E se riportassimo Mimmo Kallon a Reggio Calabria?
6 Ottobre 2021
La Serie A ha saputo regalare, nel corso della sua storia, perle indimenticabili e tra queste, specialmente negli anni ‘90, il pensiero non può andare (soprattutto nella giornata di oggi) ai numeri di maglia.
Portieri come Lupatelli, Soviero oppure Bucci, avevano già qualcosa di curioso con i rispettivi numeri 10, 8 e 5, ma ancora prima di loro, il precursore di tutti (da quando nel 1995-96 venne data la possibilità di scegliere ai giocatori il numero di maglia personalizzato) c’era stato Zamorano con il suo 1+8. E se da una parte un portiere con la numero 10 non si era mai visto, dall’altra non si era mai visto un attaccante con la maglia numero 2 (e numero 3 poi). Anche superfluo dire che si parla di Mohamed Kallon nel giorno del suo quarantaduesimo compleanno e, per celebrarlo degnamente, abbiamo rispolverato la prima storica annata della Reggina in Serie A, del 1999-00, proprio quando Kallon esordì al Delle Alpi con la 2 sulle spalle e segnò il primo storico gol degli amaranto nel massimo campionato, il suo primo degli undici centri complessivi in campionato.

La rosa della Reggina
Riconfermato Orlandoni, che arrivò all’inizio della stagione precedente dall’Acireale, ma in A disputò solo mezza annata, passando infatti al Bologna visto anche l’arrivo nel mercato invernale di Massimo Taibi. Secondo portiere il giovane Emanuele Belardi, tra i migliori prodotti del vivaio amaranto (figli del Sant’Agata ndr) e Paolo Castelli.
Tra i difensori c’è Simone Giacchetta che torna in Serie A dopo averci giocato col Napoli di Maradona (andando peraltro in gol); c’è l’innesto di Lorenzo Stovini e dalla Roma arriva Oshadogan. Riconfermato anche un altro giovane emergente, Bruno Cirillo ed a gennaio arriverà anche Jorge Vargas. Da non dimenticare, e come si potrebbe, Maurizio Poli, storica bandiera della Reggina Calcio.
Sugli esterni a fare “la doppia fase” i vari Morabito (che seguì Colomba in amaranto dopo l’annata al Vicenza, facendo ritorno nella sua città natale), un giovanissimo Mesto ed un altrettanto giovane Totò Vicari, e poi l’esperienza di Foglio e Bernini.
Proseguendo con i centrocampisti, tanta “quantità” con Brevi e Pralija, così come per metà stagione anche Tonino Martino, autore dello storico gol che valse la storica Serie A, e Serge Dié. Passando invece alla “qualità” è semplicemente imbarazzante il terzetto composto da Ciccio Cozza, Roberto Baronio e, colpaccio sul finire del mercato estivo, Andrea Pirlo. Pirlo e Baronio, la coppia d’oro del centrocampo dell’Under-21 di Tardelli che qualche mese più tardi salì sul tetto d’Europa guidata dai due, battendo la Repubblica Ceca (proprio con doppietta di Pirlo) e tra gli Azzurrini c’era anche, titolarissimo, Bruno Cirillo oltre a due ex amaranto, Firmani e Perrotta, ed il calabrese Gattuso. Gli stessi Pirlo e Baronio hanno dato un tocco di amaranto alla Juventus, ritrovandosi l’anno scorso sulla panchina bianconera.

In attacco, infine, il partner di Kallon è lo stra-confermato Davide Possanzini, ma non vanno neppure dimenticati i centimetri dell’ariete Gustavo Reggi e poi un “campione” di sfortuna, Alessandro Iannuzzi, scuola Milan, che ha fatto registrare solo tre presenze per un totale di venti minuti complessivi, a causa degli infortuni che non gli hanno dato pace, impedendogli di dimostrare il suo grande valore. Il rinforzo di metà stagione per il reparto è invece l’albanese Erjon Bogdani, ed anche lui porterà il suo mattoncino (pesantissimo) utile alla causa.
Le tappe verso la salvezza
Della prima giornata di quel campionato, 1999-00, avevamo già trattato lo scorso 28 agosto, ricordando quella notte a Torino in cui la “piccola” Reggina costrinse sul pari la “vecchia signora”. Protagonista, come già ricordato, Mimmo con la sua inzuccata vincente. Dal Piemonte gli amaranto tornarono con in dote il primo di otto punti consecutivamente ottenuti, nelle prime quattro giornate di Serie A. E chi se lo aspettava?
Dopo la sosta per le Nazionali, nell’anticipo dell’11 settembre del’99, nel giorno in cui a Reggio Calabria si festeggiava (come tradizione vuole, in ogni secondo sabato del mese di settembre, ndr) la Madonna della Consolazione, ci fu la prima storica in casa in A. Al mattino tutti alla processione, alle 14:30 tutti allo stadio che in quei giorni era ancora privo della tribuna coperta, in quanto erano si stavano completando i lavori del Comunale che proprio in occasione di quella partita divenne Stadio Oreste Granillo in memoria dell’ex presidente reggino.
Ospite di turno la Fiorentina di Trapattoni e Batistuta, di Chiesa e Di Livio e con Pino Taglialatela in panchina quale vice di Toldo. E Kallon ci impiega diciotto minuti per timbrare (di nuovo) il proprio nome sul tabellino dei marcatori. Rigore procurato da Possanzini, il numero 2 trasforma dal dischetto. Poi i viola salgono in cattedra ed in un amen Firicano e Heinrich, mettono la freccia. È una Reggina che piace e diverte, ma alla quale serve un episodio per evitare il ko interno, contro la più esperta squadra del Trap. E l’episodio arriva all’86: sul lancio di Giacchetta, Toldo manca la presa aerea e per Reggi è un gioco da ragazzi depositare a porta vuota e fare esplodere i tifosi. Due partite, due punti, si può fare di meglio? Sì!

Al Renato Dall’Ara contro il Bologna di Sergio Buso la decide Possanzini a un quarto d’ora dalla fine. Pirlo, entrato da due minuti al posto di Kallon, lancia col contagiri il “brasiliano” amaranto che supera un difensore e batte Pagliuca in uscita. È la prima storica vittoria in Serie A per la matricola calabrese che la settimana dopo, a Reggio Calabria, si ripete contro il Piacenza dell’ex Davide Dionigi, allenata da Gigi Simoni. il copione si ripete: dentro Pirlo (stavolta per Baronio) e all’85’ lo schema da calcio piazzato è perfettamente eseguito. Palla sul secondo lao in profondità, sponda di Brevi, irrompe Cirillo che sblocca lo 0-0 e fa scatenare la bolgia del Granillo.
Gli scontri diretti, le prime difficoltà, i grandi exploit
L’imbattibilità si interruppe al Renato Curi di Perugia, contro i Grifoni di Carlo Mazzone. L’autorete di Stovini apre le marcature, Nakata su rigore raddoppia. Giacchetta la riapre di testa nella ripresa, poi però viene espulso dall’arbitro Bertini di Arezzo. Su questo aspetto va ricordato, curiosamente, che il capitano della Reggina venne espulso per due volte in quella stagione, la prima come detto a Perugia, la seconda nel girone di ritorno contro il Torino. Il caso volle che fu nuovamente Bertini ad estrarre il rosso. Seconda trasferta di fila ed altra sconfitta, stavolta al Via del Mare tana del Lecce. Baronio sblocca su calcio di rigore, nella ripresa neppure Sesa non sbaglia dal dischetto. Una gara decisa dai calci piazzati e Claudio Bonomi firma il sorpasso su punizione. Poi il rosso a Chimenti e Lima, ricordandosi di avere fatto il portiere da giovane, indossò i guanti e sfoderò due autentici miracoli su altrettante conclusioni di Serge Dié. Salentini che chiuderanno in nove, rosso anche a Claudio Bonomi, ma questo non bastò alla Reggina per tornare indenne dalla Puglia. Amaranto che riabbracciano il proprio pubblico contro il Parma di Malesani, con Buffon, Cannavaro e Thuram e soprattutto Hernan Crespo, autentica bestia nera dei reggini. L’argentino porta avanti i gialloblù dopo quaranta secondi. Padroni di casa che dominano e nella ripresa con Baronio, su punizione (dopo due pali) trovano il pareggio. L’1-1 dura però pochi istanti, ancora Crespo, ancora lui. Di Pirlo, direttamente da calcio d’angolo, il punto del definitivo 2-2.

Momento di “magra” per Kallon che al Friuli rompe il digiuno, approfittando di un errore a centrocampo di Bertotto e, involandosi in campo aperto supera Turci per l’1-1 in risposta al vantaggio di Poggi. L’uno-due Fiore-Poggi porta sul 3-1 i bianconeri, Possanzini accorcia, ma non basterà per evitare una nuova battuta d’arresto. È un momento difficile per la Reggina e la Roma passa al Granillo con quattro schiaffi arrivati tutti nel primo tempo. Autorete di Oshadogan, i rigori di Montella e Totti, inframezzati dall’unica rete italiana di Fabio Junior. A Bari la vittoria sembrava cosa fatta e non solo per il gol di Kallon. Un Orlandoni in formato maxi, capitola solo al ‘96 sul rigore di Daniel Andersson. Un buon punto contro una diretta concorrente, prima di sfidare l’Inter di Cuper. Anche stavolta gli ultimi istanti di gara sono fatali. Sinistro a incrociare di Alvaro Recoba (altra bestia nera della Reggina) che ammutolisce i ventisettemila del Granillo.
La crisi continua anche a Venezia, doppietta di Maniero, poi arriva un punto che fa sorridere a metà contro il Cagliari. Gara che si apre con l’entrata killer di Lulù Oliveira su Pralija. Rosso diretto per il belga dopo appena un giro di lancette. Eppure, nonostante l’inferiorità numerica, fu proprio il Cagliari a passare in vantaggio con il compianto Jason Mayele. Al pareggio ci pensa lui, “Mimmo” Kallon su assist di Reggi, superando un ex che in riva allo Stretto ha lasciato il segno, Alessio Scapri.
Alla quart’ultima di andata, la Reggina mette il vestito elegante per la prima alla Scala, allo stadio “San Siro” e riesce nell’impresa di rovinare la festa per il centenario al Milan (rossoneri in quell’occasione con la maglietta celebrativa). Foglio va via in percussione a destra, velo di Kallon e Pirlo a rimorchio fa secco Abbiati. Clamoroso a Milano! Bierhoff e Brevi non se le mandano a dire e battagliano per tutta la durata dell’incontro e padroni di casa dopo un lungo forcing che riescono in pochi minuti a ribaltarla, grazie a Shevchenko ed a due interventi di Belardi non proprio da manuale. A tal proposito è bene ricordare che il portiere giocò proprio a Milano la sua prima da titolare, ecco forse spiegato un possibile motivo, legato magari all’emozione. Giunti lascia il Milan in dieci, dalla punizione susseguente c’è la sforbiciata di Brevi, il miracolo di Abbiati che però non può nulla sul tap-in di Kallon. Milan-Reggina termina 2-2.

E la truppa di Colomba, galvanizzata da questa ottima prova, ritorna dopo dieci giornate a riassaporare i tre punti. Decisivo, nuovamente, Kallon che con una doppietta stende il Torino. Prima porta i suoi in vantaggio ribadendo dopo la traversa di Pralija, poi si procura e trasforma nella ripresa il rigore del 2-1. Granata in rete con l’appena diciottenne Emanuele Calaiò che aveva rimesso il parziale in parità. La serie utile continua anche contro Verona e Lazio con altri due pareggi. A Pirlo (autorete sfortunata di Frey) risponde Adailton; contro i biancocelesti oltre lo 0-0 si registra l’esordio di Massimo Taibi tra i pali.
Il girone di ritorno
Giro di boa, sono diciassette i punti, ne servono almeno ventitré per raggiungere la quota salvezza e sono esattamente quella che la Reggina riuscirà a collezionare fino al termine della stagione. Prima però c’è da applaudire la Juve che in Calabria domina la scena. Un gol per tempo dei bianconeri, prima con Kovacevic e poi con Zidane che riceve gli applausi anche del pubblico di casa, dopo avere sposato pure la Curva Nord con la sua magistrale finta dal limite dell’area. Amaranto sconfitti anche a Firenze, ci pensa Batigol, poi è Pirlo che la decide in mischia contro il Bologna per tre punti pesanti. Dopo lo scialbo 0-0 di Piacenza c’è la doppia sfida interna. La squadra del presidente Foti non va oltre il pari contro il Perugia (Baronio risponde alla rovesciata di Esposito e zittisce i tifosi, scusandosi subito dopo), mentre con il Lecce arriva un’altra importante affermazione. Da spellarsi le mani la punizione di Pirlo che lascia di stucco Chimenti, Kallon su rigore ritrova la via della rete. Solo per le statistiche il rigore di Cristano Lucarelli. Ma il Tardini lascia l’amaro in bocca alla Reggina. Netta affermazione del Parma con la doppietta di Crespo che fa seguito all’iniziale vantaggio di Fuser.
La Reggina ingrana la quarta
Dallo 0-0 contro l’Udinese si apre la migliore serie utile di quella stagione per i calabresi. Dopo il pari con i friulani, infatti, arriverà la storica vittoria all’Olimpico contro la Roma. Primo gol in A di Ciccio Cozza, la cavalcata di Cirillo vale il raddoppio. In quella partita, pur non segnando, Kallon svolse un lavoro preziosissimo, arretrando a centrocampo e favorendo gli inserimenti dei compagni, come richiestogli da Franco Colomba. Il destino ripagherà l’attaccante della Sierra Leone nella giornata successiva quando, scattato sul filo del fuorigioco, batte un altro compianto giocatore, Mancini, per il gol che vale il successo di misura sul Bari di Fascetti. Di ritorno a Milano, al “Meazza” la Reggina riesce ad uscire indenne, grazie ad una straordinaria serpentina di Possanzini, che elude Blanc e batte Peruzzi dal limite, rispondendo così al vantaggio del “Chino” Recoba. In Calabria arriva ora il Venezia, la risolve Bogdani dopo una sfida sofferta e ora, sullo Stretto, il profumo di salvezza si inizia a sentire e lo si sente ancor di più quando, il 16 aprile, Cozza affossa il Cagliari (1-0 in Sardegna) in quella che fu l’ultima vittoria di quella stagione.

Nel finale c’è da stringere i denti, ma il grosso sembra ormai fatto. Il Milan passa a Reggio Calabria, con un’autorete di Vargas ed il raddoppio di Sheva. C’è il tempo di vedere anche un’altra magistrale punizione di Piro (mentre però Abbiati stava sistemando la barriera). A Torino, sponda granata, arriva l’ultimo gol in amaranto di Kallon, su rigore al 74’ per il momentaneo pareggio dopo il vantaggio timbrato da Galante nella prima frazione. Di Ferrante, qualche minuto più tardi, il timbro del 2-1 che consegnò i tre punti alla squadra di Mondonico. Il punto decisivo arriva alla penultima giornata, contro l’Hellas. Bogdani e Cammarata con un gol per tempo, confezionano l’1-1 che sancisce la salvezza di entrambe. All’ultimo turno la Reggina si unisce alla festa Scudetto della Lazio (mentre Calori e la pioggia fermavano la Juventus a Perugia) e poco importa il 3-0 subito dagli amaranto con la testa ormai in vacanza. La categoria era stata mantenuta, l’obiettivo stagionale raggiunto, sfiorando anche l’accesso alla Coppa Intertoto.
di Fabrizio Cantarella

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