I 20 difensori centrali italiani più forti dal 1986 al 2006
24 Aprile 2020
15. Riccardo FERRI
C’è anche lui tra i difensori che Marco Van Basten ha incontrato nella sua lunga carriera. Tenetevi forte: Pietro Vierchowod, Jürgen Kohler, Giuseppe Bergomi e Riccardo Ferri, incoronato dal Cigno di Utrecht, uno che sapeva come far impazzire i centrali che incontrava. Un’intera vita dedicata all’Inter, quella di Ferri, dalle giovanili alla prima squadra. Tredici stagioni, lo Scudetto dei Record col Trap in panchina, la Supercoppa italiana 1989, la Coppa UEFA 1990-91 e quella del 1993-94. Un unico amore in carriera ed è decisamente romantico anche il suo addio al nerazzurro, perché non coinvolge soltanto lui. Lasciano Milano direzione Genova – sponda Sampdoria – lui e Walter Zenga, il tutto per far arrivare in nerazzurro Gianluca Pagliuca, degno erede all’Inter dell’Uomo Ragno. “Ferri batte il record di autogol”: il difensore è celebrato da Ligabue in “A che ora è la fine del mondo?” per il suo piccolo record. È infatti insieme a Franco Baresi il giocatore con più autogol nella storia della Serie A. Un piccolissimo neo per una carriera tutta targata Inter. E non è da questi particolari che si giudica un giocatore.
14. Sebastiano NELA
Colonna della Roma per un intero decennio, con i giallorossi conquista uno Scudetto e tre Coppe Italia. In grado di destreggiarsi sia come terzino che come centrale, aveva nella corsa la sua arma migliore. In nazionale non troverà molto spazio, vista la concorrenza di quel periodo, ma anche lui avrà la soddisfazione di essere tra i convocati del Mondiale in Messico.
13. Roberto CRAVERO
Sarà che quella finale di Coppa Uefa del 1992 tra il suo Torino, guidato in panchina dell’indimenticabile Mondonico, e l’Ajax è ancora viva nei ricordi di tutto gli appassionati, ed ecco che Roberto Cravero entra di diritto in questa classifica. La Lazio, nel 1992, spese ben sette miliardi e mezzo per accaparrarsi il capitano dei granata. Fu tra i convocati per gli Europei del 1988.
12. Fulvio COLLOVATI
Abilità nel gioco aereo e nell’anticipo il suo marchio di fabbrica. Caratteristiche essenziali per un difensore centrale, mestiere che Fulvio Collovati ha svolto in maniera eccellente nella sua pluridecorata carriera. Cresciuto al Milan e scoperto da Giovanni Trapattoni, uno che di difensori se ne intende, mentre gioca all’oratorio, Fulvio in rossonero ha conosciuto trionfi e amarezze, seguendo la squadra in Serie B dopo la retrocessione per illecito sportivo, riportandola poi in A e diventandone capitano. Un idillio terminato nel 1981-82, con la nuova retrocessione tra i cadetti del Diavolo. Una delusione ampiamente mitigata dai Mondiali di Spagna ’82, dove Collovati gioca e vince con la nostra nazionale un memorabile trofeo iridato. Nella stessa estate Fulvio lascia il Milan per l’Inter, dove resta fino al 1986. Una carriera proseguita con le maglie di Udinese, Roma e Genoa. A Roma è esplicitamente richiesto dal Barone Liedholm, al Genoa dal professor Franco Scoglio, per dire, insomma, che parliamo di un calcio oggi troppo bello per essere vero. Ed è per questo che ve lo raccontiamo.
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