Da Diego al Fenomeno. 30 campioni marcati dallo Zar
6 Aprile 2021
Paolo ROSSI (dal 1981 al 1987)

“Non ho avuto dalla sorte un gran fisico, quindi per diventare uno che fa tanti gol ho dovuto farmi furbo”; diceva, e rideva, di sé stesso il piccolo grande Pablito, l’eroe della spedizione spagnola dell’82, quell’uomo dal fisico segaligno, macilento quasi. Poi una sentenza, un castigo di Dio quando si trattava di trasformare l’acqua in vino, la palla in gol. Ne sanno qualcosa i brasiliani che lo hanno sportivamente odiato fino allo scorso 6 dicembre, giorno della sua morte prematura, quando, da grande popolo qual è, gli hanno reso omaggio. Molti di loro hanno pianto per lui una seconda volta, a distanza di quasi quarant’anni. E poi noi, un paese intero piegato e affranto per la scomparsa di un uomo normale, comune come il suo nome e cognome, che ci ha reso fieri, in quegli anni difficili, di essere italiani.
Michel PLATINI (dal 1982 al 1987)

Charme, tecnica ed eleganza, Michel Platini è inequivocabilmente uno dei giocatori più forti della storia del calcio. Al numero 7 nella classifica della IFFHS dei migliori di tutti i tempi, la mezzala francese è ricordata anche per la sua correttezza, non avendo mai subito un cartellino rosso in quasi settecento partite da professionista. Inesorabile sui calci da fermo e delizioso negli assist per i compagni, Platini ha vinto tutto quello che un calciatore può desiderare, specialmente con la sua Juventus, a cui ha legato il suo nome per buona parte della carriera fino al ritiro, ancora nel pieno del suo talento. Unico cruccio, non aver vinto il mondiale con la sua Francia, nell’82 dopo una partita folle persa ai rigori contro la Germania e nell’86, più nettamente, sempre per mano dei teutonici.
Karl-Heinz RUMMENIGGE (dal 1982 al 1987)

Magnifico esempio di correttezza e lealtà sportiva, oltre che di sublime efficacia e concretezza sotto porta, Karl-Heinz Rummenigge ha trascinato il suo Bayern Monaco a grandi successi sia in Germania che a livello internazionale: due scudetti, due coppe di Germania, due coppe dei campioni ed una intercontinentale. Con la Germania Ovest ha conquistato un importante trofeo, il campionato europeo del 1980, proprio in Italia; due anni dopo, il titolo mondiale gli fu negato dall’Italia di Bearzot e dal suo marcatore diretto, un diciottenne di nome Giuseppe Bergomi che riuscì a non fargli toccare palla. Anche nel 1986, l’alloro mondiale gli sfuggì in finale, sfumato nella emozionante finale contro l’Argentina di Maradona, Valdano e Burruchaga. Vincitore anche di due Palloni d’Oro, Rummenigge è rimasto nel mondo del calcio, occupando un ruolo importante nella dirigenza del Bayern.
Diego Armando MARADONA (dal 1984 al 1991)

Va beh, che dire… Davanti al più grande o si tace o si scrivono trattati. Certo è che chi lo ha visto giocare ha conosciuto la genialità, l’essenza, il significato più puro di questo sport. Ci resta il dolore di averlo perso troppo presto e il rimpianto di un uomo fragile e solo apparentemente sicuro di sé. Ci affidiamo al ricordo dello Zar Vierchowod in occasione della sua recente scomparsa: “in campo faceva magie, ma non irrideva mai l’avversario, era troppo rispettoso”: un’ulteriore testimonianza diretta di un uomo generoso e sognatore, un campione che ha pagato il salatissimo conto di una vita vissuta sempre sul filo, probabilmente ignaro del fatto che cadere da quell’altezza gli sarebbe costato così tanto.
Gary LINEKER (dal 1985 al 1990)

Classe ed eleganza da vendere, viva intelligenza e tiro micidiale: la sintesi per definire in poche parole Gary Lineker. L’attaccante inglese, oltre ad essere un goleador prolifico, ha incarnato alla perfezione il concetto di uomo di sport: in oltre seicento partite tra club e nazionale inglese non solo non ha mai ricevuto un’espulsione, ma neanche un cartellino giallo! Sicuramente un caso più unico che raro. Capocannoniere del mondiale 1986, ha fatto parte della selezione inglese dall’84 al ’92 realizzando ben 48 reti in 80 match ufficiali. Aneddoto divertente, per chi non lo sapesse: Lineker, grande tifoso del Leicester, non prese bene la nomina di Claudio Ranieri come allenatore delle Foxes e, quando la cavalcata del coach romano iniziò, lo scettico Lineker promise solennemente che, in caso di vittoria del titolo, si sarebbe presentato in mutande davanti alle telecamere del programma TV da lui condotto: da gentiluomo qual è, mantenne la parola…
Roberto BAGGIO (dal 1986 al 2000)

Altro incredibile Highlander del calcio italiano è il Divin Codino.
Fa il suo debutto in A nella stagione 1986/87 con la maglia della Fiorentina, e in A rimarrà fino alla sua esperienza con il Brescia, terminata nel 2004.
In mezzo c’è tutta l’essenza del calcio, e quando si parla di Roberto non potrebbe essere altrimenti. Classe, eleganza, arte purissima. Tutto questo e molto ma molto di più è il Divin Codino, Roberto Baggio.

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