Tutti i giocatori che sono passati dalla Serie C alla Nazionale in 5 anni
9 Aprile 2020
Quante volte avete aperto il cassetto dei vostri sogni per trovarci dentro un pallone, o la maglia del vostro idolo? Quante volte avete sperato, un giorno, di poter indossare proprio quella maglia, salire i gradini delle scale ed entrare in campo? E di essere acclamati dalla folla che urla il vostro nome. Sogni meravigliosi che soltanto a pensarci fanno venire i brividi. Ma i sogni, in quanto tali, hanno bisogno di essere cullati e coltivati, perché ben presto la vita ci insegna che nulla è impossibile. Ecco, se prendiamo coscienza di aver condiviso questo stesso sogno con il compagno di banco, con il fratello o con l’amichetto del quartiere allora non ci sentiremo più soli.
Ma se pensiamo che quegli stessi campioni, sono stati a loro volta l’oggetto paradisiaco di quel famoso sogno nel cassetto, allora le cose cambiano. Perché poi si cresce. Non si resta bambini. E se a quel sogno gli dedichiamo costanza, dedizione, allenamento e tanta passione, allora forse un giorno la nostra vita potrebbe cambiare, e prendere quella strada tanto desiderata. Certo, ci vuole anche talento e un pizzico di fortuna. Ma il destino deve anche essere aiutato con la fame e l’ambizione di arrivare a toccare il cielo con un dito.
C’è un dato interessante che spiega come questo matrimonio – tra sogno e applicazione al lavoro – non sia poi così impossibile dall’essere celebrato: dal 1990 al 2006 sono stati 161 i calciatori ad aver esordito con la Nazionale italiana. Bene, pensate che di questi 161, se ne contano 67 che sono partiti dal basso. Arrivando dalla serie C ad indossare la gloriosa maglia azzurra. Tutti questi esordienti hanno creduto fortemente in quel sogno, ma il 41% di essi ha dovuto dare qualcosa in più. Ha dovuto sporcarsi le mani, o in questo caso le scarpette, per fare la cosiddetta gavetta. E ritrovarsi dopo tanta fatica in mezzo agli idoli di sempre, nell’olimpo del calcio. In alcuni di loro è evidente un cammino di crescita importante, che li ha portati poi a diventare colonne insostituibili dei club e della Nazionale. Altri invece si sono affacciati alla massima serie per essere premiati con la convocazione per l’amichevole di turno, senza più essere richiamati. Ma con la grande soddisfazione di poterlo un giorno raccontare ai figli, ai nipoti o a quegli amici con cui da bambini condividevano quello stesso sogno.
Tutti però con lo stesso comun denominatore, raggruppati in quella crudele lista dell’élite, dei giocatori che ce l’hanno fatta. E che, di conseguenza, avvertono il peso della responsabilità. Sentono il bisogno di rispettare quel bambino che sono stati per non tradire quello che poi sono diventati, compresi tutti quei tifosi che ci hanno creduto allo stesso modo senza ricevere il medesimo successo. In quei 67, ci sono nomi importanti che hanno lasciato il segno e nomi di passaggio. Ci sono campioni del mondo e campioni sfiorati. Calciatori dal talento smisurato e meravigliosi gregari della corsa e della grinta. Tecnica sopraffina e sudore. Tutti meritevoli di essere ricordati in questa splendida carrellata di emozioni che vi lasciamo godere. Non senza una compiacente lacrima sul viso.
Salvatore SCHILLACI
Gli occhi di Totò a Italia ’90. E chi se li scorda quegli occhi che parlavano di un ragazzo che si era fatto da solo, al Messina, e che portò con i suoi gol dalla C2 alla B. La Juve decise di investire su di lui portandolo nella massima serie, e a Torino Totò spiccò il volo. Alla fine della sua prima stagione bianconera si aprirono per lui le porte di Italia 90. Dove fu capocannoniere del mondiale. Poi una parentesi all’Inter prima di passare al Jubilo Iwata. Il primo calciatore italiano a giocare in Giappone.
Attilio LOMBARDO
Inizia la carriera in C2, appena maggiorenne, al Pergocrema. Si mette in mostra per le sue doti di corsa, resistenza e di inserimento, che lo portano alla Cremonese dove conquista la Serie A. Popeye diventa l’idolo di Genova, dove con la Sampdoria è tra gli eroi dello storico scudetto del 1991, poi la Juventus e i due anni al Crystal Palace, prima di riprendersi lo scudetto alla Lazio e di concludere con i blucerchiati. Vince tanto in carriera ma in Nazionale non ebbe la stessa fortuna.
Gennaro RUOTOLO
Una carriera infinita. Inizia da gregario in C2, con la maglia del Sorrento con cui intasca la promozione al piano superiore. È un motorino instancabile della linea mediana e dopo due stagioni all’Arezzo, si lega al Genoa per quattordici anni. Di cui è ancora oggi una bandiera inossidabile con 444 presenze e 35 gol. Record ancora imbattuto. Trasuda gioie e dolori per il Grifone, ma in azzurro conta solo una partita, in un torneo amichevole contro la Danimarca. Chiude poi con Livorno e Sorrento.
Pierluigi CASIRAGHI
Esordisce con la maglia del Monza con cui conquista una promozione in B e una tranquilla salvezza l’anno successivo. Segna con grande continuità e Zoff lo porta a Torino, sponda bianconera, dove si guadagna un posto anche in Nazionale. Con gli azzurri partecipa al Mondiale del 1994 e agli Europei del 1996, senza fortuna. Passa quindi alla Lazio e poi al Chelsea, dove a soli trentuno anni è costretto a lasciare il calcio per un bruttissimo infortunio.
Antonino ASTA
Mentre lavora al bar di famiglia gioca in Prima categoria e in Promozione. Lì viene notato e si fa le ossa in C. Una gavetta interminabile per riuscire ad arrivare al Torino e diventarne successivamente capitano e bandiera. Il Trap, nel 2002, – visto lo strepitoso rendimento – gli concede l’esordio in Nazionale. In un amichevole contro gli USA dove gioca soltanto il primo tempo. Continuerà a galoppare sulla fascia destra con la maglia granata, per chiudere infine la carriera al Palermo.
Alessandro PARISI
Inizia facendo la spola tra la Serie C e la B. Alternandosi tra Palermo, Trapani e Reggiana. Dopo un buon campionato con la Triestina, fa conoscere il suo potente sinistro nella storica promozione del Messina in Serie A, dove da terzino segna per quattordici volte. La stagione seguente tocca anche l’emozione di esordire in Nazionale. Quella che sarà soltanto una apparizione. In azzurro non avrà altre chance e chiuderà la carriera al Messina, non prima di aver giocato a Bari e a Torino.
Gianfranco ZOLA
Il fantasista sardo ha talento da vendere. Se ne accorge Moggi che lo porta a Napoli, dopo che Zola aveva deliziato il pubblico nuorese e sassarese in C. Fa la riserva a Maradona, dove ha modo di stringerne amicizia e di affinare la tecnica. Poi ci sono gli anni d’oro al Parma ma si consacra al Chelsea, dove diventa per tutti Magic Box, prima di chiudere al Cagliari. In azzurro però avrà meno fortuna, con cui disputa un Mondiale e un Europeo senza far brillare il suo talento.
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