Privacy Policy Difensori con licenza d’attacco: la top 10 dei difensori-goleador (senza calci di rigore)

Difensori con licenza d’attacco: la top 10 dei difensori-goleador (senza calci di rigore)

5 Aprile 2022

Il gol del difensore ha da sempre rappresentato un qualcosa di “imprevisto”. Di norma, infatti, sono gli attaccanti i calciatori deputati a finalizzare il gioco; può la difesa pensare che i “colleghi” dalla parte opposta, avanzino a tal punto da segnare? Ebbene sì, è così. Che si tratti di palla inattiva, direttamente da calcio di punizione, oppure a “spiovere” nel cuore dell’area, ed ancora, una mischia risolta, o il gol all’ultimo assalto, all’ultima preghiera, all’ultimo giro di lancette. Ma non vanno dimenticate neppure le sgroppate, i tiri da fuori, i rimbalzi, le carambole e chi più ne ha più ne metta.

Molteplici modalità di realizzazione, però, rigori esclusi; e nel giorno del compleanno dello Zar Pietro Vierchowod, terzo miglior marcatore di sempre tra i difensori goleador di Serie A. E da chi è composta la speciale top-10? I dieci migliori, tutti insieme, hanno realizzato 354 gol.

10. Giorgio PUIA (28 gol)

La sua carriera inizia nella Pro Gorizia e prosegue con la Triestina per due stagioni, prima cioè della retrocessione in B degli alabardati. Ben più importanti per Puia le maglie indossate in seguito, sempre nel massimo campionato. Dapprima quella della Lanerossi Vicenza e poi quella del Torino (con cui vince due Coppe Italia). Con i biancorossi, Puia, disputa tre stagioni in Serie A e con dieci reti diviene anche il capocannoniere della squadra. Poi il passaggio all’ombra della Mole dove ci resterà per nove stagioni di fila ed è qui che arretra il suo raggio d’azione, segnando meno gol, è vero, ma evidenziando la sua tecnica e la sua capacità camaleontica di adattarsi in ogni zona del campo. Di fatto passa a fare lo stopper, dopo essere stato una mezz’ala.

9. Paolo MALDINI (29 gol)

Della top-10 dei difensori goleador, sua maestà Paolo Maldini è l’unico ad aver segnato tutte le reti con una ed una sola maglia, quella, naturalmente, del suo Milan. Uno dei più forti difensori al mondo, terzino sinistro, terzino destro, centrale; quando si hanno i numeri, la tecnica e ti chiami Paolo Maldini, beh, niente fa differenza. Record, dopo record, dopo record, dopo record. Più presenze nel Milan (902) e in Serie A coi rossoneri (647) con i quali è stato il più giovane ad avere mai esordito. Record di presenze anche nelle competizioni UEFA con la stessa maglia; record per il numero consecutivo di stagioni in A disputate consecutivamente, record ancora di trofei vinti con il Milan (26), ma c’è anche il gol più veloce mai realizzato in Champions (la beffarda serata di Istanbul col Liverpool, l’aveva sbloccata Maldini dopo 51,2 secondi). Un gol che gli valse anche il record di giocatore più anziano ad aver segnato un gol in una finale di Champions League. E l’avere vinto tutto con il suo club è stato forse il “prezzo da pagare” per non aver mai raggiunto alcun trofeo con la Nazionale Azzurra, di cui è il terzo con più partite giocate (174) e, inoltre, è sempre il terzo per il maggior numero di partite giocate da capitano (126). Eppure è una maledizione per Paolo con la maglia dell’Italia: col Milan si aggiudica sette scudetti, cinque supercoppe, una Coppa Italia, cinque Champions League e altrettante Supercoppe, senza dimenticare il mondiale per club del 2007; con l’Italia, dove è stato anche allenato da papà Cesare, gioca quattro Mondiali (è il giocatore che detiene il record per il maggior numero di minuti disputati in assoluto in una Coppa del Mondo, 2.216) perdendo per tre volte ai rigori (Italia 90 in semifinale, USA ’94 in finale, Francia ’98 ai quarti) e una volta (Corea del Sud e Giappone 2002) al golden gol; golden gol fatale anche nella finale di Euro 2000 con la Francia. Roba da non dormirci la notte, specialmente se ti chiami… Paolo Maldini. In tutto ciò, fatta questa lunga ma doverosa premessa, Maldini, giocatore completo, non soltanto difendeva, ma spingeva, attaccava e, naturalmente, segnava. Il suo primo gol con il Milan decise il derby lombardo a Como nel campionato 1986-87; bella la botta da fuori contro il Torino (lui che tirava senza distinzione sia col destro sia col sinistro) che al novantesimo consentì ai rossoneri di pareggiare (1-1). Non disdegnava neppure i gol di testa, con gli inserimenti da calcio d’angolo oppure su calcio di punizione. Belle le inzuccate contro Ascoli e Foggia, ma pure contro Lazio e Messina.

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