I 20 difensori centrali italiani più forti dal 1986 al 2006
24 Aprile 2020
7. Giuseppe BERGOMI
Quando si dice “C’è solo l’Inter” si pensa inevitabilmente allo Zio Bergomi. Giusto, sacrosanto ed inevitabile per uno che è entrato in prima squadra nel 1979 e ne è uscito nel 1999, dopo essere stato scartato dalle giovanili del Milan. Proprio come Franco Baresi viene scartato dall’Inter: altro che il film Sliding Doors! Capitano dal 1992 al 1999, Bergomi è un difensore che sa fare davvero tutto, tanto da rendere riduttivo per lui l’appellativo di terzino. E del resto uno che a diciotto anni si trova a marcare nella finale dei Mondiali di Spagna ’82 un certo Karl-Heinz Rummenigge non è che un predestinato alla gloria e all’inserimento nel libro dei Grandi. Ci è riuscito soltanto l’eterno Javier Zanetti a sfilargli dalle mani il record assoluto di presenze con la maglia nerazzurra. Prima dell’arrivo dell’argentino, Giuseppe deteneva ampiamente il primato grazie ai 757 gettoni messi da parte con la casacca della Beneamata sulle spalle. Eterno anche in Nazionale. Con la maglia azzurra disputa ben quattro Mondiali, dal 1982 al 1998, saltando solo la kermesse statunitense.
6. Pietro VIERCHOWOD
«Il Russo ha velocità supersonica è il difensore più rapido del mondo». Parola di Enzo Bearzot. Quel ragazzo con il cognome impronunciabile, soldato dell’Armata Rossa, è destinato a diventare uno dei più forti difensori italiani. Veloce e grintoso. Bastano due parole per descrivere Pietro Vierchowod, 562 presenze in Serie A e un approccio alla marcatura uomo sul modello di Burgnich. Uno che al netto dei trofei vinti, ha ricevuto i maggiori riconoscimenti dai suoi avversari. Lo Zar ha popolato gli incubi di “tal” Marco Van Basten, che davanti a lui non ha mai segnato su azione, ed ha messo un freno più volte ai dribbling e alla fantasia di Diego Armando Maradona. Praticamente una laurea honoris causa, se i due fenomeni di quel calcio ti designano loro nemico per antonomasia. Difensore certificato dunque, ma niente male anche quando si tratta di far gol: per Pietro sono trentotto le reti messe a segno in serie A. Como, il secondo posto nel 1981-82 con la Fiorentina, lo scudetto con la Roma di Liedholm, il ritorno a Genova e la splendida avventura blucerchiata, con Boskov in panchina e Vialli e Mancini in campo. E poi la Juventus, il Perugia, il Milan e il Piacenza. L’unico rimpianto forse la mancata convocazione per USA ’94. Chissà se qualcosa sarebbe cambiato in quella finale con lo Zar dalla nostra parte.
5. Fabio CANNAVARO
Napoli, Parma, Inter, Juventus, Real Madrid. Non è Fantacalcio, non è PC Calcio. È la carriera di Fabio Cannavaro, icona della nazionale italiana Campione del Mondo 2006 e impresso a fuoco nella memoria di tutti noi grazie a quella indimenticabile estate. Come si racconta un difensore come Fabio? Ci proviamo: incubo degli attaccanti avversari, importante stacco di testa, scivolate sempre precise e puntuali, temperamento e grinta, vincitore del Pallone d’Oro 2006. Un perfetto direttore d’orchestra, sempre accompagnato da colleghi di assoluto prestigio: su tutti ne ricordiamo un paio, per esempio Lilian Thuram, Sergio Ramos, Alessandro Nesta in nazionale. Le follie del calciomercato lo portano alla Juventus nell’ambito di uno scambio con il portiere Fabian Carini, resta fino al 2006 prima di approdare alla Casa Blanca nell’estate del Mondiale, che per l’Italia è stata anche quella di Calciopoli. Con la maglia azzurra è protagonista di prestazioni sensazionali, che lo pongono sul tetto del mondo non solo come squadra, ma anche come difensore centrale, con una interpretazione assolutamente moderna del ruolo.
4. Alessandro NESTA
L’attuale tecnico del Frosinone ha segnato una vera e propria epoca, appropriandosi del ruolo di difensore e diventandone modello e ispirazione, per velocità, forza fisica, posizione e anticipo, gioco aereo e i suoi celebri tackle, il tutto unito ad una innata eleganza e ad una spiccata capacità di rilanciare l’azione. Questo è stato Nesta per la Lazio prima e per il Milan poi. Una storia, quella del difensore, che inizia con Francesco Rocca, che da scout per la Roma scopre questo ragazzo, offerta rifiutata dal papà di Alessandro, tifoso laziale. Il resto è una favola, quella di un predestinato che entra in prima squadra nel 1993-94 ed esordisce a diciotto anni con Zoff in panchina, legando il suo nome da capitano ai trionfi della squadra dell’allora presidente Cragnotti. Passa al Milan, vince due scudetti e due Champions League, oltre a un Mondiale per Club, due Supercoppe Europee e due Supercoppe Italiane e per finire anche una Coppa Italia. Dieci anni, una serie di incredibili partite e di grandi vittorie, per uno dei più grandi difensori della storia. Una carriera suggellata dai Mondiali del 2006. Campione del Mondo.
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