Il Gol del Secolo: la classifica dei 10 gol più belli segnati ad un Mondiale secondo la FIFA
30 Giugno 2020
4. Diego Armando MARADONA – Argentina-Belgio 2-0 (Messico ’86) – 9.642 voti
Il mondo ha ancora negli occhi lo show improvvisato dal Pibe de Oro nel quarto di finale con l’Inghilterra. Ma siccome Diego ha ancora voglia di portarsi sulla cima del mondo nella maniera più spettacolare possibile e contro il sorprendente Belgio in occasione della semifinale. El Diez ha appena portato in vantaggio la Albiceleste al cinquantunesimo con un tocco di destro, beffardo, che ha sorpreso Pfaff. Anche contro i Diavoli Rossi si ripete il cliché cosmico messo in atto contro gli albionici. Prima una rete di rapina, poi un capolavoro. Ed è quel che accade dinanzi alla difesa dei giallorossi quando Diego prende palla sulla trequarti e scarta uno dopo l’altro gli avversari, fino a portarsi in area di rigore, defilato sulla sinistra, e pur in equilibrio precario riesce a far partire un tiro di sinistro che va a spegnersi alle spalle di un inerme Pfaff. E la finale di Città del Messico si concretizza.
3. PELÉ – Svezia-Brasile 2-5 (Svezia ’58) – 9.880 voti
Il numero dieci finisce casualmente sulle sue spalle, assegnatogli da un delegato FIFA. Da quel giorno iniziò un’epopea che unisce il sacro al profano, l’essere umano al sovrannaturale. Tutta “colpa” di Edson Arantes do Nascimento, un ragazzo di neanche diciotto anni che sta scrivendo pagine indelebili con la maglia del Santos. I Verdeoro hanno l’obbligo di dimenticare il Maracanaço di otto anni prima e l’onta viene cancellata dai ragazzi di Vicente Feola che si presentano in Svezia in occasione dei Mondiali del 1958. Insieme a Pelé ci sono Gilmar, Djalma Santos, Garrincha e Zagallo, insieme a quel tridente “accentato” con Didì e Vavà, dove Pelé rappresenta l’apice, la punta più affilata di una triade dalla gloria immarcescibile. Al Råsundastadion di Solna si assiste ad uno spettacolo senza eguali. I padroni di casa si affidano a Gren, Liedholm, Hamrin e Skoglund, ma nulla possono contro quel piccolo tornado di Três Corações. Dopo l’iniziale svantaggio, il Brasile ha chiuso il primo tempo sul 2-1 e, quando il cronometro segna il 55’ minuto, Pelé si rende protagonista di un balletto nell’area di rigore svedese che solo gli dei possono tentare di imitare: il numero dieci riceve palla dalla sinistra, anticipa l’intervento di un avversario con uno stop di petto, lascia passare il pallone su un altro marcatore che gli si fa incontro con un’elegantissima palombella per poi depositare la sfera alle spalle di Svensson. Tutti lo abbracciano. Il piccolo Pelé è in lacrime, travolto dalla gioia. E da quel giorno il calcio non fu più lo stesso.
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