Privacy Policy Cronache di un calcio d’altri tempi: Gaucci, Matarrese e il ricovero di Olive

Cronache di un calcio d’altri tempi: Gaucci, Matarrese e il ricovero di Olive

5 Aprile 2022

6 novembre 1999, Perugia, stadio Renato Curi: in programma c’è la più classica delle sfide-salvezza di provincia, tra due squadre a caccia di punti per cercare di prendere più distanza possibile dalla zona retrocessione. A far visita ai padroni di casa, guidati dal mitico Carletto Mazzone e dal vulcanico Luciano Gaucci, c’è il Bari di Eugenio Fascetti e Vincenzo Matarrese. Sin qui, nulla di “memorabile”: è una semplice partita di inizio stagione. Che rimarrebbe tale, se si tenesse conto solo degli eventi sul campo. È, infatti, quanto accade nel post-partita a regalarci una delle pagine più memorabili e pittoresche della storia del calcio moderno: una scena iconica, degna della miglior commedia all’italiana, rimasta indelebile nella memoria di tutti noi.

Ma facciamo un passo indietro, per capire come si è arrivati a quello storico duello da Cavalleria Rusticana tra Gaucci e Matarrese e al “ricovero più famoso” della storia del calcio: quello di Renato Olive.

Il Perugia, salvatosi in corner l’anno precedente, nella stagione 1999-00 viene affidato a Carlo Mazzone, reduce dalla vittoria dell’Intertoto e dalle semifinali di Coppa UEFA e Coppa Italia col Bologna. Il tecnico romano può contare su una rosa di tutto rispetto, capitanata proprio da Olive e composta da elementi del calibro di Milan Rapaic, Alessandro Calori, Nicola Amoruso, Giovanni Tedesco, Marco Materazzi e soprattutto Hidetoshi Nakata, per due volte consecutive candidato al Pallone d’Oro, che pochi mesi dopo sarà ceduto alla Roma per circa trenta miliardi di lire e il cartellino di Dmitrij Aleničev.

Prima azionista, poi vicepresidente della Roma di Dino Viola era stato Luciano Gaucci. Il patron del Perugia aveva deciso di acquistare la squadra umbra, acquistandola mentre militava in Serie C1, subito dopo il tentativo – poi mancato – di prelevare la società capitolina che poi finì nelle mani di Giuseppe Ciarrapico, numero uno dei giallorossi subito dopo la triste dipartita del presidentissimo dello Scudetto.

Il Bari, reduce da un tranquillo decimo posto della stagione precedente, aveva invece confermato in panchina Eugenio Fascetti, che proprio alla Roma aveva dato uno dei dispiaceri più intensi della sua storia. Il tecnico toscano, sulla panchina di un Lecce già retrocesso, vinse incredibilmente all’Olimpico alla penultima giornata del campionato 1985-86, ponendo fine ai sogni-Scudetto dei capitolini, che andò appannaggio della Juventus.

A differenza di allora, Fascetti vanta una squadra ben più competitiva, che annovera tra le fila Franco Mancini, Michele Marcolini, Yksel Osmanovski, Phil Masinga, Duccio Innocenti e due giovanissimi dalle grandi speranze: Simone Perrotta e Antonio Cassano. Al timone della squadra, dal 1983 c’è Vincenzo Matarrese, che aveva preso in mano le redini della società a conduzione familiare dal fratello Antonio, una volta questi nominato presidente della Lega Calcio. L’accoppiata Matarrese-Fascetti è una delle più affiatate della storia dei biancorossi e nella stagione 1998-99 aveva addirittura centrato un’inattesa qualificazione all’Intertoto, incredibilmente rifiutata dalla società con le famose parole di Matarrese: «Entreremo in Europa dalla porta principale». Una dichiarazione forse eccessivamente orgogliosa, ma che ben rappresenta il carattere fiero di un personaggio come lui, che, al pari del collega Gaucci, è il protagonista di quel siparietto, tanto simpatico quanto deplorevole, che andò in scena nella famigerata serata del 6 novembre 1999 a Perugia.

Ultime storie