Privacy Policy I migliori talenti del 1980, il Rosicky di fine anni '90 era sicuramente da podio, a fine carriera si ritrova ottavo - Pagina 6 di 6

I migliori talenti del 1980, il Rosicky di fine anni ’90 era sicuramente da podio, a fine carriera si ritrova ottavo

5 Ottobre 2021

5. Esteban CAMBIASSO

Centrocampista completo, l’Einstein dello schieramento tattico, bravo ad inserirsi e a contenere. La sua visione di gioco e il carisma ne facevano il fulcro del gioco: Cambiasso è stato l’anima di ogni squadra in cui ha militato, il prolungamento naturale sul campo del mister. Dopo gli inizi con il Real Madrid e l’Independiente, passa all’Inter ventiquattrenne. Il mediano argentino trascorrerà in nerazzurro dieci stagioni memorabili, impreziosite da cinquantuno gol: sinistro educato e colpo di testa notevole. Conclude la carriera con il Leicester e l’Olympiakos. Alle sue spalle oltre 800 incontri, ventidue titoli tra i professionisti e cinquantadue presenze in nazionale maggiore: l’unico cruccio è la mancanza di successi con l’Albiceleste.

4. John TERRY

Prototipo del marcatore britannico di stazza: agonismo da vendere, entrate al limite e stacco di testa imperioso che non guasta mai sui calci d’angolo. JT ha legato il suo nome a doppio filo a quello del Chelsea. Per 717 volte ha indossato la maglietta dei Blues, molte delle quali come capitano, segnando anche sessantasette reti, certo non poche per un difensore centrale. Ha rappresentato anche la nazionale inglese in settantotto occasioni, spesso con la fascia al braccio. Uomo simbolo del Chelsea, con i blu di Londra ha alzato diciotto trofei.

3. Steven GERRARD

Photo: AP Photo – Matt Dunham

Non servono presentazioni per un gigante nella storia dei centrocampisti: uno dei più forti di sempre, che ha unito tanta corsa e grinta britannica, a una qualità e un’efficacia propria dei fuoriclasse. L’attuale tecnico dei Rangers ha donato la vita al Liverpool: 710 presenze, di cui 132 internazionali; i gol nei Reds sono 186. Diciassette stagioni molte delle quali con la fascia al braccio e il numero otto tatuato sulla schiena, cose che gli hanno permesso di vincere undici titoli, su tutti la Coppa Campioni alzata nella folle notte di Istanbul. A questi numeri si aggiungono le due annate ai Los Angeles Galaxy e le 114 apparizioni con la nazionale inglese, anche in questo caso spesso da capitano, condite da ventuno reti. I nei della carriera immensa di Stevie G sono la Premier League, sfiorata ma mai conquistata, e un’affermazione con i Tre Leoni, ma per questa mancanza è senza dubbio in ottima compagnia.

2. XAVI Hernandez

Cosa si può scrivere su di lui che possa delineare la sua grandezza con precisione? Forse solo questo: è considerato tra i registi di centrocampo più forti di ogni epoca. Classe sopraffina, uno dei massimi interpreti del tiki-taka, gran palleggio nello stretto, lanci millimetrici e personalità a tonnellate: per togliergli il pallone bisognava aspettare la fine della partita. Xavi è stato una bandiera del Barcellona e con il club catalano ha vinto tutto: venticinque titoli complessivi, tra i quali risaltano quattro Champions League. Nella nazionale spagnola è stato altrettanto decisivo e insostituibile, riuscendo a mettere in bacheca due Europei e un Mondiale. Palmares incredibile. Per terminare una carriera mostruosa si è accasato all’Al-Sadd, in Qatar, dove ha alzato altri quattro trofei, la cosa che gli è sempre riuscita meglio.

1. RONALDINHO

Il sorriso con i dentoni, l’esultanza imitata da migliaia di giovani in tutto il mondo, l’essenza del joga bonito. Ronaldo de Assis Moreira, detto Gaucho poiché nato a Porto Alegre, passato alla storia semplicemente come Ronaldinho, ha incarnato lo spirito del calciatore brasiliano: umilissime origini, innamoramento a vita per la palla, tanta qualità, schemi e ripiegamenti difensivi sconosciuti. Considerato dagli addetti ai lavori tra i talenti più puri mai visti sul manto erboso, uno dei migliori interpreti nel ruolo di fantasista, nonché uno dei più forti della sua generazione. Se tutto questo non bastasse, sul piatto della bilancia si possono aggiungere il Mondiale 2002, una Confederations Cup e una Coppa America (a diciannove anni) con la Seleção, il Pallone d’Oro alzato nel 2005 e sette titoli tra nazionali e continentali con Barcellona (di cui è stato un’icona assoluta) e Atletico Mineiro. Ha deliziato l’Europa con le sue giocate, gli assist, i no-look, gli elastici, le finte, i colpi di punta, i calci piazzati magistrali e i gol anche con le maglie di Paris Saint Germain, Milan. Nell’arco della sua stupenda parabola calcistica, sempre con il sorriso stampato in volto, Ronaldinho ha collezionato 853 partite, mettendo a referto 328 reti. Un mago che non correva molto, ma che riusciva a fare da fermo quello che gli altri non sapevano fare.

di Lorenzo Andorlini