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I centrocampisti che hanno segnato di più dal 1990 ad oggi

23 Settembre 2021

8. Stefano MAURI – 55 reti

Il Modena lo pesca nel Meda, nel campionato di Serie D. Nessuno, forse neanche Mauri, avrebbe pensato che dopo l’esordio in Serie A con i Canarini l’anno successivo, ci sarebbero state ben altre 330 esibizioni sui campi della massima serie. Un anno in Emilia fra i grandi e un’altra stagione nella categoria regina con la maglia del Brescia, dove non sfigura affatto accanto a un mostro sacro come Roberto Baggio. Sono numeri che convincono l’Udinese ad acquistarlo e con Spalletti in panchina si esalta, trascinando la squadra friulana fino alla qualificazione in Champions League. Tuttavia, la svolta arriva nel gennaio del 2006 con la chiamata della Lazio. Sulla riva biancoceleste del Tevere, Stefano disputa delle ottime stagioni, facendosi ricordare dai suoi tifosi per un gol nel derby. Lì rimane fino al 2016 superando le trecento partite complessive con i capitolini.

7. Clarence SEEDORF – 58 reti

Basterebbe analizzare il suo palmares per riassumere una carriera costellata di successi in ogni parte del mondo. Ha iniziato da giovanissimo a far spazio sulla propria bacheca di casa, vincendo titoli e Champions League con l’Ajax prima di prendere la patente. Fresco del titolo di campione d’Europa, Clarence tenta l’avventura in Serie A con la maglia della Sampdoria. Ed è un vero e proprio spettacolo: il suo innato talento viene messo a disposizione di Sven-Göran Eriksson e con il tecnico svedese si propone come uno dei migliori del suo ruolo in Italia e in Europa. Tant’è che riceve la chiamata del Real Madrid. Tre stagioni e mezzo con alla Casa Blanca e nel gennaio del 2000 viene chiamato da Lippi per dare una quadra alla sua Inter. L’olandese, però, si scontra con un ambiente in pieno subbuglio e che non trova la necessaria pace per ambire allo Scudetto neanche con l’arrivo di Cuper. Lo scambio dell’estate del 2003 fa storcere il muso ai tifosi del Milan, ma con Ancelotti l’olandese si rigenera, tornando agli antichi fasti e, anzi, aumentando anche il suo raggio d’azione. Grazie ai suoi dieci anni in rossonero, arricchisce in maniera incredibile la sua sala dei trofei, aggiungendoci la terza e la quarta Champions League, diventando l’unico ad averla vinta con tre squadre diverse.

6. Andrea PIRLO – 58 reti

Potremmo copiare ed incollare il discorso fatto per Seedorf anche per quel che concerne la carriera di Andrea Pirlo. È stato un predestinato, passato neanche maggiorenne agli onori della gloria grazie al suo sconfinato talento. Poi il passaggio all’Inter di Moratti, in quegli anni un crogiolo di equivoci che ha rischiato di compromettere le carriere di tantissime promesse. La sua fortuna, paradossalmente, è stata quella di non aver avuto la sufficiente fiducia da parte dell’entourage nerazzurro ed esser stato libero di andare in giro per l’Italia: nella Reggina prima e nel Brescia poi, facendo vedere di che pasta fosse fatto il trascinatore dell’Italia Under 21. A riprova della miopia dell’allora società di via Durini, poi, lo scambio operato nell’estate 2001 con i cugini del Milan: Pirlo si veste di rossonero, Brncic va all’Inter. E a Milanello si ritrovano un giocatore che può giocare a tutto campo. Ancelotti, infatti, lo ha visto a Brescia impiegato da Mazzone in posizione più arretrata per consentirgli la coabitazione con Roberto Baggio. Il tecnico di Reggiolo lo posiziona davanti alla difesa e si ritrova con un giocatore unico nel suo genere. Che farà le sue fortune e quelle del suo Milan. Vince così due Champions League, si laurea Campione d’Italia e diventa una delle colonne della Nazionale che vince il Mondiale nel 2006. Poi, nel 2011, ecco il suo passaggio alla Juventus che su di lui fonda il nuovo corso che la vede trionfare in Italia come nessuno mai prima. Vince quattro Scudetti in altrettante stagioni, prima di dare il suo addio alla Vecchia Signora e terminare la carriera dall’altra parte dell’Oceano con il New York Football Club.

5. Diego FUSER – 59 reti

Photo: Eric Cabanis – AFP – Getty Images

In molti hanno provato a contenerlo. Ma era davvero impossibile fermarlo. Cercare di frenare il moto perpetuo di Diego Fuser è stato un proposito tra i suoi avversari che, spesso e volentieri, è rimasto tale. Debutta precocissimo in Serie A: ha appena compiuto diciotto anni quando Radice lo butta nella mischia. E i Granata si accorgono di avere un piccolo campione fra le loro mani. Difatti, dopo la clamorosa retrocessione in B del 1989, convince il Milan di Sacchi a dargli una chance. E sebbene sia spesso costretto a partire dalla panchina, riesce comunque a ritagliarsi un ruolo. Un anno alla Fiorentina per far vedere di che pasta è fatto e nel 1992 accetta la corte della Lazio. Diventa, così, uno dei simboli della squadra capitolina: segna e fa segnare, corre e ripiega. Fuser è un calciatore così completo che per sei stagioni nessuno riesce a toglierlo dall’undici titolare. Passa poi a Parma, con cui vince una Coppa Italia e una Coppa UEFA, prima di tornare sulla sponda giallorossa del Tevere e salutare il calcio dei grandi con il granata