Da San Vincenzo a Reggio Calabria: il miracolo di Walter
15 Febbraio 2020
Forse, talvolta, se ne abusa. Ma se la locuzione per aspera ad astra è giunta intatta sino ai nostri giorni, evidentemente, un motivo ci sarà. Attraverso le asperità alle stelle. Un adagio che è anche un insegnamento: la via della virtù e della gloria è irta di difficoltà. Beh, se vi sia un motto da cucire sulle maglie della Reggina, ripercorrendo la cavalcata del 2006-07, credeteci, è proprio quello. Una corsa a perdifiato, zigzagando fra perplessità e paure, che ha coronato le imprese sportive di eroi non per caso. E che, alla fine dell’anno, si sono ritrovati cittadini onorari di Reggio Calabria. Questa è la storia della loro impresa.
Agosto 2006. I postumi della salutare sbornia immediatamente successiva alla vittoria dell’Italia al Campionato del Mondo in Germania si son da poco esauriti. Ritirato il tricolore dopo averne fatto orgogliosa mostra per un buon mese e mezzo, anche in riva al “più bel chilometro d’Italia” è giunto il tempo di far posto alle bandiere color amaranto della squadra di casa.
Il campionato, ormai, sta per iniziare ed il più felice degli intermezzi a tinte azzurre ha fatto da salvagente ad un’estate bollente, sportivamente parlando, che sta per sconvolgere l’intero panorama calcistico italiano. Gli strali dell’inchiesta “Calciopoli”, infatti, hanno già messo a dura prova le coronarie dei tifosi di tutta Italia e, con l’arrivo del mese di agosto, la giustizia sportiva cala la sua scure sulle teste di numerosi club, colpiti da pesanti sanzioni: squalifiche, retrocessioni e pesanti penalizzazioni.
I timori che hanno accompagnato i supporter calabresi fino a quel torrido mese si materializzano con la prima pronuncia del Tribunale Sportivo, il quale emette la sua condanna il giorno 7: la Reggina affronterà il campionato 2006-07 di Serie A gravato da una penalizzazione in classifica di quindici punti. Una tragedia, fra virgolette, che manda al tappeto l’entourage della società. Eppure, forse neanche il più ottimista dei tifosi avrebbe immaginato quel che poi sarebbe accaduto e che, di lì a poco, avrebbe rappresentato uno dei capolavori sportivi più memorabili del terzo millennio. Almeno in Italia, ecco.
Alla guida degli amaranto c’è Walter Mazzarri: livornese purosangue, il tecnico è al terzo anno sulla panchina dei reggini che ha sempre condotto a salvezze tranquille. Veste gli stessi colori della squadra della sua città alla quale è particolarmente legato. E questo, forse, non è un aspetto secondario.
Rispetto all’anno precedente, il telaio della squadra non è particolarmente mutato. Certo, il centrocampo è orfano del capitano, Carlos Humberto Paredes, emigrato in Portogallo per vestire la maglia dello Sporting Lisbona; non c’è più neanche “Ciccio” Cozza a suggerire gli attaccanti, così come la difesa è orfana di De Rosa. Per raccogliere le loro eredità, il presidente Foti ha scelto Amerini, Foggia e Aronica. Esperienza e qualità in dote al tecnico di San Vincenzo. Tuttavia, quella che si pone davanti loro appare una montagna dura, durissima da scalare.
L’inizio, infatti, non è propriamente incoraggiante. La sconfitta di misura maturata al cospetto dei Galacticos del Real Madrid all’inizio di agosto per festeggiare il ventennale della presidenza marchiata Foti appare uno dei più classici abbagli estivi. Quanto sarà duro questo campionato la Reggina lo capisce poco più di un mese dopo, quando matura la sconfitta per 4-3 di Palermo: la tripletta messa a segno da Rolando Bianchi, la prima in Serie A, è solo una misera consolazione. La prima vittoria matura la settimana successiva: 2-1 contro il Cagliari, per un successo sul filo di lana, acciuffato per i capelli grazie ad un’altra rete del centravanti di Lovere. Sicuramente non ci si annoia durante le partite della Reggina e, sin dalle prime battute, sia Bianchi che il suo compagno di reparto, Nicola Amoruso, cementano un’intesa che, al termine dell’anno, li renderà una delle coppie-gol più prolifiche dell’intero panorama europeo.
La Reggina, nel frattempo, non lotta solo in campo, ma anche nelle aule dei tribunali: l’obiettivo è quello di ridurre quanto più possibile il peso della penalizzazione per avvicinarsi all’obiettivo della salvezza. Il 26 agosto, però, la Corte Federale si è già pronunciata, confermando la squalifica di quindici punti. Le energie dissipate sui due fronti complicano non poco i piani della truppa di Mazzarri e le difficoltà sul campo si fanno vedere quando maturano sconfitte sonore come quelle contro i cugini del Messina (2-0 firmato da una doppietta di Riganò), la Fiorentina (3-0 di Mutu, Santana e Blasi) o il Catania (0-1 interno firmato Corona). A questi capitomboli, tuttavia, si alternano prestazioni incoraggianti, come la vittoria di misura sulla Roma siglata dal sigillo di Nick Amoruso o il 3-2 contro il Parma in cui la coppia si mette in mostra segnando tutte e tre le reti della vittoria.
Si arriva al mese di dicembre e nonostante, una nuova pronuncia della Corte Federale abbia riconsegnato quattro punti in dote ai reggini, la panchina di Mazzarri è in forte pericolo: prima della sosta natalizia arriva la sfida da dentro o fuori contro l’Empoli. La furia reggina si scatena contro i toscani, sommersi nella prima frazione da quattro reti che riconsegnano nelle mani del tecnico un gruppo mai unito e coeso come adesso. Il tempo volge al bello, le difficoltà paiono essere alle spalle e, nonostante il 2007 si apra con la sconfitta indolore maturata a San Siro contro il Milan, gli amaranto pongono le basi per edificare il loro personalissimo miracolo.
Infatti, il girone di ritorno si dipana su uno spartito che risulta più consono ad una squadra che lotta per la UEFA, piuttosto che per la salvezza: dopo il pareggio contro il Palermo, i calabresi inanellano una serie di tre vittorie consecutive contro Cagliari, Messina e Torino (la prima e la terza lontane dal “Granillo”) che risollevano le quotazioni in ottica salvezza. Sono punti pesanti che fanno morale e spaventano le dirette concorrenti alla retrocessione, le quali si ritrovano a fare i conti con i Mazzarri Boys lanciati come un treno verso il goal della salvezza diretta. Insieme al roboante 4-1 rifilato al Catania ed al prezioso 3-2 con cui superano l’Ascoli, i reggini guadagnano punti preziosi contro avversarie del calibro di Inter, Udinese e Chievo Verona.
Il capolavoro, tuttavia, si completa in occasione dell’ultima giornata di campionato, in cui un “Granillo” pieno in ogni ordine di posto – così come avvenuto durante tutta la stagione, nella quale si è riportata una media di quasi 13.000 presenze per ogni sfida casalinga – ospita un Milan che non ha affatto voglia di recitare il ruolo della vittima predestinata, seppur non abbia nulla da chiedere ad un campionato dominato dai cugini nerazzurri. In campo, per gli ospiti, ci sono fra gli altri Cafu, Pirlo, Serginho e Ronaldo. Ed Ancelotti in panchina. Mica cotica, come disse il poeta.
È partita vera e lo si percepisce dalle urla che Mazzarri rivolge all’undici in campo. Gli amaranto sentono che l’obiettivo è lì, dietro l’angolo: l’impresa è possibile. Non passano neanche otto minuti che Nicola Amoruso incastona nel diadema la sua diciassettesima perla stagionale: controllo volante sul cross di Mesto e palla alle spalle di Kalac, l’urlo dello stadio fa tremare le fondamenta della città di Reggio Calabria. La salvezza, ora, è matematica ma manca il punto esclamativo definitivo per scacciare le paure e suggellare una rincorsa dai toni epici: sofferta, ma meritatissima. Ci pensa Daniele Amerini, che solitamente i gol dovrebbe sventarli, a rendere ancor più speciale, se possibile, questo caldo pomeriggio di maggio, segnando il suo primo ed unico gol in Serie A.
Il triplice fischio di Rocchi suona nell’aria dello Stretto come una liberazione e consegna ufficialmente ai tifosi di fede reggina una gioia che, molto probabilmente, verrà tramandata di figlio in nipote. Cinquantuno punti conquistati complessivamente: una vera impresa. Quando il calcio ha saputo dare l’immortalità a chi, a dirla tutta, non poteva neanche immaginare di poter fare la storia.
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