Halloween nel calcio: l‘enciclopedia delle notti horror dagli anni ‘80 ad oggi!
30 Ottobre 2022
NAPOLI – MILAN 1-5 (8 novembre 1992)
Tutti in piedi per il Cigno di Utrecht. Ormai sono finiti gli aggettivi per Marco van Basten che al San Paolo realizza una quaterna storica e lancia ancor di più i rossoneri verso il primo posto. I ragazzi di Claudio Ranieri subiscono il secondo pokerissimo dopo quello del campionato precedente a San Siro, ma questa volta fa ancor più male vedere la propria nave naufragare dinanzi agli occhi dei propri tifosi. Tocca applaudire l’avversario di innumerevoli duelli con Maradona: quel van Basten che è stato molto probabilmente l’unico a potersi mettere allo stesso livello di Diego. Nel pomeriggio partenopeo l’olandese è ispiratissimo e segna una doppietta per tempo, inframezzata dalla segnatura di Eranio, mentre è Zola a salvare la faccia nel finale con la rete della bandiera che, comunque, non lenisce il dolore dei supporter azzurri e nemmeno la figuraccia rimediata dai ragazzi di mister Ranieri.
NAPOLI – MILAN 1-5
NAPOLI: Galli, Ferrara, Francini, Pari (12’ Crippa), Tarantino, Policano, Corradini, Thern, Mauro, Zola, Fonseca. A disposizione: Sansonetti, Cornacchia, Altomare, Ferrante. Allenatore: Claudio Ranieri
MILAN: Antonioli, Tassotti, Maldini, Albertini, Costacurta, Baresi, Lentini, Rijkaard, van Basten, Eranio (62’ Donadoni), Simone (57’ Massaro). A disposizione: Rossi, Gambaro, Gullit. Allenatore: Fabio Capello
Arbitro: Pierluigi Pairetto di Torino
Reti: 7’ van Basten (Milan), 27’ van Basten (Milan), 60’ Eranio (Milan), 69’ van Basten (Milan), 75’ van Basten (Milan), 84’ Zola (Napoli)
Ammoniti: Policano e Tarantino (Napoli); Eranio (Milan)
ANCONA – INTER 3-0 (6 dicembre 1992)
Non è una buccia di banana quella su cui scivola l’Inter, ma forse una vera e propria umiliazione, frutto dello spirito combattivo e dell’orgoglio dei dorici, capaci di un’impresa che rimarrà nei cuori dei tifosi biancorossi e nel cassetto degli incubi di quelli meneghini. Quel giorno, ai piedi del monte marchigiano, i nerazzurri di Osvaldo Bagnoli perdono il contatto con la testa della classifica. Sarà per la pioggia incessante o per l’esordio del nuovo stadio Del Conero ma i ragazzi di Guerini conducono una prestazione superlativa, con Lajos Detari, protagonista in assoluto del match. L’attaccante ungherese confeziona il primo gioiello al 20’: riceve la sfera sulla trequarti, trova lo spazio per rientrare ed esplode un destro secco che si infila all’incrocio dei pali. La risposta interista è sterile, Zenga viene espulso al 36’ per un intervento su Agostini, e i tentativi di Pancev e Fontolan saranno tutti respinti da Davide Micillo, anche lui in giornata di grazia. E sul finale risale in cattedra il talento di Detari: al 75’ raccoglie l’assist di Lorenzini per battere Beniamino Abate sul primo palo, e all’83’ sfrutta l’errore di Paganin per dribblare tutta la difesa e consentire a Fabio Lupo di appoggiare, a porta sguarnita, il clamoroso 3-0.
ANCONA – INTER 3-0 (1-0)
ANCONA: Micillo, Mazzarano, Lorenzini, Pecoraro Scanio, Glonek, Bruniera, Lupo (86’ Fontana), Ermini, Agostini, Detari, Caccia (87’ Sogliano). A disposizione: Nista, Gadda, Centofanti. Allenatore: Vincenzo Guerini
INTER: Zenga, Bergomi, De Agostini, Berti, Ferri, Battistini, Bianchi (36’ Abate), Shalimov, Pancev (61’ Paganin), Sammer, Fontolan. A disposizione: Tramezzani, Orlando, Manicone. Allenatore: Osvaldo Bagnoli
Arbitro: Roberto Bettin di Padova
Reti: 20’ Detari 75’ Detari 84’ Lupo
Espulso: 36’ Zenga (Inter)
Ammoniti: Ermini e Lupo (Ancona); Ferri (Inter)
PESCARA – JUVENTUS 5-1 (30 maggio 1993)
Basta dare un’occhiata allo sguardo di Trapattoni a fine partita per capire l’entità della sconfitta che entra nella storia del sodalizio adriatico come uno dei più larghi della sua storia, mentre la Vecchia Signora rimedia una delle figuracce più clamorose di sempre. Nella stagione del tredicesimo Scudetto del Milan di Capello, al tramonto di un campionato che per la Juventus ormai è scritto, è il Pescara di Zucchini – subentrato in corsa a Galeone – a far diventare la classica passeggiata di fine stagione in una roboante domenica che passerà alla storia. I biancazzurri, oltre alla certezza del ritorno in Serie B, hanno già incassato la matematica dell’ultimo posto. Mentre i bianconeri, appagati dalla vittoria della Coppa UEFA, si presentano all’Adriatico con la testa già in vacanza. Il gol di Ravanelli è solo un fuoco di paglia, perché il Pescara trova l’orgoglio per riscattarsi infilando Peruzzi per ben cinque volte. Prima pareggia Allegri su calcio di rigore, poi arriva l’acrobazia di Borgonovo e ancora il colpo dalla distanza di Allegri a rete bucata. Infine, ci sarà la gloria per Antonio Martorella – che diventerà il primo calciatore a segnare in tutte le categorie, dalla A alla Terza Categoria – e per Ottavio Palladini, eroi di una domenica inverosimile.
PESCARA – JUVENTUS 5-1 (1-1)
PESCARA: Marchioro, Sivebaek, Alfieri, Dunga, Dicara, Nobile, De Juliis, Palladini, Borgonovo, Allegri (87’ Massara), Compagno (82’ Martorella). A disposizione: Savorani, Rosone, Sliskovic. Allenatore: Vincenzo Zucchini
JUVENTUS: Peruzzi, Carrera, Marocchi (54’ Dal Canto), Galia, Kohler, Julio Cesar, Di Canio (69’ De Marchi), Conte, Ravanelli, Baggio, Möller. A disposizione: Rampulla, Torricelli. Allenatore: Giovanni Trapattoni
Arbitro: Virginio Quartuccio di Torre Annunziata
Reti: 2’ Ravanelli (Juventus), 31’ rigore di Allegri (Pescara), 50’ Borgonovo (Pescara), 59’ Allegri (Pescara), 86’ Martorella (Pescara), 90’ Palladini (Pescara)
Espulso: 63’ Möller (Juventus)
JUVENTUS – LAZIO 6-1 (17 aprile 1994)
Gianluca Vialli si scrolla finalmente i fantasmi di dosso dopo un’annata che definire storta appare un eufemismo e si prende finalmente il plauso di un Delle Alpi desideroso di rivedere il centravanti visto all’opera nella Sampdoria. Dopo il primo anno trascorso più sulla fascia che al centro dell’attacco, vittima di un equivoco tattico con Trapattoni, Vialli dimostra di non aver affatto perso lo smalto. Certo, lo aiuta una Lazio che si presenta al crepuscolo del campionato in debito d’ossigeno e di forze, incapace di contenere lo slancio bianconero che, dopo neanche un quarto d’ora, è già sopra di tre gol. Al ritorno dagli spogliatoi ci prova Signori ad indorare la pillola, ma Gianluca completa la sua tripletta e Roberto Baggio manda in visibilio gli spettatori con una serpentina tra le maglie laziali: gli avversari provano ad abbatterlo in tutti i modi, Sclosa addirittura con un calcio da tergo, ma il Divin Codino non crolla e dimostra al commissario tecnico dell’Italia, Arrigo Sacchi, che è in tribuna, di essere già pronto a stupire in vista del prossimo Mondiale statunitense. Per la Lazio è letteralmente notte fonda e matura una delle sconfitte più pesante della storia recente: i capitolini non terminavano una partita con un passivo di cinque reti dal match di Coppa Italia 1987-88 contro il Catanzaro di Palanca. Curiosità fra le curiosità: Luigi Corino – sulla panchina laziale – all’epoca era presente tra le fila dei calabresi.
JUVENTUS – LAZIO 6-1
JUVENTUS: Peruzzi, Porrini, Fortunato, Marocchi, Kohler (58’ Carrera), Julio Cesar (54’ Torricelli), Di Livio, Conte, Vialli, Baggio, Möller. A disposizione: Marchioro, Galia, Ravanelli. Allenatore: Giovanni Trapattoni
LAZIO: Marchegiani, Negro, Bacci, Sclosa, Bonomi, Cravero, Fuser, Winter, Boksic, Di Mauro (46’ Luzardi), Signori. A disposizione: Orsi, Corino, Nesta, Casiraghi. Allenatore: Dino Zoff
Arbitro: Salvatore Racalbuto di Gallarate
Reti: 7’ Vialli (Juventus), 10’ autorete Bacci (Juventus), 14’ Kohler (Juventus), 57’ Signori (Lazio), 73’ Vialli (Juventus), 83’ Vialli (Juventus), 89’ Baggio (Juventus)
Ammoniti: Bonomi e Sclosa (Lazio)
LAZIO – FIORENTINA 8-2 (5 marzo 1995)
Difficile dimenticare una sbandata del genere. La Fiorentina di Claudio Ranieri subisce una delle sconfitte più fragorose della sua storia contro l’irresistibile Lazio di Zdenek Zeman che alterna durante il torneo momenti di ineguagliabile concretezza ad amnesie inspiegabili. Tuttavia, dall’arrivo del boemo sulla panchina biancoceleste, all’Olimpico è sempre un divertimento e il protocollo non fa eccezioni nemmeno se l’avversario si chiama Fiorentina. Tecnicamente, la Viola è una neopromossa, ma come si fa a definirla in maniera tale se nell’undici titolare compaiono Toldo, Rui Costa e Batistuta? Tuttavia, la trasferta nella capitale si rivela indigesta per la squadra toscana che all’intervallo è già sotto di tre reti, con il rammarico del rigore di Batigol respinto da Marchegiani con il risultato ancora in bilico. La retroguardia fiorentina viene tagliata come un coltello caldo taglia il burro e gli avversari spuntano da ogni parte: Casiraghi è praticamente sempre solo davanti alla porta e confeziona un poker – suo record personale – mentre si vede andare in rete anche un giovanissimo Di Vaio. A nulla servono gli acuti proprio di Rui Costa e Batistuta che portano il parziale sul momentaneo 5-2. È una festa tutta biancoceleste mentre la Fiorentina torna a casa stordita da un pomeriggio in balia degli uomini di Zeman.
LAZIO – FIORENTINA 8-2
LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Di Matteo, Bergodi, Cravero, Rambaudi, Fuser, Boksic (62’ Di Vaio), Winter (62’ Venturin), Casiraghi. A disposizione: Orsi, Bacci, De Sio. Allenatore: Zdenek Zeman
FIORENTINA: Toldo, Sottil (46’ Flachi), Luppi, Cois (46’ Amerini), Pioli, Malusci, Carbone, Tedesco, Batistuta, Rui Costa, Baiano. A disposizione: Scalabrelli, Innocenti, Campolo. Allenatore: Claudio Ranieri
Arbitro: Fiorenzo Treossi di Forlì
Reti: 4’ Casiraghi (Lazio), 30’ Negro (Lazio), 35’ rigore Cravero (Lazio), 49’ Casiraghi (Lazio), 57’ Boksic (Lazio), 60’ Rui Costa (Fiorentina), 74’ rigore Batistuta (Fiorentina), 82’ Casiraghi (Lazio), 86’ Di Vaio (Lazio), 89’ rigore Casiraghi (Lazio)
Espulso: 76’ Pioli (Fiorentina) per somma di ammonizioni
Ammoniti: Nesta (Lazio); Cois e Malusci (Fiorentina)
LAZIO – JUVENTUS 4-0 (29 ottobre 1995)
Non è un buon periodo per la Juventus di Marcello Lippi. I campioni d’Italia in carica, infatti, conoscono la seconda sconfitta consecutiva in trasferta e le quattro reti incassate contro la Lazio testimoniano il momento poco felice in campionato. Dopo il 2-1 subito nello scontro diretto contro il Milan, questa volta i bianconeri sono costretti a una nuova e fragorosa battuta d’arresto contro i ragazzi di Zeman. I capitolini, invece, inanellano l’ottavo risultato utile consecutivo, frutto di quattro successi ed altrettanti pareggi, candidandosi prepotentemente per la corsa verso lo Scudetto. L’uomo che fa la differenza è Roberto Rambaudi che fornisce assist ai compagni di squadra e segna: è grazie a una sua invenzione che Signori, dopo aver sbagliato due reti alla sua portata, incenerisce Peruzzi con una conclusione in diagonale potentissima che tocca due volte la traversa, prima di accomodarsi in rete. Poco prima dello scadere, invece, è Casiraghi ad inventarsi la rete del raddoppio: dopo aver superato l’estremo difensore avversario, riesce a centrare il palo a porta vuota, ma il pallone torna fra i suoi piedi e trova il giusto pertugio fra il montante e il portiere suo ex compagno di squadra, rendendo vano il disperato tentativo di Ferrara di salvare. Nella ripresa, nonostante la Juventus provi a dimezzare lo svantaggio, colpendo due legni, subisce la rete di Rambo e al novantesimo l’incornata di Casiraghi consegna alle critiche salaci i ragazzi di Lippi.
LAZIO – JUVENTUS 4-0
LAZIO: Marchegiani (27’ Orsi), Nesta, Favalli, Di Matteo, Negro, Chamot, Rambaudi, Fuser (72’ Marcolin), Casiraghi, Winter, Signori (60’ Boksic). A disposizione: Romano, Piovanelli. Allenatore: Zdenek Zeman
JUVENTUS: Peruzzi, Ferrara, Porrini, Carrera, Torricelli (46’ Marocchi), Paulo Sousa, Conte, Tacchinardi (72’ Pessotto), Di Livio (46’ Vialli), Del Piero, Ravanelli. A disposizione: Rampulla, Sorin. Allenatore: Marcello Lippi
Arbitro: PierluigiCollina di Viareggio
Reti: 39’ Signori, 45’ Casiraghi, 71’ Rambaudi, 77’ Casiraghi
BARI – INTER 4-1 (7 gennaio 1996)
Quanto carbone nella calza dell’Inter dopo la befana del 1996. Il Bari, invece, trova più di un motivo per esultare, alla luce di una vittoria storica. Per i nerazzurri di Hodgson e i Galletti di Fascetti è una stagione dal sapore amaro, ma saranno i baresi a illuminare la scena del San Nicola. Il primo gol in A di Sala e quello del compianto Ingesson, la doppietta dello Zar Igor Protti e il bolide in scivolata di Roberto Carlos. La magica notte pugliese inizia proprio con il gol del terzino brasiliano che, avanzato sulla linea dei centrocampisti, riesce a gestire uno scarico di Ganz per battere Fontana con un destro all’incrocio dei pali. Il Bari non si scoraggia e, dopo il pareggio di Sala e l’espulsione di Bergomi, si prende il dominio del gioco sotterrando l’Inter con i colpi di Protti, unico Re assoluto della serata: prima batte Pagliuca con un potente destro dalla distanza e infine, dopo il 3-1 di Ingesson, chiude le danze con un colpo di testa sotto rete, scavalcando Batistuta in quella classifica dei marcatori che lo vedrà poi vincitore con ventiquattro gol. L’unico nella storia della Serie A di una squadra retrocessa.
BARI – INTER 4-1 (1-1)
BARI: Fontana, Mangone, Sala, Ricci, Pedone, Gautieri (81’ Montanari), Manighetti, Ingesson, Gerson, Protti, Andersson. A disposizione: Gentili, Annoni, Ficini, Ventola. Allenatore: Eugenio Fascetti
INTER: Pagliuca, Bergomi, Festa, Paganin, Pistone, Zanetti, Fresi, Berti (77’ Carbone), Roberto Carlos, Branca (81’ Caio), Ganz. A disposizione: Landucci, Dell’Anno, Fontolan. Allenatore: Roy Hodgson
Arbitro: Fiorenzo Treossi di Forlì
Reti: 15’ Roberto Carlos (Inter), 31’ Sala (Bari), 73’ Protti (Bari), 79’ Ingesson (Bari), 90’ Protti (Bari)
Espulso: 70’ Bergomi (Inter)
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