I nostri 20 portieri sudamericani preferiti (e forse anche più nostalgici)
27 Agosto 2021
5.Claudio TAFFAREL

Giunge a ventisei anni a Milanello con un buon palmares, ma nulla che facesse pensare di trovarsi dinanzi ad uno dei portieri migliori della sua generazione. Sebbene sia vittima – talvolta troppo spesso – di alcune amnesie, Dida ha trovato a Milano il suo Eldorado alzando al cielo un’incredibile quantità di coppe e trofei. Spiccano le due Champions League e i due Mondiali per Club che Nelson può vantare di aver vinto con due squadre: Corinthians e, appunto, Milan.
Può un portiere, fresco di titolo mondiale, ritrovarsi a giocare qualche settimana dopo in un campionato parrocchiale nella periferia reggiana nel ruolo di attaccante? Evidentemente sì, se si guarda alla storia di uno dei più grandi portieri brasiliani dell’epoca moderna. Sulla coppa alzata nel 1994 sotto il cielo di Pasadena c’è ben chiara la sua firma, avendo respinto ben due calci di rigore scagliati verso la sua porta da Baresi e Massaro. È stato il primo portiere straniero ad aver giocato nel campionato di Serie A, quando il Parma lo acquistò nel 1990 in occasione del debutto assoluto del sodalizio gialloblù nella massima serie.
4. GILMAR dos Santos Neves

Due Mondiali vinti da titolare indiscusso, nel 1958 e nel 1962. Riflessi, potenza e spettacolarità. Il tutto, unito al suo grande carisma e a una concretezza con pochi eguali. Due Coppe Libertadores e due Coppe Intercontinentali, entrambe consecutive, vinte con il suo Santos. A far da trait d’union c’è sempre stato il suo inseparabile amico: Edson Arantes do Nascimento. Colui che tutti chiamano Pelé. Impossibile non fare la storia.
3. ROGERIO Mücke CENI

Più di milleduecento partite con lo stesso club: il San Paolo. Ventitré anni ininterrotti con la maglia dei Tricolor e in mezzo ben 129 reti ufficiali. Che ci crediate o no, si parla di un estremo difensore. O meglio, di un simbolo. Specialista come pochi dei calci di punizione, la sua anima brasiliana si è materializzata in diversi aspetti, conferendogli esplosività ed agilità tra i pali, insieme alla tecnica sopraffina del suo destro che ne hanno fatto uno dei giocatori più letali al mondo da calcio piazzato.
2. José Luis CHILAVERT

Ok, siamo all’ennesimo panegirico su Chilavert. Portiere indimenticabile, tecnica sopraffina, calci di rigore e di punizione. Ma guardandosi intorno, ci si accorge che personaggi come lui non esistono più davvero. Ed è per questo che parlarne è sempre un piacere, una scarica di serotonina. Per molti, Chilavert è il Paraguay e nel suo personaggio ci sono tutte le peculiarità del suo popolo: orgoglio, combattività, carisma, poesia. Certo, non era uno scrittore come il suo connazionale Roa Bastos, ma quante emozioni sono scaturite dal suo diabolico sinistro.
1. José René HIGUITA

Difficile se non impossibile riuscire ad inquadrare René Higuita con un unico aggettivo. È davvero stato tutto, El Loco: il bello e il brutto; l’intelligente e lo scellerato; l’esempio e il mascalzone. È stato una vera e propria icona dei nostri tempi, ambasciatore della Colombia nel mondo, insieme al suo amico Valderrama. Non era sufficiente quel cespuglio di ricci per farsi notare in campo: René usciva sovente con la palla al piede, anche quando l’occasione non lo richiedeva, per la disperazione dei propri tecnici (chiedere al commissario tecnico Maturana qualche impressione in merito durante l’ottavo di finale di Napoli contro il Camerun). Tuttavia, è impossibile non amarlo per quella Parata dello Scorpione eseguita nel tempio di Wembley davanti a milioni di telespettatori. Nel tempio del calcio. Vabeh, roba da Higuita.
di Nando Di Giovanni

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