Privacy Policy Gli stranieri della Serie B '96 sono una chicca: almeno 10 di questi di sicuro non ve li ricorderete - Pagina 5 di 5

Gli stranieri della Serie B ’96 sono una chicca: almeno 10 di questi di sicuro non ve li ricorderete

10 Dicembre 2021

PAULO Antonio do Prado PEREIRA (Genoa)

Quando viene annunciato il suo acquisto, si fa fatica a credere che il centrale brasiliano abbia accettato la proposta di un club – comunque prestigioso – della Serie B. È il mese di settembre quando Paulo Pereira mette la sua firma sul contratto che gli propone il Genoa. E mister Perotti si lecca i baffi: il trentunenne ha appena chiuso la sua esperienza biennale al Benfica e ha anche disputato cinque tornei con il Porto. Con il Grifone s’impone immediatamente, sfiorando la promozione in Serie A di un solo punto. L’obiettivo verrà centrato solo due anni più tardi, ma con la casacca della Reggina: sarà il modo migliore per annunciare il suo ritiro dalle scene.

Marko PEROVIC (Cremonese)

La sensazione è che se i lombardi non avessero dovuto fare a meno del centrocampista centrale serbo per buona parte della stagione, le chance di ottenere la salvezza sarebbero aumentate notevolmente. Tuttavia, Perovic incappa in una stagione sfortunata: riesce a disputare soltanto ventuno partite, segnando tre gol – rispettivamente a Palermo, Lucchese e Foggia – che, comunque, non danno lo scossone necessario alla squadra grigiorossa per uscire dalle sabbie mobili della zona-retrocessione. Lascia l’Italia a fine anno per andare al Vitesse Anrhem, ma sarà un arrivederci: torna, infatti, nel Belpaese nel 2002 per accettare l’offerta dell’Ancona di Luigi Simoni che già lo ebbe con sé allo stadio Giovanni Zini nella stagione 1995-96.

Adrian RICCHIUTI (Genoa)

La Ternana lo porta in Italia nel 1994 dopo le ottime notizie che giungono dall’altra parte dell’Oceano sul suo conto. Il fantasista argentino, dunque, mette le tende nel Belpaese e non lo lascerà più. Dopo i due anni con le Fere, Ricchiuti viene ingaggiato dal Genoa che ripone in lui speranze giustificate nel futuro. È un titolare inamovibile nella Primavera e mister Perotti gli fa assaggiare la durezza della cadetteria in due occasioni, impiegandolo contro Venezia e Torino quando il risultato è già favorevole al Grifone. Resta nel capoluogo ligure fino al gennaio 1998, quando inizia un lungo giro d’Italia. Quattro anni dopo arriva a Rimini e fa la storia del club romagnolo, portandolo a sfiorare la Serie A nel 2009. Passa poi al Catania dove gioca quattro tornei di Serie A e successivamente disputa alcuni campionati minori, ritirandosi all’età di quarantuno anni.

Hugo Daniel RUBINI (Ravenna)

Cresce nel settore giovanile del River Plate, arrivando a rivestire il ruolo di terzo portiere alle spalle di due giganti come Pumpido e Goycochea. È il 1986 quando arriva in Italia alla Viterbese e, dopo un’amichevole con la Juventus e la mediazione di Omar Sivori, nel 1988 viene ingaggiato dalla Vecchia Signora. Dopo un anno all’ombra della Mole ricomincia il suo giro nelle serie minori, passando per il Tempio, il Casale e il Fiorenzuola. Le ottime stagioni con i Valdardesi – con cui ha sfiorato la Serie B – convincono il Ravenna ad ingaggiarlo. Resta per due anni al Bruno Benelli, risultando pressoché inamovibile fra i pali. Saranno le sue due uniche stagioni fra i cadetti: passerà poi all’Ancona, quindi allo Spezia, dove rimarrà per sette anni, fino alla promozione in Serie B.

Silvio Gabriel RUDMAN (Padova)

Ha ventisette anni il fantasista argentino e un passato con le maglie di Argentinos Juniors, Independiente e Boca Juniors. In molti ritengono che il suo arrivo allo stadio Euganeo dia la spinta ai Biancoscudati per poter ambire a un buon piazzamento fra i cadetti e invece il Rudman che si presenta alla corte dei veneti è quasi la caricatura di un giocatore di calcio. Fuori forma ed assolutamente dissonante rispetto a ciò che ci si possa legittimamente aspettare da un professionista, Silvio scende in campo soltanto una volta: nove minuti contro il Palermo. Un affarone, se si pensa che i patavini investirono ben due miliardi e mezzo di lire, assicurandogli trecento milioni di stipendio.

Daniel Amedeo TIATTO (Salernitana)

I Granata avevano senz’altro la rosa più “esotica” di tutta la serie cadetta. Insieme al sudafricano Masinga e agli olandesi Ferrier e Jansen, giunse allo stadio Arechi anche un cursore mancino australiano, seppur dalle origini marcatamente italiane: Danny Tiatto. Dopo un rapido passaggio elvetico al Baden, il Kangaroo si presentò alla corte di Colomba nel mese di ottobre, esordendo in campionato contro il Genoa. Alla terza chiamata alle armi, Tiatto andò anche in rete, segnando l’inutile rete del 2-1 nella trasferta contro il Chievo Verona. Al termine del campionato si contarono solo undici presenze, di cui tre da titolare. Che per i misteri della vita, furono un bilancio sufficiente per essere acquistato dal Manchester City – dopo un passaggio allo Stoke City – nell’estate del 1998. Restò per ben sei anni a Maine Road, raccogliendo oltre 130 presenze in campionato.

Leonard VAN UTRECHT (Padova)

Dopo la fortunata esperienza con Kreek, il Padova cercò di piazzare un altro colpo nella terra dei mulini. A novembre del 1995, infatti, venne tesserato il centrocampista centrale del Cambuur Leeuwarden: Leonard van Utrecht. Tuttavia, l’esperimento non diede i medesimi risultati: i Biancoscudati vennero retrocessi in B e l’olandese portò alla causa patavina soltanto un gol. Tuttavia, venne riconfermato per l’annata 1996-97 e mister Materazzi lo impiegò nella speranza che, dopo l’assestamento avvenuto nello scorso torneo, van Utrecht potesse dar qualcosa di più: sebbene realizzò una rete decisiva contro l’Empoli a tempo scaduto, venne rimandato proprio al Cambuur non appena si aprì la finestra di mercato invernale.

di Nando Di Giovanni