I centrocampisti che hanno segnato di più dal 1990 ad oggi
23 Settembre 2021
12. Francesco COZZA – 46 reti
Scrivere le pagine più belle della storia recente della Reggina. Lì dove c’è più di un pezzo di cuore. È questo il piccolo, grande capolavoro di Ciccio da Cariati. Il piccolo Francesco è cresciuto con l’Oreste Granillo negli occhi, con il sogno di potersi cimentare contro i più grandi. Ci sa fare, eccome. Tant’è che il Milan lo porta la Nord e lo veste di rossonero. Anno dopo anno, Cozza cresce sempre di più: va alla Reggiana, al Vicenza, alla Lucchese. Nel 1996, a ventidue anni, esordisce in Serie A con il Cagliari e poi lo chiama il Lecce. Dopo un anno e mezzo, il figliol prodigo lì dov’è iniziato tutto. È il gennaio del 1999 e la Reggina sta lottando per conquistare la promozione in Serie A: anche grazie alle sue giocate gli amaranto centrano la loro prima, storica promozione. E con la maglia dei calabresi diventa gran protagonista, con cinque campionati di alto livello. Nel 2004 prova la nuova avventura a Genova, ma si rivela un disastro e neanche il prestito a Siena sembra farlo ritrovare. Bisogna ritornare a Reggio Calabria per riannodare il filo lì dove s’era lasciato. E lì finisce la carriera in Serie A, prima di salutare il carrozzone col pallone che gira vorticosamente, vestendo la maglia della Salernitana.
11. Stefano FIORE – 48 reti
Ecco un altro ragazzo calabrese. Si chiama Stefano Fiore, di professione fa il centrocampista centrale. E il mediano. E l’interno. E il trequartista. All’occorrenza anche il laterale, sia a destra che a sinistra. L’unica certezza è il suo talento cristallino che gli consente di giocare ad altissimo livello, sia con i club che in Nazionale. Cresce nel Cosenza e il Parma lo acquista nell’estate del 1994, scorgendo in lui un futuro campione. Il 13 maggio del 1995 segna il suo primo gol in Serie A ed è un gol da tre punti che giunge contro il Bari. Due prestiti (al Padova e al Chievo Verona) per tornare alla base e mettere in bacheca la sua seconda Coppa UEFA vinta coi Ducali. La seconda, però, da protagonista. Nel 1999 lo chiama l’Udinese e coi friulani cresce ancora di più, conquistando anche la convocazione in Nazionale per gli Europei del 2000: la sua prima rete azzurra è un capolavoro di potenza e balistica contro il Belgio. Il suo cartellino vale tanto oro quanto pesa e nel 2001 ecco la chiamata della Lazio con cui disputa tre ottimi campionati. Dopo l’esperienza di Valencia da dimenticare, rinasce con la Fiorentina nel 2005-06. Purtroppo, però, i Viola non trovano l’accordo con gli spagnoli ed alla fine, Fiore è costretto ad accontentarsi della chiamata del Torino. Cambia aria dopo mezzo campionato per spostarsi in quel di Livorno e disputare, così, il suo ultimo torneo in Serie A, prima del nostalgico ritiro avvenuto vestendo la maglia del “suo” Cosenza.
10. Dejan STANKOVIC – 51 reti
Diventare capitano della Stella Rossa quando non si hanno neanche vent’anni. Già questo può dare una dimensione di come Dejan sia un predestinato. D’altronde, è titolare nel centrocampo della squadra più titolata della Jugoslavia prima e della Serbia poi. Per questo la Lazio deve sborsare ben ventiquattro miliardi per aggiudicarselo. E fa un affare. Perché i capitolini si trovano fra le mani un diamante già pronto per brillare in tutto il suo splendore. Con i biancocelesti fa cose egregie e nel gennaio del 2004 per soli quattro milioni di euro passa all’Inter, di cui diventa uno dei simboli. Non si muove più da Milano e diventa un beniamino della Curva Nord. In maglia nerazzurra vince di tutto e segna con costanza da tutte le posizioni. Anche dalla linea mediana – memorabili le sue reti al Genoa in campionato ed in Champions League contro lo Schalke 04 – con una disarmante naturalezza. C’è anche il suo nome nella rosa dei Nerazzurri che nel 2010 salgono sul tetto d’Europa dopo la finalissima contro il Bayern Monaco al Santiago Bernabeu. I colori dell’Inter gli rimangono nel cuore, per sempre.
9. Domenico MORFEO – 54 reti
Prima di vederlo scendere in campo i suoi tifosi si fanno sempre la stessa domanda: cosa combinerà oggi Mimmo? Con la sua classe cristallina è lecito attendersi di tutto, ma la sua attitudine che spesso lo spinge quasi all’indolenza, alla lunga, è risultata la più grande zavorra durante l’intero arco della sua carriera. Forse avremmo potuto vederlo vincere ben più di quanto gli sia riuscito – uno Scudetto da comprimario con il Milan di Zaccheroni nel 1998-99 insieme al titolo Europeo con l’Under 21 nel 1996 – ma, alla fine, è impossibile non volergli bene. Dal suo sinistro fatato, infatti, son scaturite invenzioni e traiettorie difficili da riprodurre da altro piede umano. E il soprannome di Maradonino non gli vien dato a caso. Cresce nel vivaio dell’Atalanta, seppur sia originario di San Benedetto dei Marsi. Con gli orobici esordisce in Serie A quando ha diciassette anni e timbra per tre volte il cartellino. Nel 1995-96 sfoggia numeri d’alta classe: va in gol per undici volte e tutti gli occhi degli addetti ai lavori sono sul folletto abruzzese. Nella stagione successiva forma un tandem d’attacco formidabile con Inzaghi che diventa re dei marcatori anche grazie ai suoi assist. I tempi per il passaggio in una grande sono maturi ed arriva la chiamata della Fiorentina: viene ingaggiato in qualità di vice-Rui Costa, ma è così performante che convince Malesani a schierarlo in tandem con il talento lusitano. La stagione successiva inizia il suo vorticoso giro di prestiti: va al Milan, al Cagliari, al Verona, torna all’Atalanta e nel 2001-02, finalmente, prova a imporsi nuovamente con la Fiorentina. Dopo un anno nell’Inter di Cuper, l’arrivo al Parma. Lì Morfeo trova pace e con i gialloblù disputa alcuni campionati di alto livello. Vi rimane fino al 2008, passando poi per Brescia e Cremonese, prima di tornare a casa per divertirsi senza pressione nel suo San Benedetto dei Marsi fra i dilettanti. Roba da Morfeo.
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