Privacy Policy I 20 Flop più incredibili dell'Inter dal 1990 al 2006 - Pagina 2 di 5

I 20 Flop più incredibili dell’Inter dal 1990 al 2006

9 Ottobre 2020

16 – Antonio PACHECO

El Chino Recoba, pupillo del patron Moratti, convince la dirigenza a scommettere sull’estro del suo amico Antonio Pacheco. A onor del vero, in Uruguay le prove del talento di Peñarol sono di altissimo livello, ma a Milano mister Tardelli lo manderà in campo solo una volta. Da allora se ne perderanno le tracce nel nostro Paese. Dopo due avventure spagnole con le maglie di Espanyol ed Albacete – dove lascia un buon ricordo – tornerà a vestire il giallonero dei Carboneros fino al termine della sua carriera. 

15– Jeremie BRECHET

Il Lione, all’inizio del millennio, costruisce una serie di successi mai vista in Francia, con sette trionfi consecutivi. Uno dei pilastri di quelle imprese è Brechet, duttile terzino sinistro, acquistato l’ultimo giorno di mercato del 2003 per sfatare la maledizione del tornante mancino. La storia, con quattordici presenze non propriamente indimenticabili – un suo clamoroso svarione consegnerà all’Empoli l’unica vittoria della sua storia a San Siro contro i nerazzurri – dirà che il buon Jeremie non riuscirà a sfatare il tabù.

14 – CAIO Ribeiro Decoussau

Nel Mondiale under 20 del 1995 in Qatar, Caio vinse il Pallone d’Oro come miglior giocatore del torneo. Arrivato in Italia con lo stigma del fenomeno in fasce, non riuscì a ritagliarsi spazio e credibilità nel nostro calcio. Sei presenze in dodici mesi prima di essere ceduto al Napoli, dove deluse anche lì. Il suo prematuro ritorno in Brasile ed il ritiro ad appena trentuno anni sono la prova lampante delle attese disilluse.

13 – Alessandro PISTONE

Moratti, non pago degli “azzardi” Centofanti e Caio, decide di puntare tutto su un’altra scommessa in difesa. Dal Vicenza, dopo i trascorsi alla Solbiatese e al Crevalcore, arriva Alessandro Pistone. Hodgson lo lancia nella mischia appena ventenne, preferendolo addirittura a Roberto Carlos per le sue “migliori attitudini difensive” e, metaforicamente, veste i panni del carnefice del carioca in nerazzurro. Tuttavia, i suoi due anni interisti saranno ricchi di molte ombre e pochissime luci.