Privacy Policy Gli stranieri della Serie B '96 sono una chicca: almeno 10 di questi di sicuro non ve li ricorderete - Pagina 4 di 5

Gli stranieri della Serie B ’96 sono una chicca: almeno 10 di questi di sicuro non ve li ricorderete

10 Dicembre 2021

Stefan JANSEN (Salernitana)

È un attaccante olandese e la Salernitana lo acquista dal Cambuur Leeuwarden per affiancarlo al bomber Giovanni Pisano. I Granata puntano decisamente alla Serie A e le aspettative che circondano Jansen sin dal giorno del suo arrivo sono tali da assegnargli i gradi da titolare. Tuttavia, gli spettatori dell’Arechi capiscono di dover riporre le speranze altrove nel giro di poche giornate: Jansen sembra un corpo estraneo e non riesce ad integrarsi negli schemi di mister Colomba. L’unica soddisfazione giunge in occasione della sfida del Luigi Ferraris contro il Genoa, quando segna la rete che porta in vantaggio i campani, resa poi vana dal pareggio di Masolini. Finisce ben presto nelle retrovie, tanto da essere ceduto all’Ischia Isolaverde in Serie C1 l’estate successiva. Una vacanza tanto dorata quanto inutile prima di tornare proprio al Cambuur.

Miljenko KOVACIC (Brescia)

La sua vita si è interrotta a soli trentadue anni dopo uno schianto in motocicletta. Ha avuto una vita tutt’altro che incline alla routine, decidendo addirittura di lasciare il mondo del calcio per tre anni e dedicarsi a una vita da contadino. Kovacic giunse a Brescia nel novembre del 1996, prelevato dal Croatia Zagabria. Aveva soltanto ventitré anni all’epoca e dovette accontentarsi di far da tappabuchi ai titolari. Tuttavia, il Figlio del Vento riuscì a segnare due gol – contro Lucchese e Castel di Sangro – in diciotto presenze, guadagnandosi la riconferma nel campionato di Serie A, dove però riuscì a scendere in campo soltanto due volte.

Nii Odartey LAMPTEY (Venezia)

Pelé – non Abedì, ma Edson Arantes do Nascimento – lo definì il suo “erede naturale”. D’altronde, Lamptey era uno dei fiori all’occhiello del Ghana che conquistò i Mondiali Under 17 disputati in Italia nel 1991. Con Gargo e Kuffour diede vita all’epopea dei Black Starlets che furono anche soggetto di un film. Quando il Venezia annunciò il suo acquisto nell’estate del 1996, in molti non credettero alle loro orecchie. Il regista offensivo, nonostante i ventuno anni da compiere, aveva alle sue spalle un palmares niente male: tre anni nell’Anderlecht – dal 1990 al 1993 – e un anno di meraviglie nel PSV Eindhoven, durante il quale segna ben dieci reti accanto a calciatori del calibro di Heintze, van Tiggelen, van Aerle, Wouters, Ingesson, Kieft e un monumento del calcio africano come Kalusha Bwalya. Poi, il biennio in Premier League dove si palesano le prime difficoltà: non segna mai, né con l’Aston Villa, né con il Coventry City. L’approdo a Venezia, però, manda in sollucchero i tifosi arancioneroverdi. Tuttavia, Lamptey sembra essere il fantasma di sé stesso e mette insieme la miseria di 148 minuti e un’espulsione rimediata nella sconfitta contro il Foggia. Un bilancio disastroso che convince i Lagunari a rescindere il contratto dopo soli quattro mesi dal suo arrivo.

Roy LASSITER (Genoa)

La sua unica, fantastica rete realizzata nel campionato italiano, non finì negli almanacchi. Colpa della neve che sommerse lo stadio di Castel di Sangro e che costrinse l’arbitro a rinviare la partita. Questa può essere la cartina tornasole per definire i sei mesi passati in Italia dall’attaccante statunitense del Genoa. Quando si presentò al Luigi Ferraris, Roy Lassiter aveva il mondo del soccer ai suoi piedi. Il ventisettenne, infatti, dopo le esperienze in Costarica, segnò il record assoluto di reti nella storia della MLS – ben ventisette, battuto solo da Josef Martinez tre anni fa – nel Tampa Bay Mutiny di Carlos Valderrama. Tuttavia, nonostante le ottime premesse, venne impiegato soltanto due volte da mister Perotti, lasciando l’Italia nel mese di marzo per tornare in Florida ed iniziare una nuova stagione con il suo vecchio club.

Philemon Raul MASINGA (Salernitana)

In patria era già un eroe per aver alzato al cielo la Coppa d’Africa del 1996 con il suo Sudafrica. Era uno dei migliori rappresentanti dei Bafana Bafana per aver già disputato due Premier League con la maglia del Leeds United insieme al connazionale Lucas Radebe. Dopo un passaggio al San Gallo, Masinga accettò di misurarsi con il campionato italiano e l’arrivo allo stadio Arechi viene tuttora ricordato con affetto. Seppur segnò solo quattro reti, si rivelò decisivo per la salvezza della squadra granata, grazie al gol-vittoria contro il Castel di Sangro che mise al riparo dalla retrocessione i campani. Dopo i nove mesi alla Salernitana, Phil venne ingaggiato dal Bari, dove diventò uno dei simboli immortali dei Galletti.

Niklas NYHLEN (Cosenza)

Il centrocampista di Malmö si presentò a Cosenza durante la campagna acquisti invernale operata dai Lupi della Sila, alla ricerca di un elemento in mediana che garantisse equilibrio e continuità. La scelta cadde su Nyhlen, elemento di grande esperienza con gli Himmelsblått di casa, con cui vinse tre campionati. Dopo aver partecipato anche ai Mondiali di Italia ’90 con la sua nazionale, Nyhlen lasciò la Svezia una prima volta nel 1994 per andare in Scozia all’Ayr United, successivamente nel 1996 per trasferirsi in Germania, ai Kickers di Stoccarda. Dopo qualche mese, la chiamata dei Rossoblù, con i quali mette insieme sette gettoni, prima di lasciare il San Vito nel mese di aprile dopo sei partite da titolare inamovibile.

Precious Monye ONYABOR (Cosenza)

Si fa notare in Ungheria con la maglia del Fehervar Parmalat, denominazione dell’epoca del Videoton, uno dei più gloriosi club del campionato magiaro. Il centrocampista nigeriano è sbarcato in Europa da un anno e gli emissari del Cosenza lo pescano sulle rive del lago di Balaton con la speranza di dare dinamismo alla mediana. D’altronde, ha già dalla sua diverse presenze con la Nigeria. Onyabor, invece, vede il campo del San Vito con il proverbiale contagocce. Il tecnico De Biasi gli concede la miseria di venticinque minuti: nove contro il Genoa nella sconfitta in Liguria per 3-0 e sedici nel match interno contro il Chievo Verona. Saranno gli unici in Italia, seppur Onyabor torni nel 1999 per vestire la casacca della Reggiana: cosa che farà solo per le foto di rito, non disputando neanche un minuto con il granata addosso.