I centrocampisti che hanno segnato di più dal 1990 ad oggi
23 Settembre 2021
20. Esteban CAMBIASSO – 41 reti
El Cuchu giunge a Milano nel 2004 con l’etichetta di “scarto” del Real Madrid. Le Merengues, dopo averlo acquistato da giovane nel 1996 ed averlo fatto maturare in patria tra Independiente e River Plate, hanno scelto di non rinnovare il suo contratto, pur se dalla sua parte vi sia stato un sostanzioso contributo nella conquista di campionati e trofei. Forse neanche lui lo avrebbe immaginato: Esteban diventa uno dei simboli della rinascita dell’Inter, diventando ben presto uno dei beniamini della tifoseria nerazzurra per il suo spirito di sacrificio ed abnegazione che, puntualmente, lo distinguono ogni volta che scende in campo. Vive il punto più alto della sua carriera grazie alla vittoria del Triplete nel 2010 con Mourinho in panchina e nel 2014 lascia la compagnia – non senza sorpresa – per concludere la sua carriera con la splendida rimonta del Leicester dalla retrocessione ad una incredibile salvezza e i due campionati conquistati in Grecia con l’Olympiakos.
19. Manuel RUI COSTA – 42 reti
Fra i soprannomi che il poeta lusitano con il pallone fra i piedi si è guadagnato nella sua decennale esperienza nel campionato più bello del mondo, il più evocativo è sicuramente quello di Musagete: Guida delle Muse. E c’è da capirlo come questo epiteto affibbiatogli gli sia cucito addosso come un vestito d’alta sartoria. D’altronde, la classe e la leggiadria con la quale Manuel ha incantato prima Firenze e poi la Milano rossonera non era “roba” da tutti i giorni. È il 1994 quando Cecchi Gori vince la dura concorrenza del Barcellona per portare sotto la Curva Fiesole il numero 10 del Benfica. Veroniche, assist, invenzioni: Rui Costa ripaga il presidente della Viola con numeri di alta classe. Insieme a Batistuta compone un tandem che è un compendio di arte e potenza: i due prendono in mano la Fiorentina e la portano in alto, cullando addirittura ambizioni di Scudetto quando c’è Trapattoni alla guida della squadra. Tuttavia, i problemi societari lo costringono ad un amaro addio. Ad accoglierlo c’è il Milan con cui Manuel, in cinque anni di militanza, si aggiudica uno Scudetto, una Champions League, una Coppa Italia, due Supercoppe italiane e una Supercoppa UEFA. Senza dimenticare la coccarda sul petto cucita nel 1996 sulle maglie viola che portano, distintamente, la sua griffe.
18. Fabio SIMPLICIO – 43 reti
È il 2004 quando Arrigo Sacchi, allora osservatore del Parma, consiglia alla società gialloblù di acquistare a parametro zero il cartellino del centrocampista del San Paolo. Ha la stoffa ed ha dimostrato in più di un’occasione di garantire quantità e qualità. E se a dirlo è il tecnico di Fusignano, beh, c’è da credergli. Fabio Simplicio non ha le fattezze del campione, ma corre per il campo senza sosta e riesce anche a segnare tantissimi gol. Dopo una buona prima stagione, nell’annata che ci porta al Mondiale del 2006 si supera, andando addirittura in doppia cifra e facendosi apprezzare come uno dei più forti nel suo ruolo. Così, la telefonata di Zamparini al collega ducale chiude il trasferimento del mediano brasiliano in Sicilia. Diventa leader del Palermo in men che non si dica, riciclandosi egregiamente anche nel ruolo di assistman. A trentuno anni, infine, dopo il termine del suo contratto con i rosanero, vive due anni nella Capitale con la maglia della Roma: non è sempre titolare, ma riesce a realizzare otto reti in trentasette sfide. La vocazione al gol non sfuma con gli anni che passano.
17. Franco BRIENZA – 43 reti
Fantasia allo stato puro. Questo è il bagaglio assicurato all’imbarco da Franco Brienza ogniqualvolta il ragazzo ischitano di Cantù si apprestava ad un nuovo viaggio, una nuova avventura. E quante ne ha vissute il trequartista nella sua carriera, toccando numerose località in giro per l’Italia. Dopo i timidi inizi con l’Imolese è il Foggia che scommette su di lui: nonostante i Satanelli precipitino dalla Serie B alla C2 nel giro di due anni, Brienza è uno dei pochi a sopravvivere e salvarsi. Si fa notare così bene che nel 2000 è il Palermo a puntare tutto sul suo cartellino. Conquistata la promozione, dopo due anni in rosanero, Brienza si “testa” anche ad Ascoli – ottimamente – e Perugia, esordendo contemporaneamente in Serie A. Dopo aver preso confidenza con la massima serie, il ritorno nella classe regina del Palermo coincide con il rientro alla base del folletto campano. Segna ben dieci gol ed è uno dei migliori della stagione, tant’è che Lippi lo chiama in Nazionale per la tournée azzurra negli Stati Uniti, collezionando due presenze. Dopo un anno e mezzo s’interrompe il rapporto con i siciliani e Brienza veste la maglia della Reggina con cui conferma quanto di buono fatto vedere dall’altra parte dello Stretto. In amaranto aumenta anche la sua media realizzativa e si guadagna, dopo qualche anno, la chiamata del Siena. Dopo un veloce ritorno a Palermo, si gioca le sue ultime chance con Atalanta, Cesena e Bologna, disputando buoni campionati, prima dell’addio al calcio con la maglia del Bari addosso.
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