Privacy Policy Il record dell'Ancona 2003-04: aveva 48 giocatori in rosa, ve li ricordate tutti?

Il record dell’Ancona 2003-04: aveva 48 giocatori in rosa, ve li ricordate tutti?

10 Aprile 2022

Questa è la maxi-storia di una delle più incredibili, indecifrabili, assurde avventure che il Terzo Millennio ci abbia lasciato in eredità. Fatta di sogni infanti, illusioni a occhi aperti, fallimenti (sportivi e non), arresti, rapine e redenzioni. Ci sarebbero tutti gli ingredienti per un romanzo niente male e invece ci accontentiamo del poemetto – con un che di epico – a firma Ermanno Pieroni che, come spesso accade nel rutilante mondo del pallone, ci riserva un finale tragicomico.

Cinquantacinque sono i tesserati dall’Ancona Calcio, quarantasei quelli scesi in campo. Tredici i punti conquistati sul campo. Il deus ex machina di tutto ciò è proprio l’imprenditore jesino un personaggio che ha fatto – e fatto fare – un gran parlare di sé. Sempre a cavallo tra la realtà e la farsa, il suo tumultuoso passato lo ha portato a rivestire i ruoli più disparati nel mondo del calcio: arbitro, talent-scout, direttore sportivo, financo presidente.

È stato uno degli uomini di fiducia di Luciano Gaucci durante la sua epopea e con l’ex patron del Perugia condivide un modus operandi particolarmente “latino”: sono celebri le sue sfuriate e i suoi battibecchi con giocatori, colleghi, giornalisti o chicchessia. O lo si odia o lo si ama. Ha portato sui grandi palcoscenici elementi come Luca Marchegiani o Hidetoshi Nakata. Nel mezzo, però, vi sono mille peripezie: la sua Odissea tutta anconitana del 2003-04 lo porta dritto a quel fallimento – scongiurato qualche anno prima da un suo intervento – che cancella i Dorici dal panorama professionistico italiano.

Per il loro canto del cigno, Pieroni e l’Ancona hanno fatto le cose in grande. Anzi, in grandissimo. Rivoluzionando la rosa da cima a fondo durante il calciomercato invernale, portando allo Stadio del Conero letteralmente una caterva di giocatori. Qualcuno cerca minuti da accumulare in Serie A. Molti sono al crepuscolo di una gloriosa carriera. Quale migliore occasione, dunque, di disputare un’annata nella categoria regina, in una provincia tranquilla, vivendo in una città meravigliosa, baciata dall’Adriatico color smeraldo e protetta dai lussureggianti boschi che verdeggiano sul Conero?

Nulla di più errato. Il folle caravanserraglio marchigiano ha messo in scena trentaquattro spettacoli, sublimati in una tragedia sportiva dai contorni, talvolta, comici. La prima vittoria, infatti, arriva nel mese di aprile dopo ventuno sconfitte in ventisette partite. Un primato negativo difficile da battere. Con l’auspicio di rivedere i marchigiani laddove compete loro, questo è il nostro regalo a voi: l’intera rosa dell’Ancona, edizione 2003-04. Procuratevi tè e biscottini. I nostri eroi sono davvero tanti.

1. Alessio SCARPI

Dopo le avventure con Reggina e Cagliari, l’estremo difensore di Jesolo è giunto all’Ancona durante l’estate del 2002, restando fra i pali dei marchigiani durante l’annata che ha portato alla promozione in Serie A con Luigi Simoni in panchina. Dopo aver passato la prima metà della stagione come titolare inamovibile, Scarpi viene coinvolto nella profonda operazione di maquillage che rivoluziona i Dorici e passa al Genoa, tra i cadetti, nel gennaio del 2004. Lascia dopo sessantaquattro presenze complessive.

1. Magnus HEDMAN

Una carriera divisa tra AIK Solna e Coventry City, poi l’approdo al Celtic Glasgow dove fa principalmente da dodicesimo a Robert Douglas. Accetta, quindi, di buon grado l’opportunità di mettersi in gioco nel massimo campionato italiano, ma riesce a disputare soltanto tre partite dal mese di gennaio in poi. Mister Galeone, chiamato alla guida dei biancorossi dopo gli esoneri di Menichini e Sonetti, gli preferisce Marcon. A fine stagione, il numero uno della Svezia lascia per tornare in Scozia.

2. Drazen BOLIC

Il serbo sbarca in Italia nel 1998 per mano della Salernitana. Trascorre tre stagioni all’Arechi per poi accettare la chiamata dei marchigiani. Bolic diventa uno dei perni della retroguardia dorica che conquista la promozione in Serie A, per poi dover vestire il ruolo di rincalzo durante la catastrofica annata nella massima categoria. Racimola sedici presenze, prima di esser ceduto al Vicenza e terminare la sua carriera in quel di Lanciano, dove giocherà fino alla soglia dei quarant’anni.

3. Fabio BILICA Alves da Silva

Sono ormai lontani i titoli di giornale che lo avevano visto protagonista dell’incredibile calcio di rigore respinto a Shevchenko con la maglia del Venezia. Il centrale brasiliano, infatti, dopo l’esperienza in Laguna, passò ai marchigiani dopo aver fallito le due esperienze con Palermo e Brescia. Esordisce rimediando un cartellino rosso dopo ripetute scaramucce con Paolo Maldini e chiude la stagione con la parziale consolazione di aver segnato il suo unico gol in Serie A nel match contro il Modena.

4. Daniel ANDERSSON

È uno degli elementi della rosa più impiegato dai tecnici durante l’anno, riuscendo ad accumulare venticinque presenze e una rete – quella del momentaneo 2-2 contro la Lazio all’Olimpico che, poi, terminerà con il successo dei capitolini per 4-2 – insieme, però, a tante delusioni. È la sua ultima stagione in Italia: dopo il periodo d’oro con il Bari e il passaggio a vuoto al Venezia, viene trasferito al Palermo durante il passaggio in blocco della proprietà di Maurizio Zamparini, ma non veste mai il rosanero. Una stagione al Chievo Verona in prestito e il definitivo ritorno in patria dopo Ancona per tornare al Malmö.

5. Stefano LOMBARDI

Il difensore, probabilmente, è uno dei giocatori più sfortunati che si ricordino negli ultimi trent’anni. Dopo le soddisfazioni a profusione raccolte nelle giovanili del Milan e le prime esperienze da professionista con il Treviso e il Bologna, la sua ascesa è stata puntualmente frenata da gravi infortuni. Infatti, arriva all’Ancona quando il suo cartellino è di proprietà dell’Inter. Con i Dorici riesce a mettere insieme diciassette presenze in due campionati, per poi trasferirsi al Catania.

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