Da Butragueño a Raul, da Chendo a Salgado, da Del Bosque a Makelele: viaggio in trent’anni di Real Madrid. Tre formazioni per un pezzo di Storia del Calcio
6 Marzo 2021
Predrag MIJATOVIĆ
È necessario fermarsi un attimo. Perché chi scrive ha una vera e propria infatuazione per Pedja, talento vero e spesso incostante come tutti i migliori rappresentanti della scuola slava. In molti si sarebbero aspettati Raul, ma abbiamo scelto di inserire l’enfant prodige delle Merengues nei suoi anni da capitano, dunque a partire dal decennio successivo. Detto ciò, Mijatovic è stata seconda punta con grande fiuto del gol, che raramente falliva nelle partite decisive. A conferma, chiedere ad un tifoso della Juventus quali ricordi ha della finale di Champions del 1998, quando Predrag decide le sorti della sfida riportando la Coppa dalle grandi orecchie dalle parti del Bernabeu. Mancava da trentadue anni, ci ha pensato Mijatovic. Che continua a possedere un fascino immutato: chi era al nostro raduno di Cesena non potrà che confermare.
Davor SUKER
Elegante, letale, capace di segnare in tutte le maniere. Come erano belli i tempi di Davor Suker al centro dell’attacco del Real Madrid. Arrivato al Bernabeu dal Siviglia, il croato si consacra come bomber vero e completo, esaltato dal gioco di Fabio Capello con cui vive la stagione nella quale sicuramente riesce a mostrare tutte le due qualità tecniche, segnando e mettendosi al servizio dei compagni. Vince praticamente tutto con il Real, e arriva ad un passo dalla gloria con la Croazia nei Mondiali del 1998, quando la sua nazionale si ferma soltanto al cospetto della Francia futuro Campione del Mondo, vincendo pure la Scarpa d’Oro della rassegna.
Fernando MORIENTES
Ci perdonerà per averlo separato dal suo compagno Raul, ma, seppure il Moro poteva ben figurare anche nel decennio successivo, almeno in parte, è dalla seconda metà degli anni Novanta che si consacra con la maglia del Real Madrid, da titolare e talvolta da ottimo comprimario. Morientes è uomo gol e uomo squadra, centravanti completo e tuttavia “vecchie maniere”, capace di far reparto da solo e di dialogare con i compagni. Bello a vedersi, affascinante nelle movenze, splendido interprete nel ruolo. La sua colpa? Essere poco mediatico, ma la sua affidabilità lo ha sempre reso punto di riferimento imprescindibile per buona parte dei suoi allenatori. Emozionante vedere anche lui nel raduno di Cesena.
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