Privacy Policy Da Butragueño a Raul, da Chendo a Salgado, da Del Bosque a Makelele: viaggio in trent’anni di Real Madrid. Tre formazioni per un pezzo di Storia del Calcio - Pagina 9 di 9

Da Butragueño a Raul, da Chendo a Salgado, da Del Bosque a Makelele: viaggio in trent’anni di Real Madrid. Tre formazioni per un pezzo di Storia del Calcio

6 Marzo 2021

Steve MCMANAMAN

Di meglio? Forse sì. Più romantico? Pensiamo di no. Cuore Reds, nato e cresciuto all’ombra della Kop, Steve arriva al Real a parametro zero. Non potevano non metterlo, perché è di certo il nome più evocativo, a livello di nostalgia, tra quelli che abbiamo analizzato per buttare giù questo undici. Chiuso da Figo, si ritaglia comunque il suo spazio nel corso degli anni, entrando anche nei marcatori della finale di Coppa Campioni tutta spagnolo tra Real e Valencia, quella del 2000. Con i Blancos alla fine vince due Champions League (unico inglese ad averla vinta per due volte con una squadra straniera). Era facile parlare di Beckham, no? Ecco, noi abbiamo scelto Steve. Anche per le sue performance nei videogames della nostra vita. Scusate se è poco. 

RAÚL González Blanco 

È il 6 settembre 1994. Valdano fa debuttare on la prima squadra questo ragazzino che tanto bene sta facendo con le giovanili. Diciassette anni da poco compiuti, questo tipetto gioca l’amichevole contro l’Oviedo e segna su assist di tal Emilio Butragueño. Una storia che ha tanto il sapore del passaggio di consegne: quel ragazzino è Raul, bandiera, capitano, uomo immagine e goleador principe del Real, orgoglio di casa e volto da opporre sempre contro gli acerrimi rivali del Barcellona. La fascia nel 2003, consegnata da Hierro, il 7 sulle spalle, numero che entra nella storia ben prima dell’avvento dell’era di Cristiano Ronaldo. Ci venga perdonato il gioco di parole: Raul è stato il Real, e tutto quello che è l’essenza e il cuore del Real è stato rappresentato da Raul Gonzalez Blanco. Il volto dell’orgoglio merengues, da opporre con forza al calcio moderno e mediatico dei Galacticos. Dei quali, comunque, lui è stato degno, degnissimo, compagno. Ma Raul è stato semplicemente parte di un altro calcio. 

Luís Nazário de Lima RONALDO

Chi si compra oggi con quarantacinque milioni di euro? Un onesto mediano, un discreto difensore, un attaccante che forse si farà? Nel 2002, con quella cifra, il Real porta a casa Ronaldo, il signor Luis Nazario de Lima, e ha la fortuna di godersi gli ultimi anni da fenomeno del Fenomeno. Segna tanto, vince uno scudetto e una Coppa Intercontinentale, è memorabile la sua tripletta all’Old Trafford contro il Manchester United. Si guadagna la stozza, nonostante gli infortuni non smettono mai di accanirsi contro le gambe di Ronaldo. Gioca di fatto da titolare fino al 2006, quando Capello sceglie e gli preferisce l’olandese Ruud van Nistelrooy (non propriamente uno qualunque). Se ne va al Milan nel gennaio 2007, al Real arriva Higuain. Sia lui che l’olandese sarebbero stati certamente degni di essere nel nostro undici. Ma come potevano non inserire Ronaldo? Dai su, siamo seri. 

Che fatica. Racchiudere in un solo undici anni e anni di gloriose vittorie e di grandi calciatori è stata davvero un’impresa improba, di quelle da raccontare ai nipotini. Non pretendiamo di aver accontentato tutti, ovviamente. Ma è il bello di questi articoli: sognare. Sognare formazioni e giocatori, mettere questo o quello in porta e sulla fascia, al centro del campo, dietro le punte. È giocare al Fantacalcio con la Storia, quella vera. Perché è questo che si fa, quando si racconta del Real Madrid, si parla della Storia. Quella del Santiago Bernabeu, e quella che hanno scritto i piccoli e i grandi, i fenomeni e gli illustri comprimari, i Galacticos e i ragazzi della cantera che diventano bandiere. Quelli che da piccoli sognano di diventare Butragueño, magari. E ricevono da lui un assist per il loro primo gol. È una specie di magia. Quella del calcio e della Storia quando si mescolano insieme. 

Yari Riccardi