Privacy Policy I terzini sinistri dell’Inter dopo Roberto Carlos sono la cosa più bella che vedrete oggi

I terzini sinistri dell’Inter dopo Roberto Carlos sono la cosa più bella che vedrete oggi

31 Ottobre 2021

Visto che oggi è Halloween, riteniamo sia d’uopo parlare di maledizioni. È anche il compleanno di Grigoris Georgatos. E sebbene le due cose non paiano essere collegate, ci permettiamo di tracciare il nostro trait d’union com’è tradizione su questi lidi.

Ogni club che si definisce tale è soggetto alle ineluttabili dinamiche del destino e, fra le pieghe della storia, è molto facile individuare come ognuno di essi abbia la sua peculiare, personale iattura. Nella fattispecie in esame, per quel che concerne la nostra materia odierna, vogliamo concentrarci sulle “condanne cosmiche” che hanno colpito una squadra ben distinta, particolarmente incline in passato alle scelte fantasiose, esotiche, inspiegabili, talvolta masochistiche: l’Internazionale Football Club e la sua incredibile epopea dei terzini sinistri.

Domenicale materia di anatemi, molti dei nostri protagonisti hanno dovuto sobbarcarsi l’insopportabile fardello di non far rimpiangere illustri colleghi come il teutonico Brehme o il carioca Roberto Carlos. Un compito al quale non tutti hanno saputo ovviare con sufficienti risultati. Se i cugini pare abbiano trovato una cura alla ricerca di un degno erede della maglia numero 9 vestita da Filippo Inzaghi dopo anni di esperimenti falliti, la Beneamata ha visto ricoprire quel ruolo negli anni da molteplici interpreti.

Proprio per questo, oggi vogliamo ricordare la pressoché totalità dei cursori di fascia sinistra che negli anni sono stati chiamati “alle armi”. Limitiamo la nostra rassegna ai calciatori che hanno appeso gli scarpini al chiodo, escludendo un monumento come Javier Zanetti che – spesso e volentieri – è stato chiamato a ricoprire quel ruolo dagli allenatori che si sono succeduti in panchina per “tappare” quel buco sulla fascia mancina. Pupi non ce ne vorrà.

Ecco, dunque, la lista dei terzini frutto di un’attenta ed accurata selezione. Ne abbiamo contati venticinque, alternatisi negli ultimi trent’anni. Ai pochi calciatori all’altezza, fanno da contraltare alcuni proverbiali “fenomeni parastatali”, le cui “gesta” restano ancora ben vivide nelle memorie dei supporter nerazzurri. Eh, Vratislav?

Rigorosamente in ordine alfabetico, iniziamo!

Jérèmie BRECHET

La disarmante semplicità con cui lo supera Francesco Tavano in occasione della prima e unica vittoria dell’Empoli nel San Siro nerazzurro è racchiusa tutta nel suo sguardo misto fra disperazione e consapevolezza di aver combinato una frittata, tramutata poi in gol da Tommaso Rocchi. Il ricordo sulla fascia sinistra di Jérèmie Brechet è tutto qui. Il francese venne acquistato durante l’ultimo giorno di calciomercato del 2003-04 dall’Olympique Lione per cinque milioni di euro. Quattordici deludenti presenze complessive, di cui nove in campionato, per dar la certezza alla dirigenza meneghina di aver preso un gran bel granchio a peso d’oro.

Felice CENTOFANTI

L’estroso terzino sinistro viene prelevato nell’estate del 1995 dopo i buoni campionati disputati con l’Ancona tra la Serie A e la cadetteria. L’abruzzese si è messo in mostra per la sua caparbietà e la capacità di andare al tiro. Qualità che, però, non sono state apprezzate appieno da mister Bianchi. Centofanti, infatti, riesce a mettersi in mostra al pubblico di San Siro – con il mitico numero 9 sulle spalle – in rare occasioni. A farlo esordire è mister Suarez nel 4-0 rifilato al Torino, mentre Hodgson lo fa partire da titolare solo quando manca all’appello Pistone. Segna un meraviglioso gol alla Fiorentina dalla lunga distanza che, però, vede la vittoria della Viola al novantesimo. Terminato il campionato, viene ceduto al Genoa in Serie B.

CESAR Aparecido Rodrigues

La Lazio lo pesca nel São Caetano nel 2001 e, fra lo stupore generale, si ritrova fra le mani un giocatore in grado di ricoprire il ruolo di terzino sinistro, così come quello di cursore di fascia. La sua crescita, inizialmente incerta, diventa esplosiva dopo l’avvicendamento sulla panchina capitolina fra Zaccheroni e Mancini all’alba del torneo 2002-03. Con l’attuale commissario tecnico della Nazionale, infatti, Cesar avanza il suo raggio d’azione e anche i gol arrivano con maggior regolarità. Quando Mancio si ritrova a guidare l’Inter, chiede e ottiene il suo acquisto nel gennaio 2006. Sebbene venga impiegato sia come terzino che cursore, Cesar viene subito ceduto in prestito fra Corinthians e Livorno, prima di disputare nel 2007-08 la sua ultima stagione in nerazzurro.

Francesco COCO

Dopo il travolgente debutto nel calcio dei grandi, vissuto fra Milan e Vicenza, il rendimento del terzino sinistro siciliano cala nettamente in poco tempo, tanto da finire ai margini del progetto rossonero. Il Diavolo lo manda in prestito al Barcellona e al suo rientro, nell’estate del 2002, fresco di partecipazione alla spedizione mondiale in Giappone e Corea del Sud, finisce per vestire la maglia dei cugini nell’ambito di uno scambio che porta Seedorf a fare il percorso contrario. In nerazzurro non riesce mai a convincere ed anche con la Beneamata il suo apporto alla causa interista è spesso sotto la sufficienza. Non serve il prestito di Livorno per farlo tornare all’antico splendore e, anzi, dopo tre partite con il Torino, dice basta a soli trent’anni.

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