Il primo scudetto del Napoli: tutti i protagonisti dell’impresa
15 Marzo 2021
Moreno FERRARIO
Quando Napoli si tinge con il Tricolore, Moreno è uno dei decani che guidano la difesa del Napoli. Insieme a Bruscolotti costituisce la spina dorsale del reparto arretrato da quasi dieci anni ed ha accumulato circa trecento presenze in campionato. È infallibile dal dischetto, tanto da vestire per diversi anni i panni del primo rigorista, ma in quell’anno indimenticabile e storico riesce in un’impresa altrettanto mirabile, segnando il suo unico gol su azione in occasione del match contro la Juventus. Resterà ancora un anno in riva al Golfo. Il tempo di esordire in Coppa dei Campioni contro il Real Madrid.
Massimo FILARDI
È nato a Salerno, ma il Napoli lo pesca a Varese ed il tecnico Bianchi lo schiera immediatamente nel ruolo di terzino sinistro, formando con Ferrara la coppia di incursori di fascia più giovane di tutto il massimo campionato. Così come accaduto a Carannante, anche Filardi viene colpito da un durissimo infortunio che ne arresta la crescita sul più bello. Non riuscirà mai a riprendersi definitivamente, tanto da ritirarsi quando ha appena ventisei anni.
Raimondo MARINO
Cresce nel Napoli e già a diciotto anni veste la gloriosa maglia azzurra. Gravita sempre nell’orbita dei titolari e, dopo un’esperienza al Catanzaro, ritorna al San Paolo con l’obiettivo di convincere Ottavio Bianchi a ritenerlo degno dei titolari. Tuttavia, i nuovi arrivi lo emarginano sempre di più dal progetto e nell’autunno del 1986, Marino viene ceduto in Serie B alla Lazio, con la quale conquisterà la celeberrima salvezza del -9. Fa in tempo ad iscrivere il suo nome nella rosa degli scudettati grazie ai quattro gettoni messi insieme durante la prima parte del campionato.
Alessandro RENICA
Non era raro vederlo in area di rigore durante un calcio d’angolo o vederlo scoccare dei veri e propri siluri da lunghissima distanza. Renica era un difensore con il vizio del gol, un corazziere con piedi raffinati, se confrontati con i parametri dell’epoca. Qualità che convinsero Italo Allodi a prelevarlo dalla Sampdoria per schierarlo al centro della difesa, lì dove il suo ex tecnico in blucerchiato, Eugenio Bersellini, gli preferiva Luca Pellegrini. Quando al ragazzo, figlio di immigrati in Francia, si spalancano le porte del San Paolo, la sua carriera prende una piega ancor più prestigiosa. Con la maglia del Napoli vince addirittura due Scudetti e una sua rete consegna nelle mani di Maradona & Co. la Coppa Italia nella stagione della Doppietta.
Giuseppe VOLPECINA
Il suo profilo rappresenta l’identikit del più classico dei cosiddetti “portatori d’acqua”. Volpecina risponde sempre presente alle chiamate, anche se spesso parte dalla panchina. Il Napoli lo acquista nel 1979, ma trascorre ben sei anni lontani dalla Campania per convincere i suoi dirigenti a richiamarlo alla base. Diventa un perno fondamentale del Palermo dei primi anni ’80 e, mentre Maradona sbarca dall’aeroporto di Capodichino, Giuseppe pone la firma sul contratto che lo lega al Pisa di Anconetani. In Toscana si rivela come uno dei migliori della squadra e, grazie alle sue corse, i nerazzurri risalgono velocemente in Serie A. Dopo un anno all’ombra della Torre, finalmente Volpecina può vestire la casacca azzurra. Nell’unico anno mette insieme venticinque gettoni e segna due reti, fra cui la rete del definitivo 1-3 con il quale il Napoli sbanca il Comunale contro la Juventus.
Salvatore BAGNI
Forse il più olandese degli italiani. Bagni è l’antesignano in pectore e precursore nell’interpretazione del ruolo di regista arretrato. In ossequio al concetto di calcio totale così caro agli Oranje. Ha un passato da ala destra, ma nel 1982 l’allenatore dell’Inter, Rino Marchesi, lo riconverte al ruolo di centromediano. Ed in poco tempo diventa uno dei centrocampisti più apprezzati al mondo. L’anno dopo, tuttavia, viene ceduto a causa di una furiosa lite con il presidente Pellegrini. Nel frattempo, sulla panchina del Napoli è arrivato proprio Marchesi ed il tecnico suggerisce l’ingaggio di Bagni per garantire qualità e quantità alle spalle di Maradona. All’ombra del Vesuvio, Bagni rinasce e assume il dominio del centrocampo, diventandone il fulcro ed il vero e proprio leader della mediana. Rimarrà a Napoli fino al 1988, quando le vicende all’interno dello spogliatoio portano all’incredibile harakiri che lascerà il Tricolore nelle mani del Milan.
Luigi CAFFARELLI
Nell’anno che nessun partenopeo scorderà, Caffarelli verrà ricordato come l’uomo giusto al posto giusto. Mette a segno tre reti in ventuno presenze. E non sono mai banali: prima traccia il percorso verso la vittoria nella difficile trasferta a Genova contro la Sampdoria segnando il gol del primo vantaggio, poi mette a segno addirittura una doppietta nella sfida prenatalizia contro il Como vinta per 2-1. Poi per lui una lunga serie di corse e comparsate che, comunque, gli consentono di vincere lo Scudetto con addosso i colori della propria città. Lascia il Napoli dopo aver superato il traguardo delle cento presenze in campionato.
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