Il parco attaccanti del Milan 1992/93 è il più forte di sempre?
5 Novembre 2021
Negli Stati Uniti d’America molti allenatori sostengono che: «Gli attacchi riempiono gli stadi, ma sono le difese che vincono le partite». Una frase in antitesi con la cultura yankee sullo sport, dove i risultati con punteggi elevati sono quelli più apprezzati, motivo per cui il Soccer non ha fatto breccia nel cuore degli appassionati a stelle e strisce.
Tuttavia nel calcio gli attaccanti la differenza la fanno sentire, eccome! Oggi, infatti, vogliamo raccontarvi di uno dei reparti offensivi più titolati, “pesanti” e meglio assortiti nella storia di questo gioco. A detta di qualcuno addirittura il più forte di tutti i tempi: quello del Milan 1992-93. I Rossoneri sono la squadra simbolo tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, in grado di imporsi due volte consecutive nella Coppa dei Campioni e creatori di un nuovo ed esaltante stile di gioco offensivo, mosso dalla geniale mente di Arrigo Sacchi, che aveva attratto su di sé l’ammirazione da parte di tutta l’Europa calcistica.

Tuttavia la Gara dei Fari Spenti estromise il Diavolo dalle competizioni europee per un anno, rimandando le ambizioni continentali milaniste di dodici mesi, con il ritorno nell’ambita Champions League nel 1992-93. Ai nastri di partenza di quella stagione il leggendario duo Silvio Berlusconi – Adriano Galliani mise sul piatto una compagine stellare, con grandissimi acquisti soprattutto nel reparto avanzato con l’arrivo in rossonero di due degli spauracchi milanisti in quegli anni: Dejan Savicevic, fermato solo dalla nebbia di Belgrado nel 1989, e Jean-Pierre Papin, che estromise il Milan nel 1991, anno in cui vinse anche il Pallone d’Oro, nella partita che vide il noto malfunzionamento dei fari del Vélodrome. Inoltre in quella stagione sportiva il Diavolo tesserò per la cifra record di diciotto miliardi di lire Gianluigi Lentini, ala offensiva del Torino che scatenò diverse polemiche da parte dei tifosi granata, che contestarono la dirigenza del Toro e il calciatore, ritenuto un mercenario.
Questi grandi campioni si aggiunsero al già ricco parco attaccanti a disposizione di Fabio Capello, dove spiccano soprattutto i due grandi olandesi, Ruud Gullit e Marco Van Basten, oltre ad Aldo Serena, Marco Simone e Daniele Massaro. Con una squadra così a Milanello c’è un solo e grande imperativo: vincere. E infatti ai nastri di partenza della stagione il Diavolo appare come il grande favorito a trionfare in tutte le competizioni, soprattutto deve tornare a dominare in Europa dopo l’anno di esclusione forzata e lo scudetto dei record vinto nella stagione precedente.

Nel girone di andata di Serie A il ruolino di marcia è impressionante: vittorie in goleada e un attacco così spumeggiante. Viste le premesse, non poteva essere altrimenti. E invece, dopo l’infortunio del Cigno di Utrecht, durante il girone di ritorno maturano ben undici pareggi in diciassette incontri, compreso quello sul campo del Brescia che ne sancì l’aritmetico Scudetto.
La stagione, però, si macchiò di un episodio imprevisto in Champions League: i Rossoneri, infatti, furono battuti in finale dal meno quotato Olympique Marsiglia dopo un ruolino di marcia che recitava dieci vittorie in altrettante gare e ventitré reti realizzate contro una sola subita. Una sconfitta che mise la parola fine al rapporto tra Gullit e Capello, già pesantemente incrinatosi nel corso della stagione, ed esploso al termine dell’atto finale della più prestigiosa competizione per club del Vecchio Continente.
In occasione del compleanno di Jean-Pierre Papin abbiamo deciso di passare in rassegna il reparto offensivo del Milan 1992-93 e vi sfidiamo a trovare un attacco più forte e completo.
Zvonimir BOBAN

Di lui si accorsero i dirigenti rossoneri nell’estate del 1991 quando, neanche ventiduenne, vestiva la fascia di capitano della Dinamo Zagabria. Un indicatore inequivocabile circa le sue doti carismatiche di leadership. Dopo il suo acquisto e l’anno di adattamento ai regimi imposti dal campionato di Serie A in quel di Bari – accanto a Platt ed al connazionale Jarni – nel 1992 veste i colori rossoneri. Mister Capello lo alterna all’ex connazionale Dejan Savicevic, sicuramente più talentuoso ma più discontinuo. È un gioco di equilibri, condizionato dalle regole che limitano l’impiego di calciatori stranieri, ma man mano che si allargano le maglie e le norme sono più permissive, Boban si conquista il suo posto da titolare e non lo lascia più. Qualche infortunio di troppo ne limita l’impiego, ma quando è sul prato di San Siro, i tifosi del Diavolo si leccano letteralmente i baffi
Ruud GULLIT

I tifosi rossoneri non lo dimenticheranno mai, anche per la sua doppietta che riportò la Coppa dalle Grandi Orecchie alla corte del Diavolo dopo vent’anni di attesa. Complice la legge federale che impediva l’utilizzo contemporaneo di più di tre stranieri contemporaneamente, Gullit vide abbassare il numero dei gettoni in campo, dove spesso veniva schierato esterno offensivo – ruolo che ha alternato a quello di seconda punta – senza mai far mancare il suo contributo in zona gol, dove troverà sette reti in campionato e ben quattro in Coppa Italia, senza mai trovare il bersaglio grosso in Champions League, dove troverà solo quattro gettoni in campo. Il gol più importante di quella stagione arrivò nel derby di ritorno, rete che fissò la gara sul pareggio, spegnendo di fatto i sogni di rimonta della Beneamata.
Gianluigi LENTINI

Acquisto discusso e contestato, in campo è imprescindibile nello scacchiere tattico di Capello, che non se ne priverà mai, schierandolo con continuità. La presentazione al suo nuovo pubblico è da applausi, con una spettacolare rete in rovesciata nella vibrante vittoria a Pescara per 4-5, oltre che due splendide doppiette contro Napoli e Fiorentina. Segnerà una rete in Coppa Italia, al Cagliari, ma nessuna in Champions League in quella stagione. Dopo una carriera meravigliosa con il Torino, al Milan non riuscirà ad esprimersi al livello delle aspettative, ma chiude comunque la sua prima stagione in rossonero con uno Scudetto e una Supercoppa italiana. Mica male, no?
Daniele MASSARO

Provvidenza non si lasciò intimorire dalla concorrenza in attacco, resa ancor più spietata dall’arrivo di Papin, rispondendo con l’unica moneta che conosce: il gol. Stagione che lo vide subito decisivo, con il gol vittoria in Supercoppa Italiana contro il Parma. In campionato i gol saranno cinque, compresa la doppietta contro la Fiorentina, ma il gol decisivo nel secondo girone di Champions League al Göteborg sarà importante per l’approdo in finale, dove tuttavia mancherà la rete in un paio di occasioni con errori non degni del suo prestigiosissimo curriculum.
Jean-Pierre PAPIN

I fasti rossoneri sono altalenanti sul piano del gioco, ma il suo apporto in zona gol non mancherà mai, soprattutto nella prima stagione dove troverà ben venti reti in tutte le competizioni, non tradendo la sua fama di calciatore bello ed efficace. Tra gennaio e febbraio del 1993 Papin trova un filotto importanti di reti: 8 tra campionato e Coppa Italia, compresa la doppietta all’Inter nella coppa nazionale. In Champions League i centri saranno tre, compreso il gol all’esordio contro l’Olimpia Lubiana.
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