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I nomi o cognomi dei calciatori italiani nostalgicamente più curiosi di sempre

7 Ottobre 2021

Ildebrando STAFICO

Il giovane Ildebrando gravita per lungo tempo ai margini della prima squadra dell’Inter durante la gestione Trapattoni che lo fa esordire tra i grandi in Coppa Italia. Dopo qualche anno in prestito allo Spezia in Serie C1, racimola diciassette apparizioni tra i cadetti nel 1992-93 durante la fallimentare stagione della Ternana. Trascorre il resto della sua carriera nelle serie minori, annoverando anche due stagioni con il nerazzurro addosso. Quello del Pisa, però.

Ottorino PIOTTI

Avellino-Juventus 1979-80: Ottorino Piotti in uscita sotto gli occhi di Salvatore Di Somma

Un numero uno con i fiocchi. La sua carriera prende il volo dopo l’exploit con il Como nella stagione 1976-77, tant’è che nell’estate viene ingaggiato dall’Avellino con cui conquista la prima, storica promozione in Serie A con i Lupi Irpini. In maglia verde convince i dirigenti del Milan: è il 1980 e i Rossoneri sono costretti alla Serie B dopo la retrocessione d’ufficio per lo scandalo del Totonero. Ottorino raccoglie l’eredità di Albertosi e difende i pali del Diavolo fino al 1984, conquistando due promozioni in Serie A. Vive il periodo più felice della sua carriera con la maglia dell’Atalanta: tiene le fortune della Dea fra le sue mani per sei stagioni – disputando anche la Coppa delle Coppe 1987-88 – per poi chiudere la carriera al Genoa nel 1990-91.

Egidio CALLONI

Milan-Juventus 1975-76: Egidio Calloni contrastato da Luciano Spinosi cerca di superare Dino Zoff mentre sullo sfondo si riconosce Gaetano Scirea

Lo Sciagurato Egidio si meritò questo appellativo forse ingenerosamente. Ma la mole di gol talvolta elementari sbagliati durante la sua carriera, suo malgrado, gli ha fatto guadagnare questa nomea, rendendola un vero e proprio marchio di fabbrica. Eppure Calloni si è levato le sue grandi soddisfazioni, grazie ad un’annata-monstre con il Varese in Serie B che gli fece guadagnare la chiamata del Milan. Proprio in rossonero si guadagnò questo appellativo che inevitabilmente lo condizionò per il resto della carriera, seppur con il Palermo nel 1981 segnò così tanto da convincere il Como a richiamarlo in Serie A nel 1981-82 per la sua ultima stagione tra i “grandi”.

Vittorio PUSCEDDU

Parma-Fiorentina 1996-97: Vittorio Pusceddu cerca di contenere Gianfranco Zola

Il terzino sinistro sardo ha avuto nel suo piede mancino un vero e proprio marchio di fabbrica. Cresciuto nel Cagliari, il Torino lo acquista nel 1985-86 quando ha appena compiuto ventuno anni: segna due reti in cinque uscite con i granata, per poi accumulare presenze nella massima serie con Ascoli e Verona, inframezzate dalle esperienze di Udinese e Genoa. Torna al Sant’Elia nel 1992 per accompagnare i sardi nel periodo più roseo della loro storia recente, per poi chiudere la carriera tra Fiorentina, Empoli e nuovamente Torino.

Stefano IMPALLOMENI

Avellino-Roma 1986-87: Stefano Impallomeni anticipa Alessandro Bertoni

Forse insieme a Marco Macina è stato uno dei più grandi rimpianti delle giovanili italiane nella metà degli anni ’80. La sua carriera, infatti, è terminata celermente così com’è iniziata. A sedici anni debutta nella prima squadra della Roma: Eriksson stravede per lui e dopo un prestito a Cesena, nel 1988 s’infortuna duramente durante un’amichevole con il Milan. Impiega quasi un anno per rimettersi in piedi, ma le cose non vanno come prima: tenta le avventure in Serie B con Pescara prima e Casertana poi, ma decide di ritirarsi ad appena ventisei anni.

Odoacre CHIERICO

Dodo e il suo ciuffo rosso sono e rimarranno per sempre un simbolo immarcescibile degli anni ’80. Seppur nasca a Roma, cresce calcisticamente nell’Inter. Tuttavia, non impiega tanto per tornare nella sua città natia: esordisce in Serie A con i nerazzurri, poi disputa due ottime stagioni in Serie B con il Pisa. Quanto basta per convincere Il Barone, Nils Liedholm, per riportarlo alla casa-base. Con la casacca della Roma vive il periodo d’oro dei giallorossi, con cui vince lo Scudetto e dà il suo cospicuo contributo alla causa. Lascia nel 1985 per sposare il progetto dell’Udinese, prima di disputare i suoi ultimi tre tornei da professionista con Ascoli in Serie A, Barletta in Serie B e Gubbio in Serie C2.

Egidio NOTARISTEFANO

Como-Juventus 1986-87: Egidio Notaristefano e Michel Platini

Il centrocampista era uno dei più fulgidi rappresentanti della nidiata di giovani terribili del Como tirata su da Emiliano Mondonico capace di centrare un incredibile nono posto in classifica insieme a Salvatore Giunta, Giovanni Invernizzi, Stefano Borgonovo e Marco Simone. Dopo una vita con i lariani ed un passaggio a Bologna nel 1990-91 – i felsinei sono qualificati per la Coppa UEFA ma retrocedono in Serie B alla fine della stagione – Notaristefano sbarca a Lecce e con i colori giallorossi rimane fino al 1995, prima della disavventura di Perugia e della chiusura di carriera fra Alessandria, Meda e Pro Lissone.