I flop della Roma anni ’90 fanno sempre emozionare
13 Ottobre 2021
La Roma dell’indimenticato Franco Sensi è stata fucina di ottimi prospetti, talenti poi sbocciati e titoli messi in bacheca, su tutti lo Scudetto 2000-01. Ma sotto la sua gestione, soprattutto con Zeman e Carlos Bianchi in panchina, sono sbarcati nella capitale sponda giallorossa nomi assurdi a profusione: semisconosciuti, promesse non mantenute, scommesse rimaste tali e oggetti misteriosi che in Italia non si sono fatti rimpiangere. Ecco una carrellata di nostalgia e tantissime imprecazioni con accento romanesco.
Lampros CHOUTOS
Attaccante greco di belle speranze, Choutos viene acquistato dalla Lupa ancora sedicenne, per completare la maturazione nella Primavera e diventare un perno offensivo in Prima Squadra. Dopo tre misere presenze in serie A, se ne andrà ventenne in direzione Olympiakos, grazie al quale conquisterà anche la Nazionale. Il suo peregrinare lo porterà dalla penisola ellenica nuovamente in Italia, tra Inter, Atalanta e Reggina, ma anche in Spagna al Maiorca. Dopo un ultimo giro nella terra di Omero, conclude una carriera anonima con una retrocessione con il Pescina Valle del Giovenco.
Roberto Luis TROTTA
Fedelissimo del Virrey Carlos Bianchi, con cui aveva vinto tutto quello che c’era da vincere tra il 1993 e il 1995 tra le fila del Velez Sarsfield, Trotta era arrivato alla Roma con le stimmate del difensore argentino roccioso, ruvido, magari falloso, ma estremamente solido e completo. Ecco, la sua parabola italiana fu in realtà velocissima: sceso in campo sei volte in campionato con i giallorossi, poi rispedito in Sudamerica a gennaio. Di lui si ricorda il record di diciassette espulsioni nella Primera Division argentina e poco altro.
Martin DAHLIN
Talismano svedese a USA ’94 (quattro reti in cinque gare), Dahlin non ha lasciato il segno con i giallorossi: acquistato dal Borussia Mönchengladbach, la punta scandinava gioca appena tre incontri con la Roma. In Italia impalpabile, altrove valorizzato. La concorrenza nel club capitolino fu spietata, nel Bel Paese di lui non è rimasta traccia.
Omari TETRADZE
Terzino destro georgiano, Tetradze doveva rinforzare il reparto arretrato romanista, invece è stato il prototipo della meteora calcistica: quindici presenze in due anni, molti infortuni anche gravi e un autogol da antologia contro la Reggiana, forse la cosa tecnicamente più pregevole mostrata in Italia. Per Zeman era eclettico, per la Curva Sud Tre Tazze e per tutti gli altri un pallido ricordo non particolarmente esaltante.
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