Privacy Policy I 47 giocatori stranieri portati in Italia da Luciano Gaucci per il suo Perugia (se ne salvano 5, forse 6)

I 47 giocatori stranieri portati in Italia da Luciano Gaucci per il suo Perugia (se ne salvano 5, forse 6)

9 Novembre 2021

Il vulcanico, l’eccentrico, il passionale, l’istintivo Luciano Gaucci. Un personaggio che rimarrà nella storia non solamente del Perugia, ma di tutto il calcio italiano. L’unico in grado di far vincere un trofeo europeo nella storia del Grifo, la Coppa Intertoto del 2003. Un tornado di idee, un rivoluzionario e un anticonformista al tempo stesso.

Dal 1991 al 1993 e dal 1996 al 2004 re incontrastato della società umbra. Presidenza lasciata al figlio Alessandro nel 2004-05 fino al successivo fallimento. Nato a Roma, tifoso sfegatato giallorosso, entrò nel mondo del calcio come Vice-Presidente della Roma di Dino Viola. Agli inizi degli anni ’90 rilevò il Perugia che a distanza di anni divenne famoso per essere una miniera di eterne e a volte improbabili scommesse.

I vari allenatori che si susseguivano furono obbligati a gestire rose formate a volte da più di quaranta giocatori. Da Perotti a Bigon, da Boskov a Castagner passando per Mazzone e naturalmente Serse Cosmi. Il folle mercato dello tsunami Gaucci comprendeva in grande quantità sia i calciatori italiani che la società umbra andava a pescare nelle categorie minori, basti pensare a Bucchi, Liverani, Di Loreto, Pieri, Baiocco, che da calciatori stranieri di cui sistematicamente ogni anno il Grifo faceva razzia passando da ogni parte del mondo. Dalla Finlandia, alla Nigeria, dal Trinidad & Tobago alla Corea del Sud, senza dimenticare naturalmente la Cina, il Brasile, il Belgio, l’Iran, l’Argentina e soprattutto l’indimenticabile Libia con il “colpo” ad effetto di Gheddafi Junior che rimarrà nella storia del calcio italiano.

Ma chi e quanti sono i calciatori stranieri portati in Italia dal Perugia sotto la gestione dell’eclettico Gaucci? Una vera e propria caterva. Ci duole non annoverare i passaggi in biancorosso di Alenitchev, Ba e Zalayeta. Ma le soddisfazioni non mancheranno di certo- Alcuni hanno fatto bene, da altri ci si aspettava di più, tanti invece sono diventati vere e proprie meteore, a volte difficili perfino da ricordare. Noi ci abbiamo provato. La lista è lunga. Preparate i pop-corn.

Aleksandar KOCIC (Serbia)

Il guardiano dei pali originario di Vlasotince, sud-est della Serbia centrale, esordisce in Serie A l’8 settembre del 1996 contro la Sampdoria. Finisce 1-0. Il cammino del Perugia è abbastanza buono, ma poi le cose si complicano. A fine anno Galeone viene esonerato e in sua sostituzione arriva Nevio Scala, il quale promuove immediatamente l’ingaggio di Luca Bucci, suo fedelissimo, e per Kocic gli spazi si ristringono. La stagione successiva decide di accettare lo scambio che lo porterà ad Empoli, con Pagotto che si accasa al Perugia. E per la serie “la fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo”, dopo due gare un infortunio al menisco lo mette fuori dai giochi a discapito del giovane Roccati che diventa uno dei protagonisti della salvezza toscana.

Milan RAPAIC (Croazia)

L’indimenticato idolo dei tifosi del Grifo. Mancino fatato. Ottimo esterno d’attacco, dribbling repentino, molto rapido e capace di saltare il diretto avversario con una certa facilità. Nell’estate del ‘96 il Perugia lo preleva dal Hajduk Spalato con cui aveva vinto otto titoli nazionali. Due stagioni con nove reti tra Serie A e B, poi il ritorno nella massima serie e la definitiva consacrazione che spingono il Perugia a far cassa vendendolo al Fenerbahçe dove l’attaccante croato esordisce in Champions League. Genio e sregolatezza. Grandi giocate, talento puro, classe cristallina ma anche qualche chilo di troppo, sigarette negli spogliatoi e quella “schiacciata” alla Andrea Zorzi con cui segnò il gol del pari in un Perugia-Napoli del 1997 e che gli valse un 1 in pagella attribuitogli dalla Gazzetta dello Sport.

Petter RUDI (Norvegia)

Bandiera del Molde, il giocatore scandinavo arriva in Umbria nell’inverno del 1997 per andare a rinforzare il centrocampo della squadra allenata da Nevio Scala. Esordisce nel match perso 2-1 del Delle Alpi contro la Juve e nel rotondo successo per 5-1 sul Bologna segna il suo unico gol italiano. A fine stagione il Grifo decide di non riscattarlo e lui dopo essere tornato in patria, incomincia il suo tour turistico che lo porta in Inghilterra, Belgio e Austria, tra le fila dei Violetti dell’Austria Vienna. Tra i tre gol segnati con la nazionale norvegese, spicca quello rifilato al Brasile di Zagallo, dei vari Romario, Ronaldo, Leonardo, Cafu e Roberto Carlos. Una vittoria per 4-2, che rimane nella storia della nazionale scandinava.

Bratislav MIJALKOVIC (Serbia)

Stesso ruolo. Difensore. Stesso piede. Il sinistro. Stessa nazionalità. Entrambi serbi. Cognomi simili, ma destini diametralmente opposti. Nella sua carriera e specificatamente in Italia, Mijalkovic non ha avuto certamente le stesse soddisfazioni del collega Mihajlovic. Scende in campo per la prima volta nell’aprile del 97, nel famoso pareggio per 1-1 contro il Napoli, arrivato grazie al gol di mano di Rapaic. Il Perugia retrocede ma lui non sfigura, meritandosi la conferma per la stagione successiva tra i cadetti. Ma né con Perotti, né con Bigon scatta l’alchimia giusta e il buon Bratislav è costretto a lasciare l’Italia, finendo impantanato nei campionati inferiori di Bulgaria e Serbia.

Fernando Daniel PANDOLFI (Argentina)

Con il Velez Sarsfield, in patria. aveva vinto tutto. Due campionati, una Copa Libertadores, una Coppa Intercontinentale contro il Milan di Capello, una Coppa Interamericana, una Supercoppa e una Recopa Americana. Niente male davvero. In Italia sarebbe potuto arrivare prima, visto che Carlos Bianchi lo voleva alla Roma, come sostituto di Totti che doveva essere spedito alla Sampdoria per volere del tecnico argentino. Ma per fortuna dei giallorossi, Sensi trattenne il suo Pupone. Interviene, dunque, Gaucci che lo vuole a tutti i costi: deve portare il Perugia in Serie A. L’inizio stagione per El Rifle è da favola. Quattro gare di Coppa Italia, tre gol contro Savoia e doppietta al Napoli. E poi? E poi basta. Pandolfi in quattro e quattr’otto si eclissa. Il bilancio è chiaro a tutti: Fernando non è fatto per il calcio italiano e già a Natale prende il primo aereo per Buenos Aires per far ritorno al Velez. Un biglietto, ovviamente, di sola andata.

Juan Carlos DOCABO (Argentina)

Un altro mistero del Grifo. Il portiere argentino originario di Buenos Aires inizia a farsi vedere fra i pali del San Lorenzo e, dopo piccola parentesi in Colombia con lo Junior Barranquilla, fa ritorno in patria nel Velez Sarsfield dove fa da dodicesimo niente meno che a Jose Luis Chilavert. La famiglia Gaucci lo preleva dai cileni del Deportivo Temuco, ma l’esperienza italiana di Docabo sarà disastrosa. Una sola presenza da titolare in Serie A, seppur al Delle Alpi contro la Juventus di Zidane, autore tra l’altro del gol del definitivo 2-1 bianconero, una in Coppa Italia contro il Napoli e tre in Serie B. Scende di categoria, ma con la Viterbese le cose non vanno tanto meglio. Tre presenze contro Giulianova, Ancona e Catania prima del suo definitivo ritorno in Sudamerica.

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