la carriera in Qatar da goleador ancora indiscusso.

3. Vincenzo MONTELLA (96 presenze e 59 reti – media-gol: 0,615)

L’Aeroplanino atterra in Serie A nel 1996, passando da una sponda all’altra di Genova. L’attaccante napoletano, infatti, viene prelevato dalla Sampdoria dopo l’ottima stagione fra i cadetti che l’ha visto impegnato con il Grifone in cui arriva anche la Coppa Anglo-Italiana. Montella non sembra patire affatto il passaggio di colori e con Eriksson in panchina riesce a confermarsi anche nella massima serie, al suo esordio assoluto. È uno dei pezzi pregiati del campionato e quando il XX secolo è ormai al crepuscolo, la Roma lo preleva per quaranta miliardi di lire, decisa a sfruttare il suo istinto sotto porta per vincere lo Scudetto. Montella attende un solo anno per vedere realizzato il sogno di fregiarsi col tricolore sul petto, grazie ad una rosa stellare in cui completa un attacco da sogno con Totti e Batistuta. Rimane nella Capitale fino al 2009, ormai fuori dai piani di Spalletti: dopo un’esperienza in Inghilterra con il Fulham e un ritorno senza particolari acuti con la Sampdoria, Montella dà l’addio al calcio a trentacinque anni e dopo 225 reti complessive in carriera.

2. Marco VAN BASTEN (94 presenze e 62 reti – media-gol: 0,660)

È forse il centravanti più tecnico e raffinato che si sia mai visto in azione sui campi di Serie A. È il 1987 quando il Milan lo acquista dall’Ajax dove si è messo in bella mostra, segnando cataste di gol, ma la sua prima stagione nel Belpaese inizia con il piede sbagliato: un lungo infortunio lo tiene fuori per gran parte della stagione, ma rientra in tempo per farsi valere e risultare decisivo per la vittoria dello Scudetto del 1988, preludio al meraviglioso Europeo dove trascina la sua Olanda sul tetto del Vecchio Continente. Nasce così la vera favola del Cigno di Utrecht, un centravanti meraviglioso che è il terrore delle difese avversarie. Vince due Coppe dei Campioni e nel 1991-92 conduce il Diavolo ad un nuovo tricolore, forte delle venticinque reti in campionato che gli consentono di vincere la classifica marcatori. L’anno successivo parte con il vento in poppa, ma un nuovo, ennesimo infortunio lo manda in infermeria – praticamente – per tutto il resto della carriera. A nulla varranno i tentativi di tornare a calcare i campi da gioco: il suo fisico di cristallo, sinonimo di eleganza e leggiadria, mette alla berlina tutta la fragilità di un campione di seta. Elegantissimo.

1. Luis Nazario RONALDO da Lima (58 presenze e 42 reti – media-gol: 0,724)

Eccolo colui che ha fatto innestare la quinta al gioco del calcio, facendolo piombare nell’epoca moderna. È una ventata di novità come non se ne vedevano dai tempi di Maradona. Il giovane brasiliano riesce ad abbinare ad una tecnica sopraffina una velocità di realizzazione supersonica che costringe difensori ed allenatori avversari ad arrovellarsi per trovare dei metodi efficaci per fermarlo. Senza, peraltro, riuscirci. Sbarca in Italia nell’estate del 1997 grazie a Massimo Moratti che paga la stratosferica clausola rescissoria da quarantotto miliardi per vestirlo di nerazzurro. L’Inter è ai suoi piedi e il popolo della Beneamata lo venera come una divinità pagana. Ronaldo, dal suo canto, dopo aver strabiliato il Camp Nou di Barcellona, riesce a farsi spazio anche fra le strettissime maglie delle arcigne difese italiane, segnando venticinque reti nella sua stagione d’esordio che, però, non sono sufficienti per centrare l’obiettivo dello Scudetto. La sua seconda stagione a San Siro non inizia col piede giusto, specie dopo la “chiacchieratissima” vigilia della finale mondiale del suo Brasile contro la Francia. A Milano lo ringraziano ancora per la Coppa UEFA conquistata l’anno precedente e Simoni conta su di lui per andare avanti in Champions League. Ma il primo di una lunga serie d’infortuni lo tengono fuori per molto, tanto tempo. Nel frattempo l’Inter cambia allenatori e solo con l’arrivo di Cuper nel 2001-02 si spera di poter finalmente centrare il primo posto. Ma tutti sappiamo com’è andata a finire. Rimarrà, comunque, il ricordo di aver visto per lungo tempo un alieno giocare a pallone.

di Andrea Capolli