Il paradosso di Caprari
3 Febbraio 2022
Una stagione da otto in pagella, se non di più, proprio come le reti messe a segno sin qui in campionato. Premiato dall’Associazione Italiana Calciatori, come il migliore del mese di gennaio, un arrivo last-minute per sostituire colui che aveva trascinato l’Hellas Verona nelle due stagioni precedenti, ossia Matteo Zaccagni accasatosi alla Lazio.
Inutile nasconderlo, attorno alla figura di Gianluca Caprari, giunto in gialloblù dalla Sampdoria con prestito ed obbligo di riscatto fissato a cinque milioni di euro, vi era parecchio scetticismo. Sì, le qualità mai gli sono mancate, l’estro ha sempre fatto parte del suo essere: sterzate improvvise, giocate talvolta illuminanti, qualche gol (mai tanti), ottima tecnica di base, ma la sensazione diffusa – fino a poco tempo fa – è stata quella di un calciatore che arrivasse sempre a trenta, senza fare mai trentuno.
E invece, quest’anno, la svolta inattesa. Dopo l’arrivo di Tudor sulla panchina dei veronesi, Gianluca Caprari sembra avere innestato la quinta, facendosi apprezzare sia nelle vesti di uomo-assist che di finalizzatore: insieme al Cholito Simeone, il talento cresciuto nel vivaio della Roma ha composto un tandem d’attacco di primo pelo che consente agli scaligeri di vantare (ad oggi) il quinto miglior attacco della Serie A – insieme al Napoli – con quarantatré reti.
Nelle ventuno partite sinora disputate, Caprari ha contribuito alla realizzazione di tredici gol: otto portano la sua firma, mentre in cinque occasioni ha servito il pallone vincente. Numeri che testimoniano del suo ottimo stato di forma. Non sufficienti, però, per rientrare nella lista dei trentatré convocati di Roberto Mancini, durante lo stage svoltosi a Coverciano la settimana scorsa.
Vi erano un po’ tutti gli attaccanti italiani (ad eccezione dell’infortunato Belotti), vi erano i “vecchi” come Immobile, i giovani in rampa di lancio quali Scamacca e Raspadori (con quest’ultimo già presente nella spedizione vincente dell’Europeo), c’era addirittura Mario Balotelli, tornato a vestire l’azzurro dopo le sue ultime e poco esaltanti esperienze con Brescia e Monza ed ora “rivitalizzato” dalla cura di Vincenzo Montella in Turchia.
Insomma, c’erano un po’ tutti. Tranne lui che sta facendo sognare il popolo scaligero. Ad onor del vero, bisogna sottolineare come il Mancio lo monitori da tempo: già nel 2018 lo convocò in prima squadra, ma un infortunio lo tolse di mezzo, impedendogli così di indossare quell’azzurro vestito solo un paio di volte in Under 20.
Ha toccato il suo apice realizzativo in A nel 2016-17, quando realizzò nove reti con il Pescara, appena una in più delle otto sin qui confezionate. Gliene basteranno poche per scriverne il record personale e chissà che, da qui a marzo, non si possa garantire un posto fra gli Azzurri chiamati a superare i play-off per portarci al prossimo Mondiale.
di Andrea Melli
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