Privacy Policy Fratelli di MLS: tutti i 22 italiani che hanno cercato (e trovato) la fortuna in USA e Canada - Pagina 5 di 5

Fratelli di MLS: tutti i 22 italiani che hanno cercato (e trovato) la fortuna in USA e Canada

9 Gennaio 2022

5. Marco DI VAIO

Un attaccante formidabile che è riuscito a ritagliarsi un posto già nella Serie A d’oro degli anni ’90 e 2000 per poi diventare protagonista assoluto in quella del nuovo millennio. Marco occupa il trentunesimo posto nella graduatoria all-time dei bomber del nostro campionato. Cresce calcisticamente nella della Lazio in quella nidiata che porterà alla ribalta altri grandissimi giocatori tra i quali Alessandro Nesta. Centravanti dotato tecnicamente e con una spiccata rapidità dei movimenti, si rivela un giocatore duttile ad ogni tipo di modulo: gioca sia da prima punta che da seconda non tralasciando mai il vizio del gol. Veste le maglie di Bari, Verona e Salernitana in B con la quale si consacra nella stagione 1997-98, e compie il salto tra i grandi l’anno successivo accasandosi al Parma di Malesani. Qui si conferma ad altissimi livelli: una Supercoppa Italiana, una Coppa Italia e cinquantasette gol in 126 gare gli valgono la chiamata della Juventus. L’esperienza in bianconero è il fiore all’occhiello della sua carriera ed a fianco di icone romantiche come Del Piero, Salas, Trezeguet vincendo lo scudetto 2002-03. Dopo un’altra annata con la Vecchia Signora, vola in Spagna al Valencia che sborsa 11 milioni per accaparrarselo. Di Vaio dimostra di valerli tutti segnando a raffica in campionato e siglando il sigillo definitivo per la vittoria della Supercoppa UEFA sul Porto. Nel gennaio 2006 passa al Monaco dove resta per 365 giorni, salutando nella finestra invernale successiva quando decide di rilanciarsi in Italia per guidare il Genoa alla promozione in Serie A. I grandi palcoscenici sembrano terminati per l’attaccante romano che con il Grifone non riesce a ripetersi. A scommettere su di lui è il Bologna con il quale Marco vivrà quattro stagioni una più incredibile dell’altra, diventando presto l’idolo del Renato Dall’Ara e conquistandosi la fascia da capitano. Salvezze, riconoscimenti personali e l’amore incondizionato del popolo rossoblù lo ergono ad uno dei massimi esponenti della società emiliana; una storia romantica durata fino al 2012, anno del suo trasferimento in MLS al Montreal Impact, a conclusione di una carriera a dir poco stupefacente.

4. Roberto DONADONI

Probabilmente l’ultima ala destra pura della nostra storia, l’ultimo baluardo di un calcio passionale fatto di campioni. Non è un caso che uno come Donadoni abbia affiancato icone come Maldini, Causio, Baggio, Casiraghi per citarne solo alcuni. Uno dei pupilli nel giocattolino di Sacchi. L’uomo capace di capovolgere le carte in tavola per la dinamicità del suo ruolo. Donadoni è stato un colpo di mercato a sorpresa; cresce tra le fila atalantine ma i grandi club gli mettono subito gli occhi addosso. Ad anticipare la Juventus è Silvio Berlusconi che decide di scommettere su di lui vestendolo di rossonero, per rinfoltire una rosa che sarà a di poco pazzesca. Con il Milan di fatto, Roberto vince tutto quello che c’è da vincere: sei campionati, tre Champions League, tre Supercoppe UEFA, due Intercontinentali. In dieci anni in rossonero raggiunge le 263 presenze prima di lasciare la città nel 1996 partendo alla volta degli Stati Uniti. Non poteva mancare naturalmente la ciliegina MLS. Si accasa ai New York MetroStars per una stagione, dove da titolare segna sei reti in quarantanove presenze, prima di far ritorno in patria alla corte del suo storico presidente.

3. Alessandro NESTA

Signori! Avete davanti uno dei mostri sacri per eccellenza della difesa. Sarebbe un po’ come accostare il concetto di religione ai discepoli. Alessandro Nesta è uno dei migliori interpreti del concetto di difensore centrale nell’epoca che ha avviato il calcio moderno. Eleganza e forza fisica, unite a visione di gioco ed un grande atletismo. Cresce nel vivaio della Lazio, passando dall’esordio in prima squadra ancora giovanissimo a divenire il capitano della formazione capitolina. Con i biancocelesti conquista i suoi primi trofei internazionali: la Coppe delle Coppe vinta contro il Mallorca e la Supercoppa UEFA contro il Manchester United, detentore della Champions. A causa di problemi socio finanziari, il presidente Cragnotti è costretto nell’estate del 2002 a cederlo al Milan, nonostante la volontà del giocatore che sognava un futuro in biancoceleste. Approdato a Milano, Nesta viene inserito in una rosa già colma di campioni tra i quali Maldini, Serginho, Shevchenko, Pirlo e tanti altri vivendo con i rossoneri forse gli anni più belli della sua carriera. Vince una Champions League e un mundialito per club andando pure a segno contro gli argentini del Boca Juniors. Dieci anni fantastici con il club rossonero con il quale colleziona 224 presenze totali e sette reti. Lascia il Milan a trentasei anni compiuti e decide di concludere la sua carriera da giocatore tra Stati Uniti e India. Prima in MLS con il Montreal Impact poi nella Indian Super League con il Chennaiyin.

2. Andrea PIRLO

Indubbiamente tra i più grandi interpreti del concetto di centrocampista. Soprannominato il Maestro per quel suo modo pacato, ma al tempo stesso saggio, di leggere il calcio. È considerato uno dei più grandi centrocampisti di sempre, nonché uno dei più forti registi della storia del calcio mondiale. Pur non essendo molto veloce era dotato di grande tecnica e di una visione totale del campo, che gli consentiva di effettuare aperture per i compagni con un’estrema precisione. La sua specialità restavano i calci piazzati, con il quale si è confermato un’assoluta sentenza per le difese avversarie. Entra giovanissimo nel settore giovanile del Brescia dove compie tutto il percorso nelle giovanili. Edoardo Reja ex allenatore dei lombardi, decide di lanciarlo in prima squadra nella stagione 1996-97 e da allora la sua carriera sarà in continua ascesa. Inter e Reggina prima dell’indimenticabile avventura con il Milan dove vincerà tutto quello che un grande campione ha sempre sognato: due Champions, una Coppa del Mondo per club, due Scudetti, due Supercoppe UEFA una Coppa Italia e una Supercoppa italiana. Inutile dirvi cosa abbia rappresentato Pirlo per il calcio italiano, negli anni successivi vive un quadriennio con la Juventus macinando prestazioni da vero leader del centrocampo e confermandosi ancora una volta tra i grandi del calcio europeo. Chiude la sua intramontabile carriera con un biennio in MLS al New York City divenendo anche negli States personaggio acclamato e fonte di ammirazione per numerosi rookies.

1. Sebastian GIOVINCO

Trequartista dai piedi fatati, nasce a Torino da genitori di chiare origini meridionali. Dopo un paio di stagioni con il San Giorgio ’86, viene prelevato dagli osservatori della Juventus che lo portano in bianconero. Svolge tutto il percorso giovanile nel vivaio della Signora ed esordisce con la prima squadra nella stagione 2006-07 a soli vent’anni dimostrando di meritare il palcoscenico. Nella stagione successiva viene ceduto in prestito all’Empoli dove chiude la stagione con trentacinque presenze e sei reti all’attivo. Giovinco rientra negli standard dei trequartisti puri: pittori di invenzioni, ed esportatori dell’innato. I suoi piedi cantano magie su magie, partita dopo partita ed enunciano sul rettangolo un’espressione calcistica naturale, totalmente libera da vincoli schematici. Nel giugno 2008 è la Juventus a riprenderselo facendo valere il diritto di riscatto. Con i bianconeri però, la problematica legata al suo profilo di giocatore è soprattutto legata all’inquadramento. Di fatto gli allenatori che si sono succeduti sulla panchina bianconera ne hanno fatto il suo buono o cattivo tempo. Con Alberto Zaccheroni, nella stagione 2009-10 gli viene spesso preferito il neo acquisto Diego e Giovinco è spesso relegato a sedere. Al termine della stagione, palesando il suo malcontento, viene ceduto al Parma dove spera di poter dare continuità alle sue prestazioni. Le sue due stagioni con i ducali saranno più che positive; Sebastian gioca da titolare, dimostra ancora tutta la sua qualità chiudendo il secondo anno da capocannoniere della squadra con quindici gol. Le sue prestazioni di livello lo riportano a Torino nuovamente, dove in tre stagioni colleziona cinquantacinque presenze e dieci reti vincendo anche una Supercoppa Italiana ai danni del Napoli. Il 2015 segna una svolta, nella sua carriera e l’oltreoceano lo chiama per una nuova esperienza tutta da assaporare. Vola a Toronto in MLS deliziando gli occhi delle tifoserie statunitensi: Nel corso della sua prima stagione nel campionato americano, è votato per tre volte giocatore della settimana, in due occasioni giocatore del mese della MLS vincendo persino il Golden Boot. Non è finita qua, diviene inoltre il primo giocatore nella storia della Major League Soccer a vincere sia il titolo di miglior marcatore sia quello di miglior assist-man.

di Andrea Capolli